Una bozza con 137 articoli: dalle misure fiscali, come il taglio dell’Irpef e la rottamazione, al pacchetto per le famiglie e il lavoro, ma anche (o soprattutto, per quanto ci riguarda) le novità sugli affitti brevi e sugli aumenti della tassa di soggiorno, che fanno già discutere. Benvenuti nel cuore della Manovra 2026, il ddl Bilancio.
Il testo prende forma, ma i capisaldi sono già chiari. Dal nostro punto di osservazione inquadriamo innanzitutto i punti focali che riguardano il mondo del turismo.
AFFITTI BREVI
Cedolare secca al 26% per tutti gli affitti brevi anche per chi destina all’uso turistico una sola abitazione. La bozza elimina la riduzione dell’aliquota al 21% – si legge – “per i redditi derivanti dai contratti di locazione breve relativi a un’unità immobiliare individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi”. Sale dal 21 al 26% l’aliquota per chi esercita attività di intermediazione immobiliare e gestisce portali telematici.
«L’aumento della tassazione sugli affitti brevi è una scelta profondamente sbagliata», attacca il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi – Della norma non eravamo stati informati, lo abbiamo letto nelle bozze». Nevi, sottolinea la totale contrarietà a un intervento che arriva mentre si abbassa dal 33% al 26% il prelievo sui cosiddetti stablecoin: «Non ci sembra equo equiparare la casa al trading sulle criptovalute».
Secco rifiuto alla cedolare secca al 26% anche da Aigo Confesercenti: «Non possiamo continuare a essere il bancomat del Paese, chiamati ogni volta a coprire i buchi di bilancio con il nostro lavoro e i nostri sacrifici», tuona il presidente Claudio Cuomo.
«L’aumento al 26% della cedolare secca sugli affitti brevi, unito all’ipotesi di maggiorazione del 30% della tassa di soggiorno – prosegue Cuomo – sarebbero un colpo durissimo per la competitività del nostro sistema e un’ulteriore mazzata per la già debole domanda interna. Ci chiediamo quale sia la strategia che il governo intenda realmente adottare per il settore turistico. La mancanza di una visione chiara volta a governare e valorizzare in modo efficace l’enorme ricchezza rappresentata dal turismo sta frenando, penalizzando e distorcendo un comparto che potrebbe essere motore di sviluppo per tutto il Paese. Non è introducendo nuove tasse o misure di cassa che si miglioreranno le cose».
Il provvedimento non piace neppure ad Aigab e il presidente dei gestori professionali, Marco Celani, osserva senza mezzi termini: «È una stangata sul ceto medio, il governo torni indietro. Il 96% delle case promosse online appartiene a proprietari singoli che con gli affitti brevi arrivano a fin e mese. Il resto proviene da eredità».
«Se approvata – conclude Celani – questa misura produrrà diminuzione dell’offerta e aumento dei prezzi, con meno possibilità per le famiglie italiane di fare vacanze, oltre al rischio concreto di una fuga verso il sommerso. Inoltre, nel lungo periodo registreremo la diminuzione del valore complessivo delle nostre case: in Italia ci sono 9,6 milioni di abitazioni vuote e la ricchezza delle famiglie è in gran parte concentrata negli asset immobiliari. Se il valore delle case cala, il problema diventa strutturale per l’intera economia del Paese».
Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e ceo di Apartments Florence: «L’aumento della cedolare secca è l’ennesima stangata per chi investe nel turismo. uno dei pochi settori che funziona. È una misura che scoraggia gli investimenti e rischia di ridurre l’offerta di alloggi, aggravando ulteriormente la crisi abitativa».
«Il nostro settore contribuisce in modo significativo all’economia italiana – nota Fagnoni – creando occupazione e valorizzando il patrimonio immobiliare, spesso in aree dove l’alternativa sarebbe l’abbandono. Continuare ad aumentare la pressione fiscale su chi opera nel rispetto delle regole è un errore strategico. Serve stabilità, non instabilità normativa».
GLI AUMENTI DELLA CITY TAX
Cuomo ha accennato all’incremento della tassa di soggiorno. La Manovra 2026, infatti, conferma gli aumenti della city tax e, in alcune città come Roma, Venezia e Milano, si potrà pagare fino a 12 o 15 euro a notte.
Il 70% resterà ai Comuni, con un vincolo d’uso che riguarda il turismo, fra manutenzione di strade e spazi pubblici, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali, trasporto locale, pulizia e gestione dei rifiuti.
Il 30%, invece, finirà nelle casse dello Stato. Ben il 30% dei ricavi extra sarà destinato al Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità e al sostegno ai minori accolti nelle case famiglia. E qui già fioccano le prime polemiche: la misura varata da Palazzo Chigi, infatti, viene bollata come “esproprio turistico”.
