Il turismo urbano in Europa cambia pelle e le principali città turistiche, oltre a registrare un calo nei pernottamenti, evidenziano un cambio di modalità anche nei soggiorni dei visitatori. È il fil rouge della 21ª edizione del City Travel Report di CityDna (City destinations alliance), organizzazione no profit che da vent’anni analizza la metamorfosi delle località più visitate per dare poi indicazioni su come migliorarne la competitività.
Basato su analisi comparative di 128 città, il rapporto ha rivelato che la crescita è ora più moderata: l’incremento medio dei pernottamenti si è fermato al +5,8% nel 2024, in calo rispetto al +13,7% del 2023, a indicare che il turismo urbano non è più in ripresa, bensì in fase di ricalibrazione.
Questo, secondo gli analisti di CityDna vuol dire che la crescita numerica delle notti non è più l’unico parametro di misura e che le destinazioni urbane sono ora chiamate a definire il successo in termini di valore, sostenibilità e prosperità condivisa. Un cambio di paradigma anche nelle strategie commerciali e nella stessa promozione turistica.
Ovviamente i dati di riferimento rappresentano una parte preponderante del rapporto che conferma il continuo predominio di Londra, Parigi e Istanbul rispetto alle altre città turistiche in termini di pernottamenti totali.
Tuttavia, ci sono sorprendenti evoluzioni che riguardano da vicino città italiane come Milano, che ha fatto segnare uno degli incrementi più alti in termini di pernottamenti (+28,1%), e Firenze (+16,6%), che non a caso appaiono nella Top 20 delle città turistiche europee col più alto livello di turismo urbano.
Definizione quest’ultima che – vale la pena ricordare – rappresenta quel fenomeno legato alle attività turistico-ricreative erogate e consumate nelle città, come visite ai siti, ai musei, spettacoli, manifestazioni sportive e quant’altro: 107 delle 128 città analizzate hanno registrato una crescita.
Nella disamina dei mercati di origine internazionali, il rapporto rileva andamenti disomogenei: Russia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Italia hanno registrato una crescita a una cifra, mentre Stati Uniti, Giappone e Cina a due cifre, riaffermando la loro rilevanza strategica per le destinazioni europee.
Ma, in generale, il rapporto ha evidenziato che il volume totale dei pernottamenti (nazionali e internazionali) è cresciuto più rapidamente in altre aree a vocazione turistica (+7,6%) rispetto alle città (5,2%). Queste lacune, secondo gli analisti di CityDna, richiedono un riequilibrio strategico e un più stretto coordinamento tra gli attori del turismo per garantire una crescita sostenibile ed equa a tutti i livelli.
In altre parole bisogna fare i conti con il riequilibrio di domanda-offerta all’insegna della sostenibilità turistica. E l’esempio eclatante è fornito ancora una volta dal raffronto di alcuni dati: la capacità ricettiva nelle città è aumentata del 5,5% nel 2024, con Firenze (+35,7%) e Barcellona (+33,4%) che hanno registrato il tasso di crescita medio più elevato tra il 2020 e il 2024. Al tempo stesso le emissioni di Co₂, legate ai trasporti e ai viaggi turistici verso le città, sono aumentate del 3,3%, e solo 13 città su 59 sono riuscite a ridurre i livelli di Co₂ per turista.
Questi risultati, che tra l’altro giungono in un contesto di continua instabilità geopolitica, inflazione e crescenti preoccupazioni climatiche, impongono strategie di ricalibrazione a lungo termine, che devono dare priorità alla resilienza, alla sostenibilità e al valore per i visitatori. In estrema sintesi, la sostenibilità è un percorso obbligato per le destinazioni da inserire nella propria strategia Dmo.

