Il viaggiatore di oggi cerca autenticità. Non si concentra sulla destinazione, ma dà valore alla motivazione del viaggio. «Il turismo cambia pelle», commenta Emanuele Guido, Head of Business Unit Home, Fashion & Leisure Exhibitions di Fiera Milano.
«È un universo fatto di storie, passioni e comunità che plasmano nuove forme di viaggio». Nel presentare l’edizione di 2026, Guido afferma: «Vogliamo rivolgerci a tutti i Travel Makers, ossia tutti coloro che creano, facilitano e raccontano l’esperienza turistica: dagli intermediari ai travel designer, dai local ambassador agli influenzatori di comunità con interessi comuni, dagli innovatori digitali agli storyteller. Una galassia eterogenea che esprime il nuovo Dna del settore e porta in manifestazione motivazioni e prospettive inedite».
Quali sono le principali novità di BIT26 e come nasce il nuovo progetto?
«Abbiamo analizzato le trasformazioni della società e delle tendenze di consumo, anche oltre il turismo. Nei mercati sviluppati emerge una forte polarizzazione: da un lato il mass market, basato sul consumo standardizzato, dall’altro un approccio centrato sulle persone, che acquistano in base a valori e motivazioni personali. Il ruolo di una manifestazione non è più di proporre il viaggio come prodotto, ma offrire strumenti e relazioni per offerte più articolate ed emozionali, per esperienze autentiche e personalizzate».
È così che nasce il concetto di Travel Makers?
«Non più consumatori, ma viaggiatori che cercano contenuto e profondità. A loro si rivolgono i Travel Makers, operatori e “influenzatori” che creano, raccontano e ispirano nuove esperienze. La sfida è costruire una vera e propria piattaforma dove confrontarsi, condividere motivazioni e narrarle attraverso uno storytelling efficace».
Come avverrà questo confronto?
«Abbiamo immaginato BIT come una città, con distretti che valorizzano l’offerta espositiva e piazze in cui avviene la condivisione delle idee e il confronto all’interno del format Travel Makers Fest. Un luogo di approfondimento e confronto, dove si discute di motivazioni, storytelling ed esperienze di successo da replicare. Non solo presentando prodotti, ma discutendo idee e visioni per costruire collaborazioni di valore lungo la filiera».
In cosa vi differenzia questa scelta dalle altre manifestazioni di settore?
«Le fiere tradizionali sono marketplace: porti i prodotti, costruisci il pacchetto e lo proponi. Ma oggi, con il digitale, il marketplace esiste tutto l’anno. Una manifestazione deve diventare il momento in cui ci si incontra per condividere idee, discutere opportunità e creare collaborazioni. È questo il valore distintivo di BIT».
Come intendete coinvolgere le nuove generazioni?
«Già nel 2025 abbiamo sperimentato con successo il progetto Bit4Job. Ora vogliamo fare un passo ulteriore: dare il microfono direttamente ai giovani, sia a chi è già manager nel turismo, sia a chi si sta candidando, sia a chi influenza attraverso le proprie competenze e passioni. Crediamo molto nel valore della Generazione Z: rispetto ad altri target, mostra tendenze più polarizzate e quindi più leggibili, utili a individuare i macrofenomeni che segneranno i prossimi anni».
L’intervista integrale QUI.



