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Donne, millennial, social: così cambia il turismo halal

È il mercato che cresce più velocemente in tutta l’industria del turismo mondiale. Ma anche quello legato a filo doppio alla figura dei big spender. Mai come quest’anno il turismo halal è stato così in salute, sia all’interno dei confini domestici che sulle principali direttrici internazionali, tanto da toccare cifre da record come sono, ad esempio, quelle stimate da un’analisi condotta dalla società specializzata CrescentRating.

Da qui al 2026 saranno, infatti, più di 230 milioni i turisti di religione musulmana che si metteranno in viaggio in tutto il mondo, iniettando nell’economia mondiale qualcosa come 300 miliardi di dollari. Parte di questi, sottolinea poi una survey di Visa sui pagamenti digitali, sono dovuti proprio alle “spese pazze” di cui i turisti musulmani sono capaci quando si trovano in viaggio all’estero: la media parla addirittura di più di 2.700 dollari, cifra che raddoppia nel caso dei sauditi contro un importo che nel resto del mondo non supera i 2.400 dollari.

Sul fronte delle destinazioni, complice anche il fatto che il periodo preferito sta diventando sempre di più l’estate (con la conseguente ricerca di climi più freschi), la scelta cade soprattutto sulle mete di Asia e Far East, preferite ai Paesi europei.

A confermarlo è l’edizione 2019 del Global Muslim Travel Index realizzata da Mastercard, per cui Indonesia e Malesia condividono la posizione top in questa speciale classifica. Alle loro spalle, la Turchia e l’Arabia Saudita, seguita da Emirati Arabi Uniti e da alcuni Paesi non a maggioranza musulmana come Singapore, Thailandia, RegnoUnito, Giappone,Taiwan e Sud Corea (con Francia e Spagna presenti nella top 20, al contrario dell’Italia).

Ma quali sono gli ultimi trend legati al turismo halal? Gli ultimi anni, sottolinea l’analisi di Mastercard, hanno visto l’aumento esponenziale delle viaggiatrici millennial, da sole o in gruppo con amiche, ma senza mai perdere il contatto con le famiglie di origine attraverso i social media locali.

E se i flussi legati ai pellegrinaggi continuano a rappresentare una grossa fetta degli spostamenti (tra le altre cose, una nuova politica dei visti più accomodante è attesa a breve da parte delle autorità saudite), nella scelta delle destinazioni la competizione sui prezzi ha assunto un’importanza sempre maggiore, complice la diffusione delle Ota rispetto ai canali di distribuzione tradizionali. Risultato: il giro d’affari dell’etourism è destinato a salire dai 45 miliardi di dollari del 2017 ai 180 del 2026.

A favorire una meta piuttosto che un’altra, poi, è anche la presenza di particolari servizi (dal cibo halal alla possibilità di pregare in appositi luoghi) all’interno delle proposte di hotel e tour operator, mentre sono in rapida espansione i viaggi last minute, scelti magari sull’impulso di un post su Instagram.

A spingere verso l’alto le cifre del turismo halal non sono, però, solo i viaggi verso Asia ed Europa. Nei prossimi anni, tutti i Paesi Gcc – Gulf Cooperation Council vedranno aumentare anche i flussi in entrata. Lo dice una recente stima del Wttc, secondo cui da qui al 2028 il contributo del travel all’economia degli Emirati Arabi Uniti crescerà del 4,1% l’anno.

Merito, in primo lugo, della capacità di attrazione di Expo 2020 e della sua “eredità” che porterà a Dubai e dintorni quasi nove milioni di vistatori da qui al 2023.

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