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Incoming, la ricetta di Bankitalia per governare la crescita

Tre verbi obbligatori per il turismo italiano: delocalizzare, innovare e governare la crescita. Queste le indicazioni esplicitate dal Rapporto 2018 della Banca d’Italia sul turismo, che vuole dare una precisa indicazione alle istituzioni e al mondo delle imprese.

Per il direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta: «Il turismo internazionale va bene ma potrebbe andare meglio. Il Mezzogiorno e le destinazioni minori a forte potenziale possono essere ulteriormente valorizzate e la crescita dei flussi da destinazioni lontane in particolare dall’India e dall’Asia potrebbero accrescere la concentrazione sulle mete di punta, se non adeguatamente gestita dalle politiche. Da qui la necessità di delocalizzare i flussi e correggere la forte stagionalità. In tale ottica, i trasporti costituiscono un vincolo alla diffusione del turismo e il settore ha un’offerta ricettiva molto differenziata, ma molto basata sulla piccola impresa, con una dotazione di capitale umano tutto da migliorare. Infine le nuove tecnologie e le piattaforme digitali devono essere governate in favore della promozione dei territori e del brand nazionale».

Il rapporto Bankitalia ribadisce i vantaggi di ridurre la concentrazione dei flussi turistici nei mesi estivi. Così come riconferma che l’eccessiva stagionalità delle presenze comprime il grado di utilizzo medio delle strutture ricettive, oggi assai basso nel confronto internazionale. Si tratta di un problema che – secondo gli analisti della Banca d’Italia – può essere attenuato espandendo l’offerta di soggiorni con motivazioni culturali e di breve durata al di fuori dell’alta stagione. Progressi possono essere conseguiti sviluppando segmenti quali il turismo congressuale e fieristico, che se ben governati possono accrescere l’utilizzo delle strutture nel corso dell’intero anno.

Tutte azioni e passi decisivi per un settore trainante della nostra economia: dati alla mano l’attività turistica genera oltre il 5% del prodotto interno lordo (Pil) e circa il 6% dell’occupazione totale. Ad essa è riconducibile il 40% delle esportazioni di servizi; il suo saldo con l’estero è strutturalmente in avanzo ed è pari a quasi un punto di Pil e a circa un terzo dell’avanzo commerciale complessivo dell’Italia. Nel complesso, da noi il peso economico del turismo è simile a quello di paesi vicini, come Francia e Spagna. Ma, a fronte di queste perfomance, vaste aree dell’Italia non traggono beneficio quanto potrebbero dai movimenti turistici internazionali.

È questo il caso soprattutto del Mezzogiorno dove peraltro sono ubicati oltre la metà dei siti archeologici italiani, un quarto dei musei, quasi l’80% delle coste e i tre quarti del territorio destinato a parchi nazionali. Ciò nonostante, il Sud e le isole attraggono solo il 15% della spesa totale dei turisti stranieri in Italia. Anche dopo i progressi degli ultimi anni, gli spazi per valorizzare le risorse paesaggistiche, artistiche e culturali del Mezzogiorno rimangono molto ampi. Per di più, il rapporto mostra che le aree in ritardo e con il minor livello di utilizzo delle risorse umane sono quelle in cui sarebbero maggiori i vantaggi di un aumento dei ricavi turistici.

Un forte impegno pubblico, dunque, è necessario per stimolare l’innovazione, per consentire ai territori e ai singoli operatori di beneficiare appieno dalla rivoluzione tecnologica; è indispensabile per rafforzare il capitale umano sia all’interno delle imprese, sia al di fuori di esse. Su questo fronte l’economia italiana registra ritardi e il settore turistico non fa eccezione. In conclusione, secondo il Rapporto Bankitalia le politiche del turismo non possono prescindere dal ruolo trainante dei territori dove l’offerta si concretizza. Ma richiedono una guida nazionale per governare macro fenomeni quali l’apertura di nuovi mercati; per gestire e promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo attraverso tutti i canali disponibili; per affiancare i territori nel disegnare politiche mirate allo sviluppo di prodotti di alta qualità; per rafforzare la competitività degli operatori, con politiche favorevoli all’innovazione.

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