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Alitalia, i sindacati non accettano il diktat

Nuovo round senza esito, in tarda mattinata, nella trattativa Alitalia-sindacati al Mise (ministero per lo Sviluppo Economico) per uscire dall’impasse e, soprattutto, dare una risposta concreta sul futuro della compagnia entro la data-limite scelta, il 13 aprile.

Da parte delle rappresentanze sindacali, Ugl, Filt-Cgil-Uil Trasporti e Fit-Cisl, con diverse declinazioni, c’è la ferma intenzione di «prendersi tutto il tempo necessario, per valutare, quando verrà rimodulato, un Piano industriale più serio e meno fumoso di quello presentato nei giorni scorsi, che non chiarisce la linea di rilancio e prospetta finte esternalizzazioni, oltre all’utilizzo di ammortizzatori conservativi, uscite volontarie e cassa integrazione. Improponibili gli accordi sui tagli delle retribuzioni del 25-30%. I sindacati si aspettano una inversione di tendenza nelle risposte del management Alitalia».

Fin troppo chiaro il ragionamento delle rappresentanze: se in questo nuovo Piano non ci hanno creduto fino in fondo gli stessi azionisti, per quale motivo Alitalia si aspetta che i lavoratori firmino di corsa una sorta di cambiale in bianco?

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