Il travel varrà più di big pharma.
Analisi di un fenomeno

Il travel varrà più di big pharma. <br>Analisi di un fenomeno
08 Ottobre 07:00 2025

Il turismo globale non teme crisi, nonostante la fase di crescita economica attuale sia la più debole dalla pandemia di coronavirus. Un recente rapporto del Boston Consulting Group ha illustrato chiaramente la rapidità con cui il settore dei viaggi sta crescendo: la spesa annua per i viaggi triplicherà, passando dai 5.000 miliardi di dollari del 2024 a 15.000 miliardi di dollari nel 2040. Questo significa che il settore varrà più di quelli farmaceutico e della moda.

Sulla stessa linea, il World Travel & Tourism Council (Wttc), che prevede che il settore dei viaggi a livello globale crescerà significativamente, quest’anno, riaffermando il suo ruolo di pilastro delle principali economie: i viaggiatori spenderanno come non mai. La spesa dei visitatori internazionali dovrebbe raggiungere la cifra record di 2.100 miliardi di dollari nel 2025, superando di 164 miliardi di dollari il precedente massimo registrato nel 2019. Quest’anno, si prevede che l’industria del turismo contribuirà all’economia globale con un massimo storico di 11.700 miliardi di dollari, pari al 10,3% del Pil globale. Saranno creati 14 milioni di posti di lavoro, per un totale di 371 milioni a livello globale: più della popolazione degli Stati Uniti.

Ma l’industria del turismo, come qualsiasi altra industria, deve adattarsi ai cambiamenti, rinnovarsi, anticipare i trend. Per questo, ci sono aziende che prosperano, altre che sono in difficoltà. È stato registrato, intanto, un notevole calo (-8% su base annua) delle operazioni di merger and acquisition (M&A) nel primo semestre 2025 – secondo l’ultimo rapporto GlobalData – che riflette un cambiamento nelle dinamiche di mercato e nel sentiment degli investitori, più cauti e meno propensi al rischio.

RICCHI E POVERI

Di certo, si può notare una crescita della forbice sociale: diminuisce il turismo di massa e aumenta quello di lusso, complice l’ingresso, sul mercato globale, delle classi abbienti di Paesi come Cina, Arabia Saudita e India. A trainare la crescita del turismo, insomma, non saranno gli Stati Uniti, e nemmeno l’Europa. Negli States, per esempio, l’estate è stata salvata proprio dal turismo di lusso, come ha raccontato il Financial Times, in un recente articolo, e come hanno mostrato i dati della società di analisi CoStar sul settore alberghiero: il fatturato per camera disponibile è aumentato del 3% per gli hotel di lusso negli Stati Uniti, nell’anno fino a luglio, ma è diminuito di oltre l’1,5% per le strutture economiche e per quelle di fascia media.

Pochi giorni fa, i dati di Eurostat hanno rivelato che un cittadino su quattro dell’Unione europea non si è potuto permettere una settimana di vacanza nel 2024. Dati che spiegano anche un altro fenomeno: il successo degli operatori turistici ultra-economici, dato che molti consumatori hanno scelto vacanze più corte ed economiche, piuttosto che rinunciare completamente a un viaggio.

Vediamo vincitori e vinti.

CROCIERE POLARIZZATE

Quelle di Royal Caribbean e Carnival sono due storie di successo. Carnival Corporation, di cui fa parte Costa, ha alzato le sue previsioni sui profitti annuali dopo aver superato le stime del secondo trimestre, trainata dai margini più elevati raggiunti in quasi 20 anni. Le vacanze via mare continuano a essere più convenienti rispetto alle opzioni via terra, in particolare per i clienti a basso reddito, ha affermato il più grande operatore al mondo nel settore delle crociere. Questa convenienza ha aiutato l’azienda a mostrare «una notevole resilienza in un contesto di elevata volatilità», poiché sempre più persone prenotano all’ultimo minuto e cercano l’occasione, in un periodo di incertezza economica.

Vacanze economiche, ma anche di lusso, come dimostra il caso di un altro operatore del settore, Royal Caribbean. La compagnia di crociere statunitense ha alzato le previsioni per il 2025 sull’utile rettificato, atteso tra i 15,41 e i 15,55 dollari per azione, puntando sulla resilienza della domanda per le sue destinazioni ed esperienze di lusso. Royal Caribbean ha registrato un aumento delle prenotazioni, soprattutto per le partenze ravvicinate, grazie alle sue offerte, che hanno contribuito ad attrarre viaggiatori. Le navi di classe Icon, che possono ospitare oltre 5.600 ospiti, sono state fondamentali per il recente successo di Royal, dato che i clienti hanno dimostrato di essere disposti a pagare di più per una crociera su queste navi all’avanguardia. Stesso discorso vale per Msc, che prosegue nella sua avanzata up level con il suo brand luxury Explora Journey.

