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Ecommerce, l’effetto Covid incorona i marketplace B2B

È arrivata l’ora dei marketplace e dei nuovi rivenditori nati apposta per il canale digitale. Se per il mondo del turismo si tratta ancora di una suggestione per gli anni a venire (ma attenzione, la rivoluzione post Covid-19 rischia di accelerare i tempi in modo significativo, ndr), in Italia tre imprese B2B su quattro, con fatturato superiore a due milioni di euro, utilizzano i canali digitali in qualche fase o per qualche scopo del processo di acquisto (era il 65% nel 2015).

A dirlo sono i risultati dell’Osservatorio Digital B2B della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolineano anche come il 52% delle aziende B2B (o B2B2C) con più di 20 milioni di fatturato, dispongano di un canale ecommerce attivo (+10% rispetto alla ricerca condotta a fine 2015).

Inoltre, prosgue l’Osservatorio, il 40% delle aziende B2B ha attivato un ecommerce con sito proprio, mentre il 18% vende con marketplace; il 26% di aziende B2B, poi, non ha nessuna attività di digital commerce (era il 37% nel 2015), ma buona parte prevede di iniziare a farlo entro un anno. Per tutti, la principale barriera a un uso più intenso degli strumenti digitali è rappresentata dagli attuali rapporti con i fornitori tradizionali.

«I marketplace B2B stanno conquistando una quota di mercato importante e crescente. Il fenomeno è già rilevante in Usa e dominante in Asia, molto meno in Europa e in Italia dove la diffusione dei marketplace B2B è solo agli inizi – spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm – Il livello di conoscenza dei nomi dei principali marketplace B2B è cresciuto significativamente, passando dal 38% nel 2016 al 95% nel 2019, segno che l’interesse degli attori verso questi canali sta aumentando in modo rilevante». Dalle ricerche emerge chiaramente come i buyer italiani sono oggi combattuti tra i forti legami con i fornitori tradizionali, che magari non hanno ancora sviluppato servizi e modelli digitali adeguati, e l’enorme opportunità di fornitura costituita dai canali digitali.

Il 33% delle aziende buyer, infatti, ha attivato rapporti commerciali con fornitori che sono stati individuati per la prima volta grazie a una ricerca online o altri strumenti digitali e il 15% dei buyer intervistati usa già i marketplace B2B per fare acquisti. «Il digitale non è più solo un elemento utile per essere competitivi – aggiunge Paola Olivares, direttore Osservatorio Digital B2B, Politecnico di Milano – Sta diventando un fattore chiave per la sopravvivenza stessa delle imprese. E questo nonostante la quintultima posizione occupata dall’Italia nella classifiche europee dello sviluppo digitale».

Ma quali sono i player più importanti del mercato? Si può immaginare, aggiunge l’indagine, che i grandi marketplace B2B giocheranno un ruolo chiave nello sviluppo dell’ecommerce, ma anche che la frammentazione e specificità dei diversi comparti del “business to business” potrà consentire lo sviluppo di molti player generalisti e settoriali.

È così che, ad oggi, in testa alla classifica dei primi 25 marketplace solamente B2B c’è il cinese Alibaba.com. Il portale passa, invece, al 9° posto complessivo della classifica se si includono anche i marketplace B2C; un ranking, quest’ultimo, che vede nei primi 25 posti per stima del traffico anche colossi come Ebay, Amazon.com, che include anche le funzionalità di Amazon Business, lo statunitense Etsy, seguito dall’indiano Flipkart.

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