Il buco nero Asia-Pacifico.
Iata: «Basta restrizioni»

by Redazione | 17 Maggio 2022 10:58

Avanti, aprite le frontiere. È tempo anche a est di allentare le misure anti Covid. Suona più o meno così l’appello lanciato da Iata ai governi dell’Asia-Pacifico in occasione del Changi Aviation Summit di Singapore. Obiettivo principe: accelerare attraverso i viaggi la ripresa nell’area.

«La regione sta recuperando terreno di pari passo alla rimozione delle restrizioni. La voglia di viaggiare è evidente. Appena le misure vengono allentate, c’è un’immediata reazione positiva da parte dei viaggiatori. Quindi è fondamentale attivarsi subito. Non possiamo ritardare. Sono in gioco numerrosi posti di lavoro», afferma Willie Walsh, direttore denerale dell’associazione internazionale delle compagnie aeree.

A marzo la domanda di passeggeri internazionali nell’Asia-Pacifico ha raggiunto il 17% dei livelli pre Covid, dopo essere rimasta al di sotto del 10% negli ultimi due anni. «Si tratta di percentuali ben al di sotto dellla media globale. Altrove, infatti, i mercati hanno recuperato il 60% dei livelli pre crisi. Un ritardo dovuto alle limitazioni imposte dai governi. Prima verranno revocate, prima vedremo una ripresa nel settore dei viaggi e del turismo della regione, con i conseguenti vantaggi economici», commenta Walsh.

Nel dettaglio, il dg Iata ha esortato i governi a rimuovere tutte le restrizioni per i viaggiatori vaccinati; eliminare quarantene e etamponi per i non vaccinati nei Paesi con alti livelli di immunità della popolazione, come nella maggior parte dell’Asia; eliminare la mascherina obbligatoria in aereo, laddove non è più necessaria negli spazi chiusi e sui trasporti pubblici.

«Le compagnie aeree – prosegue Walsh – stanno ripristinando i voli. Gli aeroporti devono saper gestire la domanda. Mentre i governi devono essere in grado di elaborare le autorizzazioni di sicurezza in modo efficiente».

Due grosse “lacune” nell’area riguardano Cina e Giappone. «Finché il governo cinese attuerà la politica “zero Covid” – sostiene il numero uno dell’associazione – sarà difficile assistere alla riapertura dei confini del Paese. Fattore che ostacolerà il pieno recupero della regione».

Sul fronte nipponico, invece, nonostante alcuni segnali incoraggianti[1], «non esiste tuttora un piano chiaro per la riapertura del Giappone ai visitatori in entrata. È necessario fare di più per allentare le limitazioni di viaggio, iniziando con l’abolizione della quarantena per i viaggiatori vaccinati e rimuovendo sia i tamponi aeroportuali all’arrivo, che il limite giornaliero di arrivo. Esorto, dunque – conclude Walsh – il governo del Giappone a compiere passi più audaci verso il recupero e l’apertura dei confini del Paese».

Il dg Iata invita, infine, i Paesi dell’Asia-Pacifico a sostenere gli sforzi nell’ambito della sostenibilità nell’aviazione. «Le compagnie aeree si sono impegnate a raggiungere zero emissioni di carbonio entro il 2050. Un risultato pienamente raggiungibile solo consividendo tale visione con i governi. Tutti dovranno assumarsi, in tal senso, le proprie responsabilità. Tra i fattori-chiave gli incentivi alla produzione di carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf), elemento che contribuisce per il 65% della mitigazione necessaria per raggiungere l’obiettivo “net zero”».

Tra i Paesi più viurtuosi in tal senso, il Giappone, la Nuova Zelanda e Singapore. Ma si può e si deve fare di più.

Endnotes:
  1. alcuni segnali incoraggianti: https://www.lagenziadiviaggimag.it/e-intanto-il-giappone-riapre-agli-americani/

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