IL CASO TUI

Tui Group è il maggior gruppo mondiale del turismo leisure: pacchetti vacanza, hotel, resort, offerte in vari mercati. Ha mostrato un buon andamento operando sugli “holiday classics”, ma anche investendo in formati nuovi, hotel in zone emergenti, esperienze differenziate. Nel terzo trimestre fiscale, ha registrato il miglior Ebit sottostante di sempre, pari a 321 milioni di euro, con una crescita del 38%, trainata da un risultato record delle attività Holiday Experiences. I ricavi di tutti i segmenti sono aumentati del 7%, raggiungendo i 6,2 miliardi di euro. Tui ha alzato la guidance per l’Ebit rettificato del trimestre attuale, prevedendo ora un aumento del 9-11%, a tassi di cambio costanti, rispetto allo stesso trimestre 2024, quando registrò un dato di 1,3 miliardi, contro la precedente previsione di un rialzo del 7-10%.

AVANZATA LUXURY

Il segmento luxury & lifestyle sta decretando il successo di gruppi come Accor, Ihg Hotel & Resorts, Meliá Hotels International e Hilton. In comune, queste aziende hanno il focus su destinazioni premium (resort esclusivi, aree con appeal internazionale, località esotiche) e su esperienze uniche; l’incremento delle tariffe medie (Adr), unito a un buon tasso di occupazione; l’espansione del portfolio: nuove aperture, acquisizioni, ampliamenti di marchi lusso/lifestyle; canali diretti e fidelizzazione: le prenotazioni dirette, i loyalty program e le brand experience aiutano a migliorare i margini. Infine, innovazione e diversificazione. Per esempio, il gruppo Accor ha segnato una crescita robusta nella divisione luxury & lifestyle, con i ricavi di questo segmento, nel primo semestre del 2025, in aumento del 17,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.

LOW COST IN BILICO

Dopo anni di crescita costante, le compagnie low cost mostrano segnali di difficoltà, fatta eccezione per le “big” easyJet e Ryanair. Un dato che, secondo Scott Kirby, amministratore delegato di United Airlines, mette in discussione l’intero business. «Il modello low cost è morto. È un modello pessimo. Mi dispiace dirlo», ha affermato durante un evento organizzato dal Wall Street Journal. Negli Stati Uniti, Southwest sta modificando la propria strategia per rilanciarsi, mentre Spirit è di nuovo sull’orlo del baratro.

FATTORE ESPERIENZA

Quest’anno, in Italia, si è parlato molto di turismo balneare in crisi. In Romagna, Luca Gasparini – direttore di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini – ha dichiarato che «è finita l’epoca del turismo di massa, dei flussi concentrati ad agosto e dei pacchetti tutto compreso». «Oggi il turista vuole scegliere, vivere il territorio, fare esperienze autentiche e possibilmente nuove. Ombrellone, baby dance, aperitivo in spiaggia e gita in motonave non bastano più: la Riviera romagnola, proposta così com’è oggi, è un prodotto stanco».

Cosa fare? «Legare mare ed entroterra. La spiaggia, da sola, perderà attrattiva anno dopo anno. Il turismo esperienziale è la chiave: c’è chi vuole conoscere dove e come nascono le eccellenze agroalimentari, scoprire la natura, affiancare alla tintarella una passeggiata sui crinali, immergersi nelle tradizioni dei pescatori e degli agricoltori. In Romagna, in 50 chilometri si passa dal mare ai rilievi: l’ombrellone si può spostare dalla sabbia al prato in collina, mantenendo la stessa capacità di accoglienza che ha fatto grande il turismo romagnolo. Meno industrializzazione, più autenticità: la crisi del turismo balneare può essere superata solo ampliando l’orizzonte».

HOTEL: O SI CAMBIA O SI CHIUDE

Quello che rimarrà di quest’estate 2025, in attesa dei dati, è che l’alta stagione è ormai superata: oggi appare evidente che una struttura ricettiva non può più basarsi sul turismo nei mesi più caldi. Molti piccoli hotel stanno chiudendo, perché è in atto una trasformazione profonda delle attività ricettive per assecondare le esigenze dei clienti. La scelta che oggi hanno davanti molti albergatori è questa: o si cambia e si investe, o si chiude.

L'Autore

Patrizio Cairoli
Patrizio Cairoli

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