La bolla di Cuba: il turismo dopo l’exploit

by Giorgio Maggi | 20 Luglio 2018 9:35

La domanda? Continua a esserci, ma dopo il boom degli ultimi anni l’estate 2018 è destinata inevitabilmente a segnare per Cuba un punto di svolta. L’allarme del resto, lo aveva già dato il direttore marketing del ministero del Turismo, Michel Bernal, a fine maggio. «Nel primo trimestre dell’anno, il numero di arrivi internazionali è diminuito del 7% rispetto allo scorso anno». Raggiungere l’obiettivo dei 5 milioni di turisti internazionali fissato per il 2018, quindi, si fa mese dopo mese più difficile, dopo che nel 2017 l’incoming cubano aveva registrato il record di sempre: 4.689.898 viaggiatori provenienti dall’estero (+16,2% rispetto al 2016).

La colpa, stando alle autorità dell’Isla Grande, sarebbe da ricercare nella paura che gli stranieri avrebbero di trovare un Paese ancora danneggiato dopo il passaggio dell’uragano Irma avvenuto lo scorso settembre, a cui si sono aggiunte le restrizioni imposte ai cittadini Usa dall’amministrazione Trump (dall’ottobre dello scorso anno, i turisti americani non possono visitare Cuba se non all’interno di tour e pacchetti organizzati da t.o. statunitensi).

Risultato: dopo essere triplicati nel 2017, quando circa 1 milione e mezzo di cittadini americani (e cubani residenti negli Usa) sono arrivati a Cuba (+191% rispetto al 2016)), i turisti a stelle e strisce hanno incominciato a calare. «Stiamo continuando a investire sui nostri mercati storici (il Canada è al primo posto, ad esempio), come Francia, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia», assicurava Bernal.

Ma, almeno per lo Stivale, i risultati sperati non sono arrivati. Se già a metà giugno, in una lettera aperta inviata alle agenzie di viaggi, tre operatori del calibro di Alpitour, Eden e Veratour avevano annunciato di unire le forze sull’Hotel Sol Club Cayo Largo (per tutta l’estate la struttura opererà in formula all inclusive con programmi di intrattenimento e animazione firmati congiuntamente da Eden Viaggi, Bravo Club e Veraclub), la conferma che qualcosa non va come gli ultimi anni è arrivata pochi giorni fa direttamente dalla bocca del management del Gruppo torinese.

«Purtroppo Cuba non sta dando i risultati sperati. Ma siamo convinti che tornerà, si tratta dei normali cicli di mercato», avevano detto sia Pier Ezhaya che Alessandro Seghi. Colpa, secondo un esperto della destinazione caraibica come il vice presidente sales di Blue Panorama Remo Della Porta, di una «polverizzazione della domanda, anche se dall’inizio di luglio i riempimenti erano buoni, superiori all’85%. È comunque una destinazione che piace agli italiani, dove non vi è più solo richiesta per la tipica vacanza da villaggio turistico».

E se flessione c’è stata, a non risentirne è stato il mercato delle crociere. Ad oggi sono quasi 700 gli itinerari che toccano uno dei porti dell’isola (da L’Havana a Cienfuegos e Santiago de Cuba), in attesa che entro il 2024 il porto della capitale porti da due a sei i moli di attracco del terminal crocieristico. Così, diceva a maggio il ministro del Turismo Manuel Marrero Cruz, i passeggeri che nel 2017 avevano sfiorato le 400mila unità, potranno passare già alla fine del 2018 a 700mila.

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