Decretone Lavoro, cosa cambia per assunzioni e pensioni

by Redazione | 17 Aprile 2023 16:12

Contratti a termine più semplici, bonus sulle assunzioni dei giovani, proroga fino al 2025 dei contratti di espansione. Sono alcune delle misure contenute nel “decretone” legge sul Lavoro, che sarà approvato in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri. Oltre alla maggiorazione dell’assegno unico estesa ai minori orfani con un solo genitore lavoratore, il provvedimento – che interessa anche le aziende del travel – dedica una parte consistente a lavoro e pensioni.

L’epicentro, però, è rappresentato dalla riforma del Reddito di cittadinanza con l’introduzione, dal prossimo primo gennaio, di due misure:

Nella bozza del decretone, inoltre, è previsto un robusto incentivo per le aziende che assumono giovani under 30 che non lavorano e non studiano (Neet). Si tratta uno sgravio contributivo applicabile sulle assunzioni dal primo giugno al 31 dicembre 2023 con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Lo sconto è pari al 60% della retribuzione lorda e ha la durata di un anno. L’incentivo è cumulabile con altri sgravi sulle assunzioni già vigenti, compresa la decontribuzione totale per tre anni di giovani con meno di 36 anni. In questo caso però l’incentivo previsto dal nuovo decreto scende dal 60% al 20% della retribuzione. Secondo le valutazioni contenute nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento del bonus under 30, potranno essere sostenute circa 70mila assunzioni di giovani. Del resto l’incentivo è finanziato entro il limite di 80 milioni nel 2023 e di 52 milioni nel 2024. Finiti i fondi, l’Inps cesserà di accettare le domande delle aziende. Il decreto prevede incentivi anche sulle assunzioni di chi percepisce il sussidio di povertà: fino a 8mila euro l’anno per due anni.

Il decretone Lavoro interviene anche sul decreto legge Dignità, voluto nel 2018 dai Cinque Stelle. Quel provvedimento aveva posto diversi paletti, stabilendo che il contratto a termine si poteva fare senza causali per non più di 12 mesi e si poteva prorogare al massimo per altri 12, solo in presenza di motivazioni dettate dalla legge riferite a esigenze oggettive di aumento dell’attività. Con la riforma, ferma restando la possibilità di stipulare liberamente i contratti per i primi 12 mesi, per andare oltre scatteranno nuove casuali che fanno riferimento a: esigenze previste dai contratti, anche quelli aziendali; motivi di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati da accordi tra aziende e sindacati; esigenze di sostituzione di altri lavoratori. I contratti potranno essere così più facilmente prolungati.

Si potrà arrivare fino a 36 mesi con i nuovi contratti a termine, ma servirà l’ok degli uffici territoriali del ministero del Lavoro. Il nuovo decreto, inoltre, rimuove i vincoli per le aziende introdotti l’anno scorso col decreto Trasparenza: esse non dovranno più, all’atto dell’assunzione, consegnare tutta una serie di documenti sul rapporto di lavoro, ma potranno rimandare alla consultazione dei contratti.

Il decreto si occupa anche della proroga dei contratti di espansione, introdotti per il biennio 2019-20 e poi prorogati fino alla fine del 2023 ed estesi dalle aziende con più di mille dipendenti a quelle con più di 50. Il contratto di espansione è un accordo tra impresa e sindacati per il prepensionamento fino a cinque anni di anticipo sul raggiungimento della pensione di vecchiaia – 67 anni d’età e 20 di contributi –  o della pensione anticipata – 42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età, un anno in meno per le donne. Il lavoratore che accede al prepensionamento riceve un’indennità mensile pari all’importo della pensione maturata fino a quel momento.

In cambio della possibilità di prepensionare l’azienda si impegna a nuove assunzioni: in quelle con più di mille dipendenti almeno una ogni tre prepensionamenti. I lavoratori più distanti di cinque anni dalla pensione possono, a fronte di una riduzione di orario, accedere a un’indennità a carico dello Stato per 18 mesi. Il decreto Lavoro prevede la proroga di due anni, fino alla fine del 2025, dei contratti di espansione, stimando di coinvolgere 100mila lavoratori.

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