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Federturismo sul Recovery Plan: «C’è un certo senso di vaghezza»

Il capitolo travel dell’ultimo Ricovery Plan non soddisfa Federturismo. «In Italia stiamo seriamente rischiando la desertificazione del comparto», ha dichiarato la presidente Marina Lalli intervenendo ieri in audizione presso la X Commissione Attività produttive della Camera. 

Il timore della federazione che fa capo a Confindustria è che, per le Pmi turistiche, il tasso di mortalità possa raggiungere il 40% dell’offerta complessiva, con punte dell’80% per settori come le agenzie di viaggi e i tour operator o del 60% per quelle della cultura, della ristorazione e dell’intrattenimento.

«In  questo quadro di allarme – ha aggiunto Lalli – è evidente che guardiamo al Piano nazionale di ripresa e resilienza con grandi speranze e profonde aspettative, seppur consapevoli che si tratta di progetti per investimenti di medio/lungo periodo che quindi non rientrano tra quelli urgenti per aiutare il settore». 

COSA PREVEDE IL RECOVERY PLAN PER IL TURISMO

Rispetto alla prima stesura del Recovery italiano, Federturismo rileva miglioramenti, ma «i nodi da sciogliere sono ancora molti e devono essere superati in fretta per non rischiare ritardi nei trasferimenti europei. Il primo, e forse il più importante, riguarda il fatto che il Piano non è stato mai condiviso con le categorie interessate dai progetti, trovandoci oggi a dover discutere di un documento che è arrivato già compilato e predefinito in molte sue parti».

Seppur sia stata espressa soddisfazione per lo stanziamento portato a 8 miliardi, la federazione guidata da Lalli ha sottolineato come per il capitolo Turismo e Cultura 4.0 permanga «un certo senso di vaghezza» e le proposte rischino di avere «un impatto molto limitato sul settore».

Perplessità, poi, per la prevista riforma di settore: «Si legge di un Collegato Turismo alla Legge di Bilancio che, nel 2021, dovrebbe riordinare la normativa statale vigente. Ma considerato che la competenza in materia di turismo è tutta regionale, rimaniamo scettici sulla possibilità che si possa implementare una riforma del genere senza rivedere prima la governance del settore».

Tra le mancanze sottolineate da Federturismo, un sistema che riconosca maggiore «attenzione ai dati e al monitoraggio dei flussi sui quali è fondamentale investire perché non si possono usare dati superati».

Marina Lalli ha chiesto anche di guardare ai Piani elaborati da altri Paesi come la Spagna, dove il governo ha riservato al turismo 24 miliardi, ovvero ben il 17% dei 140 miliardi totali.

Su tutto ciò, è stato ricordato come i tempi stringano e il dibattito sul Recovery Plan, «senza la riconferma degli ammortizzatori sociali per tutte le categorie colpite del turismo e senza l’erogazione immediata dei ristori, rischia di rivelarsi inutile per moltissime imprese».

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