Hacker in azione, durante il weekend, in tre nevralgici aeroporti europei, Londra Heathrow, Bruxelles e Berlino. L’attacco informatico ha preso di mira i sistemi di check-in, interrompendo le operazioni di imbarco e provocando ritardi e cancellazioni di oltre 220 voli, con disagi per migliaia di passeggeri.
Sebbene le società di gestione dei tre scali si siano affrettate a precisare che si è trattato di un “cyberattacco limitato“, le ripercussioni hanno comunque interessato i cieli europei. Anche all’aeroporto di Fiumicino si sono verificati ritardi, ma tutti contenuti entro le due ore.
Nel dettaglio, il cyber-attack ha fatto andare in tilt il software Muse della Collins Aerospace, un colosso americano nel campo dell’aviazione e difesa, con 80mila dipendenti, che fornisce diverse compagnie aeree in tantissimi aeroporti di tutto il mondo.
A essere preso di mira il programma che consente a diverse compagnie di utilizzare gli stessi banchi del check-in e gate d’imbarco in un aeroporto. In una laconica nota diffusa poche ore l’attacco, l’azienda americana ha comunicato: “Siamo venuti a conoscenza di un’interruzione informatica del nostro software in alcuni aeroporti. L’impatto è limitato al check-in elettronico dei clienti e alla consegna bagagli e può essere mitigato con operazioni di check-in manuali”.
Operazioni manuali che, trattandosi di un giorno festivo, hanno rallentato comunque tutte le procedure, provocando lunghissime code, con centinaia di passeggeri rimasti a terra.
Ecco in sintesi la cronaca: gli hacker sono entrati in azione nella notte tra venerdì e sabato: il primo allarme è stato lanciato dall’aeroporto di Bruxelles, lo scalo che ha poi sofferto i peggiori disagi. Tra sabato e domenica, il sito dell’aeroporto della capitale belga ha reso noto l’attacco informatico esortando i passeggeri ad informarsi sullo stato del proprio volo prima di arrivare allo scalo per non ingolfare ulteriormente i terminal già affollati.
A seguire Londra Heathrow, che si è limitato a parlare di “problemi tecnici” al sistema fornito dalla società americana. Successivamente anche l’aeroporto di Berlino ha comunicato disagi dovuti al mancato funzionamento regolare delle procedure d’imbarco.
Sui social si sono scatenate, come al solito, le ipotesi sugli autori dell’attacco, ventilando la presenza di pirati informatici sponsorizzati dal Cremlino. Tuttavia, come fanno notare alcuni esperti alla Bbc, tutti i principali attacchi informatici degli ultimi anni sono stati in realtà perpetrati da bande criminali, soprattutto interessate a estorcere denaro alle loro vittime.
Tanto più che a subire l’azione di un pirata informatico è stato anche l’aeroporto di San Pietroburgo, il secondo più grande della Russia per traffico passeggeri.
E’ ancora troppo presto per sapere chi si nasconde dietro all’attacco, ma le principali agenzie di stampa internazionali riportano una circostanza che potrebbe non essere marginale: la scorsa settimana, infatti, la Collins si è aggiudicata un importante contratto da parte della Nato per la fornitura del suo software di pianificazione e gestione della guerra elettronica (Ewpbm), progettato per aiutare l’Alleanza a pianificare, coordinare e gestire le operazioni che coinvolgono radar, comunicazioni e altri sistemi elettronici.
La Cirium, società specializzata nelle analisi dell’aviazione commerciale, ha subito monitorato la situazione rilevando che l’attacco hacker ha provocato ritardi superiori alle due ore solo nel 14% dei voli programmati nei tre aeroporti maggiormente coinvolti e al di sotto delle due ore il 60% dei voli. Soltanto 20 voli sono stati cancellati.
Saranno comunque le indagini immediatamente avviate, in Belgio, nel Regno Unito e in Germania, a stabilire se esista o meno un nesso tra l’attacco informatico in questi scali europei e la commessa plurimilionaria. Intanto, nella serata di ieri un portavoce della Commissione europea ha ridimensionato la portata dell’evento chiarendo che “gli attuali segnali non indicano un attacco diffuso o grave e malgrado i disagi subiti dai passeggeri la sicurezza aerea e il controllo del traffico aereo in Europa rimangono inalterati”.

