Nuovi “poteri” per imporre tasse sui pernottamenti in hotel, Airbnb e altre strutture ricettive a breve termine. Rachel Reeves, Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito – termine che affonda le radici nel Medioevo e indica il ministro con responsabilità sulle materie finanziarie – impugna lo scettro e “investe” il sindaco di Londra e i colleghi delle principali città inglesi. Che, stando così le cose, assumeranno le sembianze dello Sceriffo di Nottingham.
A questo punto la leggenda vorrebbe che Robin Hood accorresse in aiuto dei turisti vessati dal nuovo balzello. La realtà, per ora, racconta che l’Inghilterra perde il titolo di ultima regione in Europa senza city tax. Una novità assoluta che il governo – come scrive Travelmole – vede come parte di un più ampio sforzo per ampliare l’autonomia fiscale locale.
IL PROVVEDIMENTO
La misura dovrebbe essere inclusa nell’imminente disegno di legge inglese sulla devoluzione e l’emancipazione della comunità. In questo modo permetterebbe ai leader locali di decidere se introdurre una tariffa fissa a notte o un’imposta percentuale sui prezzi delle camere. Tanto per fare un esempio, un supplemento del 5% potrebbe aggiungere circa 12 dollari a notte a un soggiorno in hotel di 240 dollari.
E qui comincia il dibattito tra fazioni opposte.
Chi è favorevole sostiene che dal provvedimento potrebbero sgorgare centinaia di milioni di dollari per dare manforte a trasporti, servizi turistici e bilanci locali in difficoltà.
Sull’altro fronte i gruppi del settore alberghiero e del comparto in generale temono che l’imposta possa alimentare un rincaro dei prezzi e indebolire la competitività, in un momento in cui i costi per i consumatori sono già in aumento.
Al centro delle discussioni, soprattutto, la potenziale tassa turistica di Londra. Se implementata, agli ospiti verrebbe addebitata una modesta tariffa a notte negli hotel o negli affitti a breve termine come Airbnb; le prime stime suggeriscono che la misura potrebbe raccogliere fino a 250 milioni di sterline (328 milioni di dollari) all’anno che il sindaco potrebbe reinvestire.
Secondo alcuni esperti del settore, però non sarebbe un buon segnale. La città è già una delle destinazioni più care al mondo e aggiungere ulteriori costi rischia di scoraggiare soprattutto le famiglie. In sostanza, se gestita male, la city tax potrebbe minare la salute a lungo termine del settore turistico.

