Site icon L'Agenzia di Viaggi Magazine

Chiude (all’improvviso) lo storico Hotel Milano Scala

chiusa crisi

Venerdì 20 giugno, l’Hotel Milano Scala di via dell’Orso, in pieno centro a Milano, ha improvvisamente chiuso l’attività. Aperto nel 2010, era diventato il primo albergo a emissioni zero della città, conquistando anche, nel 2018, una puntata di “Quattro Hotel”, il programma televisivo con Bruno Barbieri. Poi, la cessione a una società immobiliare, pochi mesi fa, e la crisi, che ha portato alla chiusura improvvisa, lasciando a casa senza preavviso i 30 lavoratori della struttura di lusso (4 stelle superior). «Li hanno sospesi o messi in ferie forzate, senza un confronto preventivo. Non è accettabile», hanno fatto sapere i sindacati.

LA STRUTTURA

L’Hotel Milano Scala era stato inaugurato nel 2010, nel cuore di Brera, all’interno di uno storico palazzo milanese del XIX secolo. Negli anni, l’impegno per l’ambiente e la certificazione internazionale di sostenibilità Dca. Poi, l’apprezzamento della guida Michelin per il ristorante, l’orto urbano, la terrazza panoramica, il successo decretato dai clienti per le sue 62 camere, tra cui 4 junior suite e 2 suite, divise per 7 piani.

Venerdì 20 giugno 2025, però, la chiusura. «Una chiusura disposta senza alcun confronto preventivo con il sindacato. Che la situazione non fosse rosea era noto, ma non sembrava così allarmante», hanno dichiarato i rappresentanti della Fisascat Cisl Milano, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. L’albergo, infatti, era stato ceduto alcuni mesi fa dalla società di gestione alberghiera Capoberta Srl, controllata dalla famiglia Modena, a una società immobiliare che fa capo a un’altra famiglia meneghina, che all’improvviso ha deciso di fermare tutto.

LA PROTESTA

«Abbiamo contattato nelle scorse settimane la Prefettura e il Comune, ma siamo stati lasciati soli», ha spiegato Alessandro Ingrosso, operatore della Fisascat Cisl di Milano, secondo quanto riportato dal Corriere. «Abbiamo appreso che l’azienda intenderebbe ricorrere al Fondo di integrazione salariale (Fis) per la sospensione temporanea dei dipendenti, tutti regolarmente assunti con diverse mansioni, con successivo licenziamento al termine del periodo di copertura. È una scelta che respingiamo, perché non coerente con una chiusura definitiva dell’attività e dunque inadeguata a garantire le tutele previste dalla normativa in casi come questo. Se si procedesse adesso ai licenziamenti, i lavoratori potrebbero ricorrere alla Naspi e poi essere ricollocati nel settore ricettivo, come accadutoaper esempio nel caso della chiusura del Diana Majestic dello scorso anno. Così invece sono lasciati in un limbo», ha spiegato.

 

Exit mobile version