Ma non è tutto. Anche nel 2026 i Comuni potranno ritoccare verso l’alto la tassa di soggiorno in base alla bozza del Dl Anticipi approvata in Consiglio dei ministri, che, di fatto, prolunga di un altro anno la stagione inaugurata con la Manovra 2024. Tra le amministrazioni comunali e il governo, che si fanno due conti, ci sono i turisti, alle prese con conti sempre più salati. Non benissimo.
Nel dettaglio, i capoluoghi possono spingersi fino a 7 euro a notte, mentre nelle città d’arte il tetto sale a 12 euro. Senza considerare che, in occasione delle Olimpiadi di Milano Cortina, saranno prorogate le disposizioni introdotte nel 2025 per il Giubileo.
Così, i Comuni che ospiteranno i Giochi avranno la facoltà di aumentare la gabella a persona. Esempio: a Milano oggi il tetto massimo è 7 euro e potrà raggiungere i 12, a Venezia da 10 a 15 euro.
Il piatto della city tax non piange e la stima è eloquente. Nel 2025 aveva toccato livelli record, oltre 1 miliardo e 186 milioni di euro, +15,8% sul 2024. Nel 2026 gli esperti prevedono che arrivi a quota 1,3 miliardi. Denaro portato in dote da quel turismo mordi e fuggi visto come il fumo negli occhi da sindaci e albergatori.
E infatti, puntuale, è arrivata la protesta dell’Anci, l’associazione dei Comuni: “Così si toglie autonomia finanziaria agli enti locali”, sottolinea il presidente Gaetano Manfredi, osservando che la tassa era nata per compensare i costi dell’overtourism e non per coprire voci di spesa nazionale: “Ciò che il governo propone ci sembra una soluzione tampone e incerta nel quantum che scarica sui bilanci comunali una spesa che spetta allo Stato”.
A stretto giro hanno alzato la voce le imprese turistico-ricettive. Secondo Confindustria Alberghi, Assohotel, Faita e Federalberghi la proroga per il 2026 delle misure incrementali è “un segnale opposto” rispetto alle attese di riduzione della pressione fiscale. Il rinnovo dell’incremento di 2 euro, nato appunto in occasione del Giubileo, per le associazioni equivale a un aumento tra il 20% (da 10 a 12 euro) e il 40% (da 5 a 7 euro), con un capitolo a parte per le località delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali, dove le indiscrezioni parlano di un +140% (da 5 a 12 euro).
“Valori stellari che si commentano da soli – contestano – Uno svarione che confidiamo venga corretto già in questa fase”. La richiesta al governo è di non inasprire ulteriormente il prelievo e vincolare una parte del gettito alla riqualificazione delle imprese turistiche, come prevede la legge ma “spesso disapplicata dai Comuni”, oltre a snellire gli oneri amministrativi ed economici per chi materialmente riscuote l’imposta.
Assoturismo Confesercenti parla di “provvedimento inopportuno in un momento di stagnazione della domanda interna”: il timore è che l’aumento generalizzato possa frenare il turismo domestico, colpendo le famiglie e le piccole strutture ricettive.
Di “aumenti insensati” parla Assoturismo, che sottolinea come “quest’anno, anche grazie al Codice identificativo nazionale (Cin), il gettito dell’imposta di soggiorno dovrebbe crescere in maniera rilevante”. Non ci sarebbe dunque alcun motivo di intervenire con ulteriori aumenti, ma, piuttosto, “sostenere la competitività del sistema, investendo nella qualità dei servizi, nella promozione e nella valorizzazione del territorio”.
Il Codacons attacca: “Un regalo per i Comuni e danno per il turismo”.
LA TASSA DI SOGGIORNO, CITTÀ PER CITTÀ
– Roma, si continuerà a viaggiare su cifre altissime: 4 euro per gli hotel a una stella, 5 per i due stelle, 6 euro per i tre. Gli alberghi a 4 stelle saliranno a 7,50 euro, mentre gli hotel di lusso toccheranno quota 10 euro a notte. Una cifra che rende la Capitale una delle città più care d’Europa.
– Firenze conferma gli aumenti introdotti nel 2025, usandoli per finanziare la cura dei beni artistici. Da 3,50 euro per gli hotel 1 stella a 8 euro per i 5 stelle. Affittacamere e B&B pagheranno circa 4 euro. Palazzo Vecchio giustifica il balzello per “contenere l’assalto” dei turisti in estate.
