Ispira. Crea. Racconta. È ciò che intende fare, e farà, Bit 2026 nell’anno più complesso: quello che vedrà convivere la Borsa internazionale del Turismo con le Olimpiadi di Milano-Cortina. Da qui la necessità di reinventare (per l’ennesima volta) il format, adattandolo alle necessità di un pubblico più ampio, quello dei Travel Makers, ovvero chiunque operi a qualsiasi livello nella filiera turistica, dagli intermediari agli storyteller, fino ai local ambassador e ai travel designer. L’obiettivo è trasformare la classica fiera in un “hub” di innovazione e narrazione, dove trarre spunti per evolversi. Un’intenzione che Emanuele Guido, rampante neo exhibition director, ha ben chiara: «Ciò che contano sono le idee», non fa che ripetere. Lui che di idee, appunto, ne ha messe a sistema dozzine nei suoi anni al timone di Home, manifestazione che ha dato vita finanche a un “Manifesto per il futuro del negozio indipendente”.
Sfogliarlo è d’ispirazione. Ci soffermiamo su una pagina, quella in cui impera la seguente massima: “La vera forza dei negozi è nelle relazioni umane. Nessun ecommerce potrà mai competere con questo”. Una frase adatta anche al retail turistico, che – chissà – proprio in Bit potrà gettare le basi per un “Manifesto per il futuro delle agenzie”. Ce lo auguriamo. E da storici media partner dell’evento – con L’Agenzia di Viaggi Magazine e ora anche con ViaggiOff.it – faremo la nostra parte affinché ciò accada.
Ma torniamo al nuova format, frutto del dialogo tra esperti di settore riuniti in un advisory board. Partiamo dalla location: Bit si svolgerà come lo scorso anno a Rho, cuore chiacchierato benché pulsante di Fiera Milano. In molti storceranno il naso, ma vale la pena ricordare che, oggi, il polo fieristico è ben collegato al centro con il “metrò” e svariati treni. La logistica non può essere un cruccio. Cambiano le date: quest’anno la fiera sarà dal 10 al 12 febbraio, ovvero da martedì a giovedì. Addio, dunque, e non a malincuore, al taglio del nastro domenicale.
«La fiera somiglierà a una città», ci anticipa Guido. Una cittadina con sei quartieri, altrimenti detti distretti tematici (Italy, World, Travel Expert, Hospitality, Transportation e Innovation), ciascuno popolato da case, ovvero stand che veicoleranno contenuti. Mentre le strade – i classici corridoi – saranno il luogo in cui gli incontri si trasformeranno in occasioni di business.
Ma non tutto sarà affidato al caso. Anzi. La formula Straight to the Point si tradurrà in speedy meeting tematici tra domanda e offerta, schedulati a monte. Sessioni di networking su nove temi-chiave: sport e avventura; benessere; arte e cultura; cinema; enogastronomia; grandi eventi; business travel; tecnologia; ospitalità.
Tutto verterà intorno alle relazioni, che rendono “vitali” i punti vendita, così come gli spazi espositivi. Perché nell’era dell’Ai l’urgenza – spiegano gli organizzatori – è favorire lo scambio di esperienza e competenza, e “promuovere lo sviluppo di una filiera in cui il valore sia distribuito equamente tra tutti gli attori”.
Veniamo ora al capitolo convegni, storico punto di forza di Bit. Il tema sarà “Costruire ponti. Immaginare nuovi ecosistemi” e il format – restando nella metafora della città – sarà il festival. Sei arene, quattro verticali e due main plaza, ospiteranno oltre 200 appuntamenti in tre giorni, per sei ore quotidiane di talk, seminari e confronti sotto un unico, imperante, cappello: quello del Travel Makers Fest, che approfondirà i nuovi modi di vivere il viaggio. Una narrazione complessa suddivisa in svariati filoni: Discovery, dedicato all’esplorazione del mondo e di sé; Backstage, che svela i retroscena dell’esperienza turistica; (Im)Possible, che ospiterà storiedi grandi viaggiatori; This Must Be the Place, con focus sulle destinazioni; e Bit&Friends, su temi trasversali come intelligenza artificiale, hospitality design, ecommerce e gestione dei dati.
Se non c’è cittadina senza scuola, non c’è fiera senza formazione. Sotto il cappello Next Level, Bit condurrà quattro percorsi didattici: la Travel Agents Academy per le adv, l’Hospitality Academy per gli specialisti dell’accoglienza, la Storytelling Farm per potenziare narrazione e comunicazione, e la Discovery Italy Academy per imparare a valorizzare l’offerta italiana agli occhi dei buyer, soprattutto stranieri.
Nel frattempo giovani, studenti e startup potranno incontrarsi in una sorta di club, chiamiamolo così: il Future Travel Minds, dove dibattere di leadership inclusiva, sostenibilità, smart destinations, branding, nuove professioni, mentorship e innovazione. Per posare insieme i primi mattoni della prossima, e futuristica, città del travel.

