Per visitare Chengdu non è necessario sapere il mandarino, anche se certo aiuta. Ma se si vuole entrare nel mood della vibrante capitale della provincia cinese del Sichuan, allora è fondamentale conoscere almeno il significato del termine bashi. Slang locale che oltre a essere l’equivalente dell’esclamazione wow!, significa anche sentirsi bene, vivere con agio, godersi la vita, assaporare i piccoli piaceri con lentezza. Insomma, un vero stile di vita, ed è proprio così che si vive a Chengdu.
Nonostante con i suoi 21 milioni di abitanti sia la quarta metropoli più popolosa del Paese, il più importante centro economico, commerciale e finanziario della Cina sud-occidentale, Chengdu ha saputo conservare un’atmosfera piacevolmente rilassata. Da ricercarsi nelle oltre 30mila teahouse (un record!), nei parchi all’ombra delle jacarande che a primavera tingono d’azzurro gli ampi viali alberati, nei templi che risalgono all’età imperiale ed erano già qui quando Marco Polo visitò quella che all’epoca era un’importante tappa della Via della Seta meridionale, soprannominata tianfu, la città paradisiaca.
Nella sua opera Il Milione, il viaggiatore veneziano descrive con meraviglia il ponte Anshun che tuttora attraversa il fiume Jin con la sua elegante struttura a pagoda, sebbene sia stato più volte ricostruito nei secoli. Non fa però alcun cenno a ciò che rende oggi la città famosa nel mondo, ovvero il fatto di essere la patria del panda gigante, uno dei tesori nazionali della Cina.
CUCCIOLI COME STAR
Si deve infatti in buona parte alla più alta concentrazione al mondo del pacioso animale, originario delle foreste della regione, l’irresistibile ascesa di Chengdu tra le destinazioni cinesi preferite dai viaggiatori internazionali, che nel 2024 sono stati 1,4 milioni, +190% rispetto all’anno precedente, un trend in linea anche con le prenotazioni per l’attuale stagione estiva.
In aumento anche gli arrivi dall’Italia, grazie ai voli diretti da Milano e da Roma di Air China e di Sichuan Airlines. Non stupisce quindi trovare la città nella top 5 delle migliori destinazioni cinesi del Trip.Best 2025, la classifica stilata da Trip.com, che dopo la conferenza Envision 2025 a Shanghai, ha organizzato un tour per far conoscere a stampa e delegati provenienti da tutto il mondo alcune delle attrazioni locali più apprezzate dagli utenti della piattaforma della Ota asiatica.
A scanso di equivoci, l’intera città sembra brandizzata a tema panda, con l’iconico animale bianco e nero riprodotto in ogni forma e dimensione praticamente ovunque. Ma per un incontro ravvicinato con queste flemmatiche creature non c’è luogo migliore del Chengdu Research Base of Giant Panda Breeding, il più famoso centro di ricerca e conservazione dedicato a questa specie minacciata d’estinzione, dove è possibile osservarli nel loro habitat naturale, ricreato fedelmente in un’oasi di oltre 200 ettari alle porte della città.
Aperto al pubblico nel 1988 con soli sei esemplari, oggi ne accoglie oltre un centinaio, tra cui vere e proprie star come i panda Hua Hua e Qi Yi, anche se in realtà sono soprattutto gli adorabili cuccioli a incantare con i loro giochi i visitatori di ogni età.
CULTURA GASTRONOMICA
Chengdu non si visita soltanto, si assaggia, si gusta, preparandosi a un’esplosione di sapori piccanti che lasciano il palato in fiamme. Cuore della tradizione gastronomica del Sichuan, qui il cibo non è solo un piacere per la gola, ma rappresenta anche un elemento fondamentale dell’identità culturale della città, designata come Città Creativa della Gastronomia Unesco.
Piatto simbolo della cucina locale è l’hot pot, una vera e propria esperienza conviviale in cui i commensali cuociono direttamente al tavolo una varietà di carni, funghi, verdure, tofu e altri ingredienti, immergendoli in un brodo in ebollizione, ricco di sapori intensi e speziati, oltre a quantità allarmanti di peperoncino. Uno dei templi di questa specialità è l’Hotpot Mage Manor, un grande ristorante all’aperto con tavoli sistemati in un giardino tropicale e su terrazze affacciate su un laghetto dove vanno in scena danze e performance musicali.
