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Fattura elettronica, sciolto il nodo privacy

C’è un’altra data da segnare in agenda quando si parla di fatturazione elettronica. È il 3 maggio 2019, giorno in cui scatta la possibilità – valevole anche per i successivi 60 giorni e quindi fino al 2 luglio – di comunicare all’Agenzia delle Entrate l’adesione al servizio di conservazione delle efatture.

Un provvedimento, questo, che sembra risolvere le criticità segnalate dall’Autorità Garante della Privacy (con il provvedimento n° 511 del 20 dicembre 2018), che parlava di una sproporzione della memorizzazione di tutti i dati contenuti all’interno del file xml delle fatture elettroniche e del loro conseguente utilizzo anche per finalità di controllo. Altro cavillo trovato e ora risolto, quello sulla specificazione del ruolo assunto in tal senso dall’Agenzia delle Entrate, con la stessa che si è definita a tutti gli effetti responsabile del trattamento dei dati personali.

Il servizio predisposto per conservare le efatture funziona in maniera molto semplice: i contribuenti potranno decidere, nel lasso di tempo individuato dal Fisco, se aderire o meno. Per farlo, basterà collegarsi sul sito web dell’AdE andando nell’area Fatture e Corrispettivi e confermando la propria volontà di attivare il meccanismo di conservazione delle fatture elettroniche. C’è la possibilità, tra l’altro, di poter tornare indietro optando per il recesso, con efficacia immediata.

In caso di mancata adesione, invece, l’Agenzia delle Entrate memorizza il file xml della fattura elettronica solo fino al momento in cui questa non viene recapitata. Una volta consegnato il documento, le informazioni su natura, qualità e quantità dei beni o servizi oggetto dell’operazione vengono cancellate.

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