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Abusivismo, business da capogiro: 22 miliardi in nero

Ventidue miliardi di euro: a tanto ammonta il fatturato generato dall’abusivismo nel commercio e nel turismo, secondo Confesercenti. Una cifra che corrisponde a un danno erariale di 11,5 miliardi di euro in mancato gettito fiscale e contributivo. «Il nostro turismo è una grande industria, vale tanto, ma può valere molto di più», ha sottolineato il presidente dell’associazione, Patrizia De Luise, nel corso dell’assemblea, aggiungendo che è necessario intervenire contro chi non rispetta le regole.

Se le attività abusive fossero azzerate, sempre per Confesercenti, l’Erario recupererebbe abbastanza entrate per finanziare un cospicuo taglio dell’Irpef. Ci guadagnerebbe anche l’occupazione: la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi.

Guardando in particolare al turismo, De Luise ha spiegato che «il fenomeno dell’abusivismo sta assumendo, nel settore, dimensioni enormi. Negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente sulla spinta dei servizi di disintermediazione digitale e a causa della carenza di controlli».

«Nel 2016 oltre 225 milioni di presenze sono state assorbite da strutture al di fuori della ricettività ufficiale, più della metà delle presenze ufficiali registrate dall’Istat (397,8 milioni). Spesso le sistemazioni abusive sono case vacanze-pollaio, affitti in nero e simili – ha aggiunto il presidente – L’uso di immobili senza titoli abitativi ma utilizzati con la formula di locazioni brevi è ormai una costante ingovernabile su tutto il territorio nazionale».

«La deregulation legata alla sharing economy – ha concluso – sta causando disparità e disvalore nell’ospitalità italiana. Bisogna intraprendere un percorso che, tenendo conto del sacrosanto diritto di riuso degli immobili e possibile rendita turistica, possa adeguarsi a standard obbligatori e qualitativi univoci in tutta Italia».

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