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Disgelo India-Cina: tornano i voli diretti dopo cinque anni

India Cina da adobe

Operazione disgelo. India e Cina hanno raggiunto un accordo per riprendere i voli diretti dopo oltre cinque anni, facendo segnare un passo avanti verso la ricostruzione dei rapporti interrotti durante la pandemia con le successive tensioni al confine. La notizia è riportata da Skift.com.

L’annuncio è arrivato domenica durante l’incontro tra il Primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente cinese Xi Jinping durante il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai a Tianjin.

Sebbene la ripresa dei voli diretti tra i due Paesi fosse solo questione di tempo, la pressione tariffaria sembra aver accelerato il processo. India e Cina, comunque, non hanno ancora indicato una tempistica precisa.

“I due leader hanno sottolineato la necessità di rafforzare i legami interpersonali attraverso voli diretti e agevolazioni per i visti, anche sulla base della ripresa del pellegrinaggio Kailash Manasarovar Yatra“, ha dichiarato il ministero degli Affari Esteri indiano in una nota. “I nostri rappresentanti hanno raggiunto un’intesa sulla gestione delle frontiere: il Kailash Mansarovar Yatra è ripreso e sono stati ripristinati anche i voli diretti tra i due Paesi”, ha sottolineato Modi.

LO STOP DELLA PANDEMIA

Prima della pandemia, a dicembre 2019, i due Paesi contavano 539 voli passeggeri diretti al mese. IndiGo e Air India volavano verso Pechino, Shanghai e Guangzhou, mentre Air China, China Southern e China Eastern collegavano i viaggiatori a Delhi e Mumbai.

La rete è crollata nel 2020: prima sono arrivati ​​il ​​Covid e le rigide restrizioni di viaggio imposte dalla Cina, poi l’incidente mortale nella valle di Galwan – giugno 2020 – ha raffreddato le relazioni tra i due Paesi come mai negli ultimi decenni: risultato, migliaia di soldati di stanza lungo il confine conteso e sospesi i collegamenti civili, compresi i voli diretti.

Attualmente i viaggiatori devono volare attraverso Paesi terzi come Hong Kong, Bangkok o Singapore, a scapito di tempo e costi. Un biglietto di andata e ritorno in Economy tra Delhi e Pechino costava dai 350 ai 550 dollari per sei ore di viaggio. Ora, invece, la tratta più veloce impiega almeno 10 ore e mezzo e costa circa 2.600 dollari. Il biglietto più economico, con Vietjet, costa circa 500 dollari ma dura quasi 22 ore.

Il dialogo è ripartito in relazione alla gestione delle frontiere e sono ripresi i pellegrinaggi religiosi. Non va sottovalutato il fatto che il riavvicinamento tra Pechino e Delhi arriva in un momento di crescenti tensioni con gli Stati Uniti.

DAZI E VISTI

L’aumento dei dazi sulle importazioni indiane deciso da Trump è entrato in vigore mercoledì, con costi raddoppiati fino al 50%. Oltre alla precedente tassa del 25%, all’India è stata imposta un’ulteriore sanzione del 25% per gli acquisti di petrolio russo.

La questione dei visti aveva inoltre rappresentato un ulteriore ostacolo tra i due Paesi., così l’India ha ripristinato quelli turistici per i cittadini cinesi solo il mese scorso, dopo uno stop di cinque anni: i richiedenti devono compilare un modulo online, prenotare un appuntamento e presentare il passaporto e i documenti di persona presso i centri visto di Pechino, Shanghai o Guangzhou.

Di rimando, la Cina ha semplificato la procedura dei visti per gli indiani. Le norme non richiedono più appuntamenti online obbligatori e i visitatori a breve termine non devono più fornire dati biometrici. Anche le tariffe sono state ridotte. Xu Feihong, ambasciatore cinese in India, ha recentemente invitato i turisti indiani in un post sui social media, descrivendoli come “amici” e incoraggiandoli a “vivere una Cina aperta, sicura, vivace e amichevole”.

Skift aveva precedentemente riferito che la Cina aveva rilasciato oltre 35.000 visti a viaggiatori indiani in meno di tre settimane nella scorsa primavera: entro il 9 aprile il numero aveva già superato gli 85.000 per l’anno 2025.

«La mancanza di voli diretti tra India e Cina, ma anche le complessità legate all’ottenimento dei visti, incidono sulla possibilità e sulla facilità di viaggiare – aveva spiegato a Skift Sunny Sodhi, amministratore delegato di Fcm Travel India – Molte aziende hanno spostato i meeting in Paesi terzi come Dubai o Singapore, dove l’accesso aereo e i visti sono più semplici. L’assenza di voli diretti ha anche danneggiato la mobilità degli studenti, che hanno avuto difficoltà a tornare dopo l’inizio della pandemia”.

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