Affitti brevi senza tregua. L’ipotesi di modifica all’interno della Manovra – la cedolare rimane al 21% solo per il primo immobile, per il secondo e i successivi sale al 26% – non basta a Property Managers Italia.
«Il possibile calo dell’aliquota al 21% sulla seconda casa non basta a bilanciare il resto – osserva il presidente, Lorenzo Fagnoni – perché allo stesso tempo si anticipa il passaggio alla tassazione da impresa già alla terza unità destinata agli affitti brevi. Questa impostazione rischia di essere di fatto una pressione fiscale aggiuntiva su chi mette a reddito immobili in modo legittimo e trasparente».
Bisogna cambiare prospettiva, chiarisce Fagnoni: «Sugli affitti brevi si continua a ragionare partendo dall’idea di introdurre nuove strette fiscali, quando i nodi veri sono altri: da una parte servono strumenti certi per rendere gli affitti lunghi realmente praticabili e protetti dal rischio della morosità; dall’altra è necessario evitare un ulteriore appesantimento di un settore che ha bisogno di equilibrio e non di ulteriori ostacoli».
Il presidente di Property Managers Italia richiama anche l’urgenza di un intervento normativo sui tempi di recupero degli immobili occupati da inquilini morosi: «Esiste già un’idea concreta come la proposta del senatore Paolo Marcheschi, che ipotizza un’autorità dedicata a velocizzare le procedure sugli sfratti, garantendo allo stesso tempo chi è realmente fragile. Questo sarebbe un cambiamento utile, strutturale, capace davvero di riportare fiducia nel mercato degli affitti lunghi».
Secondo Fagnoni, senza tutele adeguate, molti proprietari continueranno a non considerare i contratti tradizionali una strada percorribile: «Oggi la scelta non è tra affitto breve e affitto lungo, ma tra affitto breve o casa non utilizzata. Se ci fossero garanzie chiare e tempi certi, molti sarebbero disposti a rivalutare il lungo termine. E, in quel contesto, perfino un eventuale aumento della tassazione sarebbe percepito come sostenibile e coerente».
C’è poi la necessità di aggiornare il quadro normativo di riferimento: “La legge sulle locazioni, pensata negli anni 90, non è più adeguata alla realtà attuale — sottolinea Fagnoni — Andrebbe modernizzata a partire dalla durata dei contratti e dalla flessibilità delle formule disponibili, perché il mercato immobiliare e le dinamiche della mobilità abitativa sono profondamente cambiati. Continuare a lavorare su norme vecchie rallenta l’offerta e impedisce al sistema di adattarsi ai bisogni reali delle città e delle persone».
“Il settore ha bisogno di una visione complessiva e non di misure frammentate — conclude Fagnoni — Se la priorità resta solo fare gettito, si va da poche parti. Manca l’azione più importante: creare condizioni che rendano possibile e sicuro affittare, in qualunque formula. L’obiettivo dovrebbe essere far funzionare il mercato, non spremere chi lo sostiene».



