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Giornata della guida turistica che attende (invano) la riforma

Tourists at the Pont du Gard, Nimes, France

Visite guidate ed eventi culturali gratuiti in tutta Italia (e simultaneamente in tutto il mondo), curati da guide turistiche regolarmente abilitate. Così, si celebra la Giornata internazionale della guida turistica, che ufficialmente cade oggi 21 febbraio, ma che quest’anno ha visto eventi organizzati anche il 19, 20 e 21 febbraio, oltre al 5 e 6 marzo (queste ultime due giornate, in particolare, dedicate a visite per il personale sanitario, per ringraziarlo dopo due anni di pandemia).

Istituita nel 1990 dalla World Federation Tourist Guide Associations, la giornata è promossa in Italia dalla Associazione Nazionale Guide Turistiche (Angt), e vede tradizionalmente impegnate le sigle di categoria nell’offrire visite guidate gratuite nelle rispettive città. Ma quest’anno l’evento è l’occasione, non soltanto per valorizzarne la professionalità, ma anche per accendere i riflettori su quanto le guide siano state penalizzate dall’emergenza sanitaria e sul fatto che in Italia vivano ormai da anni una situazione di stallo normativo.

Sono due, per il momento, i disegni di legge sulla professione di guida turistica che sono stati depositati in Senato (e che hanno ricevuto alcune critiche dalla conferenza delle regioni): uno presentato dalla Lega (firmato dal senatore Paolo Ripamonti e, tra gli altri, dall’ex ministro Gian Marco Centinaio), e un altro presentato dal senatore Marco Croatti del M5S. Oltre a questi, ci sono altri due ddl depositati alla Camera. Per il momento, però, il tema non sembra essere in cima all’agenda politica.

«Le celebrazioni 2022 della Giornata della guida turistica, dopo quasi due anni in cui non abbiamo potuto organizzare quasi nulla in presenza, portano speranza e voglia di rinascita – dichiara a L’Agenzia di Viaggi Magazine Michela Ceccarini, segreteria nazionale di Angt, e coordinatrice delle iniziative connesse alla Giornata – Sono anche un’occasione per reiterare l’auspicio che si arrivi a una riforma condivisa in tempi brevi, superando questa situazione di stallo che non giova a nessuno: né alle guide turistiche stesse, che non vedono valorizzate le proprie competenze, né agli altri operatori del settore che, non sapendo come evolverà il quadro normativo, non riescono a programmare».

La questione della riforma delle professioni di guida e accompagnatore turistico è abbastanza complessa e nasce dal fatto che alle guide turistiche – come ai balneari e agli ambulanti – è stata applicata fin dal 2013 la Direttiva Europea Servizi (2006/123/Ce, chiamata Bolkestein), che ha sancito che l’abilitazione di guida valida debba essere valida su tutto il territorio nazionale, sulla base del presupposto che quanto fino ad allora previsto dall’ordinamento italiano fosse in contrapposizione con i principi di concorrenza e circolazione dei lavoratori previsti dall’Unione europea.

Con l’entrata in vigore della legge 6 agosto 2013, n. 97 (legge europea 2013), è stato chiuso il contenzioso con l’Europa, stabilendo che le guide turistiche nazionali dovessero garantire la libera prestazione di servizi su tutto il territorio nazionale e, allo stesso modo, grazie al regime di libera prestazione dei servizi in vigore nell’Ue, che l’abilitazione ottenuta dalle guide turistiche straniere nei loro Paesi di provenienza fosse valida anche in Italia.

Questo però, secondo molte associazioni e guide, oltre ad andare a discapito della specificità del patrimonio culturale italiano, e quindi del servizio offerto ai turisti, andrebbe contro la Bolkestein, in quanto un articolo della stessa direttiva stabilisce che uno Stato membro può subordinare l’accesso di un’attività a un regime di autorizzazione se sussiste un “motivo imperativo di interesse generale”, e per “motivi riconosciuti come tali dalla Corte di Giustizia Europea”, e include tra questi la “tutela del patrimonio culturale”. La disciplina della guida turistica, quindi, strettamente legata alla promozione e conservazione del patrimonio nazionale, secondo questo principio, risponderebbe appieno a tali requisiti e non dovrebbe pertanto essere inclusa nella direttiva Bolkenstein.

In un quadro così complesso, quindi, si rende sempre più necessaria una riforma nazionale delle professioni turistiche che chiarisca e disciplini le zone d’ombra e dia una direzione più chiara al settore.

«Noi come associazione auspichiamo che l’iter legislativo porti a una licenza su base regionale – aggiunge Ceccarini – anche in un’ottica di conoscenza del patrimonio storico-artistico e culturale di un territorio, che in un Paese come l’Italia è molto variegato e incredibilmente ricco».

È dello stesso avviso anche Francesca Duimich, Federagit Confesercenti – Guide e Accompagnatori Turistici di Roma e Lazio, che dichiara al nostro giornale: «Le guide turistiche abilitate, che per due anni sono rimaste quasi completamente senza lavoro e, al momento, non vedono ancora segni di ripresa, intendono anche richiamare l’attenzione sul fatto che, dal 2013, la loro professione è nel caos legislativo. È sempre più urgente l’approvazione di una legge nazionale che tuteli la corretta illustrazione del patrimonio culturale e che dia certezza di regole, per coloro che già operano e per coloro che desiderano accedere alla professione».

Duimich concorda anche sulla necessità di una riforma che valorizzi e promuova la conoscenza dei singoli territori: «Noi riteniamo che la professionalità della guida turistica debba essere umanamente conseguibile. Per gli esami futuri, se un candidato deve dimostrare di saper effettuare visite guidate in tutta Italia (sono stati censiti 500mila monumenti), c’è il rischio che l’esame non sia sostenibile, si rende l’accesso alla professione più arduo e viene meno il concetto di guida specializzata, Pensiamo quindi che la specializzazione auspicabile sia quella regionale. Per accompagnare e assistere il gruppo su tutto il territorio nazionale c’è la figura dell’accompagnatore turistico».

Spinge per un’accelerazione del dibattito parlamentare sulla professione di guida anche Simone Fiderigo Franci, presidente Gti – Guide Turistiche Italiane, che afferma: «È indispensabile procedere a stretto giro alla riforma della professione di guida turistica per giungere a una qualificazione univoca nel rispetto delle direttive europee. Il fatto che il ministro Massimo Garavaglia, nella recente audizione parlamentare, abbia posticipato al 31 dicembre 2023 il termine per giungere alla riforma, ci fa pensare che sulla nostra figura ci sia ben poco interesse. Auspichiamo che come dal ministro stesso dichiarato, in risposta alle istanze di alcuni parlamentari, si tenti a giugno una sintesi delle proposte di legge oggi esistenti e ancora ferme in Commissione. La sensazione è che si invochi sempre il turismo senza conoscerne la filiera».

Quanto alla valenza territoriale o nazionale dell’eventuale licenza, però – e a testimonianza della complessità e multisfaccettatura della questione – Gti ha una posizione diversa dalle altre associazioni: «Noi crediamo che la riforma consentirebbe prassi semplificate per l’accesso e l’esercizio di una professione il cui requisito fondamentale è la competenza, non la territorialità intesa come luogo in cui si è sostenuta l’abilitazione. Quindi, patentino nazionale a superamento di quelli territoriali e realizzazione di un elenco nazionale delle guide abilitate, con valore di censimento. Siamo in Europa, di cui siamo cittadini, non si può più ragionare per campanili e feudi. La stessa nostra professione, fatta di aggiornamento continuo, implica l’assenza di confini nella conoscenza».

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