«Per la prima volta nella storia si pone un limite alla crescita delle crociere a Barcellona». Il sindaco, Jaume Collboni, ha commentato così la firma del protocollo d’azione da parte del Comune e dell’Autorità portuale, che prevede due terminal in meno a Muelle Adosado, da sette a cinque, per rendere l’attività più sostenibile e ridurre l’impatto sull’ambiente. In questo modo il capoluogo catalano vedrà una riduzione del 16% della capacità delle crociere.
In particolare, il terminal più vicino al centro città, situato nel porto nord, non accoglierà più le navi da crociera a partire dal prossimo autunno.
Globalmente, l’intesa comporta la demolizione dei tre terminal pubblici più vecchi (A, B e C) e il mantenimento dei tre a gestione privata – il terminal D di Costa Crociere, il terminal E del gruppo Carnival e il terminal H di Msc Crociere – ai quali se ne aggiungerà un quarto (terminal G) in fase di costruzione: sarà gestito dalla Catalonia Cruise Terminal, joint venture tra il gruppo crocieristico americano Royal Caribbean e la Cruise Terminals International (Cti), una società partecipata dalla stessa Royal Caribbean (10%) e da fondi gestiti da Icon Infrastructure (90%).
Il nuovo terminal C, con una capacità di 7.000 passeggeri, sarà aperto al pubblico e darà priorità alle crociere che hanno Barcellona come home port e alle navi di piccole dimensioni. Secondo l’agenzia di stampa spagnola Efe, tutto avverrà gradualmente tra il 2026 e il 2030, per un investimento pubblico/privato complessivo di 185 milioni di euro, che si aggiungerà ai 265 milioni di euro già investiti sulla base del precedente accordo tra le parti siglato nel 2018.
Sarà completamente ristrutturato il tratto di molo lungo 610 metri, attualmente occupato dai terminal A e B, con un investimento di 50 milioni da parte dell’Autorità portuale: l’obiettivo è rendere le strutture dedicate alle navi da crociera tra le più moderne e sostenibili a livello internazionale, in particolare relativamente alle operazioni di home port.
La riqualificazione del molo, inoltre, consentirà l’installazione di sistemi per collegare le navi alla rete elettrica di terra, per permettere di spegnere i motori di bordo eliminandone le emissioni.
Ma non è tutto. L’accordo include anche: la suddivisione del ponte Porta d’Europa per migliorare la mobilità del molo e il suo collegamento in sicurezza, integrando percorsi ciclabili e pedonali con un investimento di 90 milioni di euro; la costruzione di un corridoio urbano lungo la costa del Montjuïc per il trasporto pubblico, che collegherà Plaça de les Drassanes con Marina del Prat Vermell e la Zona Franca, con un investimento di 10 milioni; la preparazione di uno studio per valutare la mobilità generata dalle navi da crociera, come fase preliminare alla formulazione di un piano di gestione sostenibile della mobilità terrestre per i crocieristi, in linea con le politiche adottate nelle aree ad elevato traffico.
Collboni – che aveva già deciso lo stop alle case vacanza dal 2029 – ha ricordato che dal 2018 al 2024 il numero di crocieristi è aumentato del +20%, considerato che l’ultimo protocollo firmato tra il porto e il Comune non ha fissato limiti di capacità: «L’attuale gestione del turismo implica la definizione di limiti e una gestione migliore».

