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Best Western e il lusso di WorldHotels: i piani per l’Italia

Integrazione sì, ma fino a un certo punto. Giovanna Manzi, ceo Best Western Italia, fa il punto sulla coesistenza del Gruppo Best Western con la catena luxury WorldHotels, acquisita lo scorso febbraio. «Le realtà rimangono divise, per noi è un brand con le sue declinazioni nei tre cluster – sottolinea Manzi – E l’azienda non è stata fusa, continua ad avere la propria sede a Francoforte. Si tratta di una integrazione operational: dove possiamo acquisire economie di scala per dare sinergie e vantaggi allora lo facciamo, ma tutto ciò che è sul fronte del cliente rimane suddiviso».

UNICA FORZA VENDITE E PIATTAFORMA LOYALTY. La strategia proseguirà su questa linea tracciata dal ceo, anche perché il posizionamento dei due brand è diverso. Al momento, infatti, l’integrazione è già stata realizzata su due fronti: «Abbiamo già integrato la piattaforma di loyalty (40 milioni di membri nel mondo), l’altra già avvenuta riguarda gli uffici sales nel mondo, presi e riposizionati. Noi in Italia abbiamo assunto le due venditrici Worldhotels nel nostro organico, dunque la forza vendita è diventata unica per entrambi», sottolinea Giovanna Manzi.

Da settembre riparte anche la pianificazione delle attività nei confronti del trade, con le visite alle agenzie suddivise tra gli account Best Western e WorldHotels in base alla tipologia e alla relazione. Uniformata anche la commissione base, al 10%. Più difficile e complessa sarà la parte vendite e distribuzione, «perché ci sono i sistemi legacy sul fronte tecnologico,  tutto avverrà con molta probabilità nel 2020», rimarca la manager.

Sul fronte degli hotel l’operazione che Best Western sta portando avanti è di conoscenza: «In Italia i WorldHotels sono dieci, stiamo facendo un percorso insieme al professor Fernando G. Alberti, docente della Harvard Business School, per dare loro una visione su come si muove il lusso. Due incontri sono già stati realizzati e altri due sono previsti entro la fine dell’anno: raccontiamo anche quello che noi possiamo dare loro dal punto di vista infrastrutturale. C’è per esempio il tema tecnologico che va curato maggiormente, oggi il lusso non è più inteso in forma classica».

DUE NEW ENTRY IN ITALIA. Ma non è tutto, perché la catena luxury appena acquisita da Best Western prevede già una crescita proprio sul mercato italiano. «Abbiamo firmato con due strutture che entreranno a far parte di WorldHotels nel Nord Italia, in due secondary location e verranno svelate a breve. Si tratta di un modello che si adatta molto a questo segmento più alto, dove noi avevamo tantissime interlocuzioni ma che non riuscivamo a chiudere. Così WorldHotels diventa una grande arma per noi per andare a prendere quegli alberghi che prima non riuscivamo a integrare».

LE TRE SFIDE SECONDO IL CEO WORLDHOTELS. L’occasione per fare il punto è stata un talk a Milano in cui è intervenuto anche Geoff Andrew, ceo WorldHotels. «Vedo tre principali aree di sfida nel mondo hospitality – ha commentato il manager – Uno è il fronte Olta, le grandi catene hanno protezione, i piccoli molta poca, il settore è nelle mani di pochi provider. La seconda sfida è quella dei gruppi major che sempre di più stanno lanciando soft brand che aggrediscono nicchie prima appannaggio di hotel indipendenti o piccoli gruppi. E la terza sfida naturalmente è quella della sharing economy. Bisogna avere delle soluzioni: tra i due estremi – da un lato gli hotel indipendenti, massima autonomia ma difficoltà a competere, dall’altro i grossi gruppi, dove a fronte di benefit di scala si deve sacrificare parte della libertà – ci sono organizzazioni come Best Western, dove poter avere il meglio di entrambi».

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