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L’identikit del travel manager: oltre l’80% è donna

I travel manager italiani? Per la maggior parte, donne. Che lavorano prevalentemente nel nord Italia, appassionate del proprio lavoro, ma ancora poco valorizzate. L’identikit più aggiornato su cosa vuol dire oggi gestire e organizzare i viaggi d’affari nelle aziende viene dalla ricerca “Beyond Travel Manager”, presentata alla convention dei Travel Mobility Manager e promossa dall’Associazione italiana travel mobility manager (Aitmm) in collaborazione con Travel for Business e Doxa.

A partecipare all’indagine, sono stati oltre 300 tra travel e mobility manager, figure distribuite soprattutto nelle grandi aziende con più di mille dipendenti (39%) e in quelle di medie organizzazioni (meno di 200 dipendenti: 29%; da 200 a mille: 32%). Tutti comunque concordi nel fare del travel management una professione quasi esclusivamente di donne (83% dei rispondenti), suddivise tra nord-ovest (46%), nord-est (36%), centro (15%) e sud (3%).

Per quanto riguarda la collocazione all’interno dell’azienda, come sottolinea Rosemarie Caglia, ceo di Travel for Business, «il 35% dei travel manager risponde alla direzione generale. Seguono per importanza le risorse umane (23%), i servizi generali (15%) e gli acquisti (11%)». Ma non è tutto: solo un terzo del campione è entrato in azienda già con un incarico da travel manager, mentre il 24% lo è diventato (in modo esclusivo) con un cambio di ruolo e il 43% si è visto aggiungere il ruolo alle sue precedenti mansioni.

Sul fronte dell’inquadramento, il travel manager è quasi sempre un impiegato, anche se nel 46% dei casi viene chiamato a gestire delle risorse aziendali e in un caso su due dedica più del 70% del tempo alle attività di gestione dei viaggi d’affari. «In questo contesto, il travel manager arriva al suo ruolo volendo sfruttare un’opportunità professionale che si è creata all’interno della sua organizzazione. In alcuni casi ha fortemente voluto questa mansione, in altri l’ha assunta in abbinamento a un’altra tipologia di attività, ma cercando di contribuire in maniera determinante agli obiettivi», ha proseguito Caglia.

Ecco dunque spiegato perché da parte di tutti i rispondenti non manchi mai una forte sensazione di attaccamento al ruolo, caratterizzato da elementi di “passione” e soddisfazione personale. In piena evoluzione, poi, è il rapporto tra travel manager e agenzia di viaggi. Sebbene il 39% dei travel manager abbia dichiarato che l’adv è molto importante per svolgere il proprio lavoro, addirittura il 48% afferma che sia meglio agire in autonomia.

Il motivo è semplice: ciò che può svolgere un’agenzia di viaggi non va al di là delle abituali pratiche di gestione (52%), oppure del supporto operativo e di assistenza (68%). Un valore come la consulenza, invece, viene raramente preso in considerazione, anche perché è generale opinione che la tecnologia, così come i fornitori di tecnologia, sapranno entro poco tempo offrire nuovi servizi dedicati ai viaggiatori e altrettanti nuovi servizi di consulenza per i travel manager (53%).

Ma come si vedono i travel manager nel futuro? Più attenti a tematiche gestione dei dati (30%), travel risk management e customer experience dei viaggiatori (39%). Ma più in generale, l’aspirazione è quella di portare la propria esperienza manageriale all’interno di tutte le fasi del processo di travel management (ad oggi, infatti, solo il 15% dispone di strumenti di analisi e di controllo precisi) grazie alla consapevolezza che il loro ruolo diventerà più strategico (molto 15%, abbastanza 50%).

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