Il governo impugni davanti alla Consulta la nuova legge sulla maxi stretta dell’Emilia Romagna per gli affitti brevi, che altrimenti rischiano di registrare un -5 miliardi di contributo al Pil a fine 2025 rispetto al 2024. È l’appello di Aigab – Associazione italiana gestori affitti brevi – contro il nuovo provvedimento restrittivo che la Regione è intenzionata ad approvare entro l’anno.
“Il settore – sottolinea Aigab – ha contribuito al Pil nazionale con 41,7 miliardi di euro, di cui 8,2 miliardi derivano da prenotazioni dirette, 33 dall’indotto e 0,6 miliardi da ristrutturazioni, arredi e manutenzioni (dati aggiornati al 31 agosto 2025). Ne consegue che il provvedimento appare fortemente viziato da un approccio ideologico, che non ha minimamente preso in considerazione i dati forniti, e anche nelle principali città la situazione dimostra una sostanziale irrilevanza del fenomeno”.
Per Aigab le seconde case degli italiani “devono poter essere utilizzate e messe a reddito con le stesse regole in tutto il Paese, perché sono un asset prezioso per le famiglie e il loro utilizzo non può essere limitato da norme locali arbitrarie. Il numero di locazioni destinate agli affitti brevi è tuttora troppo esiguo per poter essere colpevolizzato di una serie di problemi strutturali che affliggono solo alcune aree di alcune città italiane”.
“Gli effetti di lungo periodo, nel caso questa norma venisse approvata – insiste Aigab – non potranno che essere negativi ed avere come risultato l’aumento dei prezzi degli hotel e della conflittualità all’interno sia nei condomìni che tra privati e amministrazioni, con una pioggia di ricorsi al Tar contro i regolamenti urbanistici comunali. Si registrerà una diminuzione delle case online e del turismo delle famiglie, in particolare quelle straniere, quindi una perdita di flusso di viaggiatori a favore di altre regioni europee più competitive in termini di rapporto qualità/prezzo”.
“Anche introdurre il cambio di destinazione d’uso per poter utilizzare un contratto disciplinato dal Codice Civile – prosegue la nota – è evidentemente una forzatura che ingesserà il mercato, spingendolo verso la professionalizzazione e riducendo la capacità dei privati di poter incontrare i bisogni di studenti, turisti e persone che hanno bisogno di soggiorni temporanei per diverse motivazioni”.
“Contro queste misure liberticide – attacca Aigab – auspichiamo l’intervento del governo affinché, come già accaduto per un provvedimento analogo della Regione Toscana, lo impugni davanti alla Corte Costituzionale tutelando i diritti di cittadini e imprese”.
I DATI A LIVELLO NAZIONALE
L’andamento dei primi 8 mesi del 2025, sottolinea Aigab, è stato caratterizzato da una diminuzione dell’offerta (meno case promosse online con finalità di affitti brevi): 499mila, considerando l’intero periodo gennaio-agosto 2025, pari a un calo di poco meno dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2024, che diventa però del 7% se si considerano i soli mesi estivi, con 502mila case promosse online contro le 538mila dell’estate 2024.
“Un calo – spiega Aigab – dovuto a diversi fattori: da una parte la perdita del potere d’acquisto del ceto medio italiano di cui fanno parte la maggioranza dei proprietari e lo fa come ammortizzatore sociale per integrare il proprio reddito e sostenere le spese-tasse relative alla proprietà dell’immobile stesso ( l’8-10% dei proprietari in estate ha tolto l’immobile dal circuito short term utilizzandolo per le vacanze di famiglia invece di viaggiare altrove). Dall’altra pesa l’impatto negativo causato dall’incremento degli oneri, degli adempimenti, della burocrazia e delle restrizioni annunciate e/o messe in atto a livello locale in tanti centri d’Italia”
“Se non si invertono i trend evidenziati – ribadisce il comunicato – il solo settore degli affitti brevi potrebbe registrare un -5 miliardi di contributo al Pil a fine anno rispetto al 2024: è fondamentale che venga riconosciuto, soprattutto dagli Enti locali, il contributo positivo che le famiglie italiane possono dare al Paese investendo e mettendo a reddito i propri immobili attraverso gli affitti brevi, e che cessi il proliferare di leggi regionali, regolamenti e variazioni forzate ai piani urbanistici con cui alcuni Comuni pensano di risolvere problemi che sono invece strutturali”.