– Milano, invece della tregua olimpica arriva la “tassa olimpica”. L’aumento straordinario legato ai Giochi invernali e agli eventi resterà anche nel 2026: l’obiettivo è arrivare a 10 euro, come a Roma. Gli hotel 4 e 5 stelle si attestano sui 7 euro a notte, B&B e appartamenti turistici sui 6,30 euro, campeggi e ostelli sfiorano i 3,50 euro. Palazzo Marino: “Servirà a finanziare i servizi pubblici e il potenziamento dell’offerta culturale”. Così è, se vi pare.
– Venezia, va di moda il modello flessibile e stagionale: B&B e affittacamere pagano tra 2 e 3 euro, fino a 4,50 nei mesi estivi. Appartamenti e strutture turistiche vanno dai 3 ai 5 euro. Gli hotel di lusso arrivano a 7,50 euro. Senza dimenticare il contributo d’accesso – da 5 a 10 euro – per chi entra in giornata, misura che tornerà in vigore il 3 aprile 2026.
– Le altre. Napoli, Bologna e alcune località della Riviera ligure, come Portofino e Santa Margherita Ligure, stanno rivedendo i tariffari, che potrebbero superare la soglia dei 5 euro a notte. In generale, secondo gli osservatori, il 2026 sarà l’anno con la rete di tassazione turistica più estesa di sempre: oltre 1.200 Comuni italiani applicheranno l’imposta, 80 in più rispetto al 2025.
GLI INCENTIVI IN FAVORE DELLE IMPRESE TURISTICHE
Degli incentivi per le imprese turistiche si occupa l’articolo 99, con “interventi in grado di favorire la destagionalizzazione, i flussi turistici la digitalizzazione dell’ecosistema turistico, le filiere turistiche e gli investimenti per il rispetto dei criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) e il turismo sostenibile”.
Per questo motivo “è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028 per la concessione di contributi a fondo perduto per gli investimenti privati nel settore”.
LE BASI DELLA MANOVRA
Tra i punti salienti della Manovra – che include una spending review per i ministeri e sarà esaminata dalle Camere entro il 20 ottobre – il taglio dell’aliquota Irpef intermedia dal 35% al 33%, che alleggerisce la pressione fiscale sul ceto medio. Per i redditi superiori a 200.000 euro, però, è prevista una riduzione di 440 euro delle detrazioni.
“Pace fiscale”: la rottamazione delle cartelle esattoriali, dal 2000 al 2023, consentirà di estinguere i debiti senza interessi e sanzioni, con pagamento in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2026 o in 54 rate bimestrali fino a maggio 2035, con interessi al 4% annuo. Fano eccezione le somme derivanti da accertamenti.
Nel pacchetto famiglia è incluso un rafforzamento del bonus mamme: 60 euro mensili per lavoratrici con due figli fino al decimo anno di età e reddito inferiore a 40.000 euro. I congedi parentali si allungano, con astensioni fino a 14 anni del figlio (invece di 12) e 10 giorni annui per malattie dei figli tra 3 e 14 anni. Previsti sgravi contributivi al 100% (fino a 8.000 euro annui) per chi assume madri di almeno tre figli under 18 disoccupate da oltre sei mesi.
Per i lavoratori flat tax al 15% su straordinari, festivi e notturni nel 2026, fino a 40.000 euro di reddito e con un tetto di 1.500 euro di sconto fiscale. Inoltre, un’imposta sostitutiva al 5% sugli aumenti contrattuali 2025-2026 per redditi fino a 28.000 euro.
Aumentano le pensioni minime. Secondo la bozza, è previsto un incremento per le persone in condizioni disagiate di 20 euro al mese e di 260 euro annui.
Per la carta “Dedicata a te”, riservata ad acquisti alimentari di prima necessità, incremento di 500 milioni annui per 2026 e 2027. Il tetto del 5×1000 sale a 610 milioni, mentre la soglia di esclusione della prima casa dall’Isee passa a 91.500 euro.
Calano le accise sulla benzina “nella misura di 4,05 centesimi di euro per litro”, ma aumentano “nella medesima misura” per il gasolio. Attualmente, le accise sulla benzina sono pari a 713 euro per 1000 litri e quelle del gasolio a 632 euro per 1000 litri per il gasolio.
Sale a 300.000 euro la flat tax per i “paperoni” stranieri che trasferiscono la residenza in Italia e a 50.000 euro per i familiari.
Capitolo banche: il governo punta a raccogliere 11 miliardi in tre anni da istituti di credito e assicurazioni, con un’aliquota del 27,5% per l’affrancamento delle riserve non distribuite nel 2025, che sale al 33% nel 2026. L’Irap per questi enti aumenta di 2 punti percentuali nel triennio 2026-2028.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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