Per saperne di più sulla ricca tradizione culinaria della regione conosciuta come la “Terra dell’Abbondanza” abbiamo visitato anche il Museo della Cucina del Sichuan (Chuancai Museum), che vanta una ricca collezione di utensili antichi che raccontano millenni di evoluzione culinaria e testimoniano l’ingegno e la raffinatezza della gastronomia locale.
Il posto giusto dove assaggiare tutti i piatti più tradizionali come pancake ripieni, gelatina del nord, Mapo Tofu, noodles e ravioli al vapore di ogni tipo, e poi cimentarsi nella preparazione di una specialità tipica come il pollo Kung Pao sotto la guida di uno chef locale. Non prima, però, di aver fatto una sosta alla Kitchen God Ancestral Hall, una sorta di tempio dedicato al dio della cucina, protettore di tutti gli chef cinesi.
DI VETTA IN VETTA
Tra i tanti primati di Chengu, c’è anche il fatto di essere l’unica megalopoli al mondo incorniciata da montagne che superano i 5.000 metri d’altezza. Nelle giornate limpide si scorge la cima perennemente innevata del monte Xiling, mentre a circa 230 km di distanza si erge il Monte Siguniang, chiamato anche “l’Alpe orientale”, la cui vetta supera i 6.200 metri.
Più remoto e defilato, è invece il Parco Nazionale Jiuzhaigou, letteralmente “Valle dei Nove Villaggi”, una meraviglia naturale che abbraccia altitudini che sfiorano i 4.800 metri, popolata da un centinaio di famiglie tibetane. Lo raggiungiamo con il treno ad alta velocità che dall’estate scorsa collega in un paio d’ore Chengdu con il villaggio di Huanglong, la principale porta d’accesso del parco incastonato nelle pendici orientali dell’altopiano del Qinghai-Tibet.
Il grandioso paesaggio è un susseguirsi di foreste, cascate e laghi cristallini dai sorprendenti riflessi cangianti, blu, verde smeraldo, turchese, che secondo una leggenda avrebbero avuto origine da uno specchio magico, donato dal dio della montagna a una dea. Sfuggitole di mano, cadendo dal cielo si sarebbe frantumato in 108 frammenti, che sono appunto i laghi che punteggiano la valle.
ESPLOSIONE DI NATURA
Rimasta a lungo isolata, fino agli anni ’70 Jiuzhaigou era praticamente sconosciuta al mondo. Soltanto nel 1982 fu istituito il Parco Nazionale – seguito nel 1992 dal riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità Unesco – e avviata una politica di protezione ambientale delle fitte foreste di conifere, aceri e bambù che sono l’habitat di numerose specie rare e protette come il panda gigante, il panda rosso, il takin del Sichuan, il cervo a labbra bianche e centinaia di specie di uccelli.
Per preservare il fragile patrimonio naturalistico, all’interno del parco non sono ammessi veicoli privati, ma ci si sposta esclusivamente a piedi o a bordo di navette che fanno la spola tra i punti più panoramici delle tre valli principali che si incuneano fino a 3.000 metri di altitudine. Ogni sosta regala stupore e meraviglia.
Nella valle Shuzheng si è accolti dalla magnificenza della Nuorilang, la più ampia cascata calcarea della Cina, e dal Rhinoceros Lake, sul cui fondo giacerebbero un monaco con il suo rinoceronte, rapiti dalla bellezza del luogo. La valle Zechawa ospita il maestoso Long Lake, alimentato dalle nevi perenni, e il minuscolo ma suggestivo Colorful Pool che cambia colorazione in base alla luce e alla concentrazione di minerali.
La valle Rize, forse la più spettacolare, racchiude autentici gioielli naturali. Come il Five-flower Lake, dalla stupefacente trasparenza e dalle mille sfumature, che visto dall’alto ricorda la coda di un pavone; il Mirror Lake nelle cui acque si specchia il paesaggio circostante in tutta la sua magnificenza; e il Pearl Shoal, una distesa calcarea su cui l’acqua scorre in una miriade di rivoli che sembrano preziosi fili di perle scintillanti al sole. E si capisce perché Jiuzhaigou è chiamata la “valle incantata”.

