Giungla del web: la “denuncia” di Travelport

by Redazione | 22 Marzo 2022 13:05

Nove consumer su dieci di mercati ad alta capacità di spesa come Usa, Hong Kong, India, Regno Unito, Australia Singapore ed Emirati Arabi, amano stare in vacanza ma quasi la metà di questi potenziali viaggiatori o turisti reputa ancora “complicata” la modalità di ricerca e acquisto del bene-vacanza.

Sono i due dati di maggior rilievo di una ricerca che Travelport, uno dei principali player nell’erogazione di tecnologia applicata alle prenotazioni per centinaia di migliaia di fornitori di servizi di viaggio in tutto il mondo, ha commissionato alla Toluna Research per capire le tendenze per i viaggi nel 2022.

Quindi migliaia di intervistati di sette Paesi tra i più dinamici nel business turistico hanno dichiarato che sarebbero disposti a rinunciare ad alcune delle loro attività preferite anche per sei mesi o più, pur di viaggiare; il 71% rinuncerebbe ai concerti, il 64% a comprare abiti, il 60% ad andare al cinema ed il 37% smetterebbe di andare al ristorante pur di andare in vacanza.

«Sebbene gli ultimi due anni e più abbiano rappresentato una sfida molto impegnativa – osserva Jen Catto, chief marketing officer di Travelportl’industria globale dei viaggi ha recuperato più del 50% della sua attività  prima della fine del 2021. Se questo trend dovesse continuare sulla stessa linea, si potrebbe raggiungere l’85% di ripresa entro la fine di quest’anno. Il desiderio represso di viaggiare è fortissimo. I risultati del nostro ultimo sondaggio lo dimostrano chiaramente, evidenziando quante cose le persone sarebbero disposte a sacrificare pur di tornare a viaggiare».

Tuttavia, non tutti gli aspetti dell’esperienza di viaggio godono dello stesso livello di entusiasmo. Un notevole divario esperienziale, infatti, è emerso tra l’elevato livello di soddisfazione che gli intervistati traggono dall’andare in vacanza e la frustrazione che hanno sperimentato nel prenotare quello stesso viaggio. In particolare il 43% degli intervistati statunitensi, che rappresentano il bacino di utenza più grande del mondo per quanto riguarda i viaggi, non trova piacevole prenotare un viaggio; ma al tempo stesso ben il 95% di quello stesso segmento ama l’esperienza di essere in vacanza.

Nel complesso, quindi, viaggiare è stata classificato come l’attività più piacevole in assoluto, ma quando la ricerca ha trattato l’esperienza d’acquisto dei viaggi, il settore del turismo organizzato è sceso al quarto posto, dopo quelli dell’abbigliamento, della ristorazione e dell’elettronica. E per i vertici di Travelport questo non è solo un problema generazionale. Un quarto degli intervistati appartenenti alla Generazione Z ha convenuto che la complessità della ricerca, del confronto e della prenotazione delle offerte di viaggio non è affatto divertente.

In media, i viaggiatori visitano un numero impressionante di 38 siti web diversi prima di prenotare il loro viaggio. Altri settori hanno fatto passi da gigante in termini di semplicità e innovazione, evolvendosi secondo le sofisticate aspettative dei loro consumatori, e cambiandone la percezione nel corso del tempo. Gli intervistati dello studio giudicano il settore dei viaggi come un’anomalia, e lo percepiscono come meno innovativo anche rispetto a quello dei servizi finanziari.

«L’acquisto di viaggi è complicato – sottolinea Catto –  ed è per questo che Travelport ha fatto della semplificazione del complesso ecosistema dei viaggi la sua missione. Con la richiesta di viaggi che sta rimbalzando al ritmo più sostenuto dall’inizio della pandemia, è imperativo che il nostro settore dia ascolto ai suoi clienti. È giunto il momento di risolvere i problemi della vendita dei viaggi, mettendo la comodità del consumatore, l’esperienza digitale e l’ampiezza della scelta al di sopra di tutto. Ripristinando la trasparenza, la fiducia e il piacere nello shopping dei viaggi, possiamo far crescere la confidenza, generare vendite ricorrenti e ispirare una vera fedeltà – il termine di paragone del moderno retailing di successo».

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