Demolito in 4 punti per violazione di due direttive europee sull’ambiente e sugli appalti. La Corte dei Conti sventola le motivazioni della bocciatura e assesta un altro colpo durissimo al già traballante Ponte sullo Stretto. Al ministero delle Infrastrutture e trasporti non stappano certo lo champagne, ma non c’è alcuna intenzione di alzare bandiera bianca : “Siamo già al lavoro per superare i rilievi”.
LE MOTIVAZIONI DEI GIUDICI
Promessa mantenuta: i giudici contabili avevano garantito che le motivazioni della bocciatura sarebbero arrivate entro trenta giorni. E così è stato.
Lo scorso 29 ottobre la Corte aveva negato il visto di legittimità sulla delibera Cipess, che risale ad agosto. Il secondo scossone a metà novembre, con il “no” al terzo atto aggiuntivo, che regola i rapporti tra Mit e la società Stretto di Messina.
Il 27 novembre l’atto terzo. In quattro punti, contenuti nella deliberazione della Sezione centrale sul controllo di legittimità sugli atti del governo, la Corte dei Conti elenca le note dolenti che avevano portato al rifiuto di registrazione della delibera Cipess, sulla quale si basa l’iter per la realizzazione del Ponte: violazione di due direttive europee – una sulla conservazione dell’habitat naturale e l’altra sulle modifiche contrattuali – e mancato parere dell’Art (Autorità di regolazione dei trasporti) sul piano tariffario, oltre ad alcuni aspetti che nella procedura di riattivazione del progetto non convincono.
Dall’adunanza del 29 ottobre alle osservazioni depositate il 27 novembre si chiude così un percorso caratterizzato da tre tornate di chiarimenti e da un carteggio serrato con Bruxelles.
Scendiamo nei dettagli. Nel comunicato del Collegio si esplicita che “nell’espletamento del controllo preventivo di legittimità, (la Corte) ha ritenuto di assegnare prioritario rilievo alla violazione della direttiva 92/43/Ce del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, a causa della carenza di istruttoria e di motivazione della c.d. delibera Iropi”; alla “violazione dell’art. 72 della direttiva 2014/24/Ue, in considerazione delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell’originario rapporto contrattuale“.
La Corte, inoltre, rileva la “violazione degli artt. 43 e 37 del decreto-legge n. 201/2011, per la mancata acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario“.
“La Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti – si legge infine – ha depositato in data odierna la deliberazione n. 19/2025/Prev, rendendo note le motivazioni per le quali il 29 ottobre scorso è stato ricusato il visto – e la conseguente registrazione – della delibera Cipess n. 41 del 6 agosto 2025 avente a oggetto: “Collegamento Stabile tra la Sicilia e la Calabria”.
Nella nota dei giudici contabili si fa anche presente che con la medesima delibera “sono state, altresì, formulate osservazioni relative a ulteriori profili confermati all’esito dell’adunanza, ma ritenuti non decisivi ai fini delle valutazioni finali”.
LA REAZIONE DEL GOVERNO
Il Mit incassa il terzo pugno allo stomaco in un mese e in una nota ufficiale fa buon viso a cattivo gioco: “Prendiamo atto delle motivazioni della Corte dei Conti. Continua l’iter per la realizzazione del collegamento tra Calabria e Sicilia, anche alla luce della positiva collaborazione con la Commissione europea. Tecnici e giuristi sono già al lavoro per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un Ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità”.
Scende in campo anche Palazzo Chigi, precisando: “Le motivazioni della deliberazione della Corte dei conti sul Ponte sullo Stretto saranno oggetto di attento approfondimento da parte del governo, in particolare delle amministrazioni coinvolte, che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi“.
L’esecutivo resta dunque fiducioso ed “è convinto che si tratti di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte, in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia un’infrastruttura strategica attesa da decenni“.

