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Mitur, intervista a Santanchè:
«Il turismo deve fare squadra»

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Daniela Santanchè al Turismo? “Ma no, è divisiva”, diceva qualcuno. E si sbagliava per due ragioni. Primo, perché ministro lo è diventata senza intoppi. Secondo, perché il suo mantra, oggi, ribalta il pregiudizio: quello che la senatrice di Fratelli d’Italia vuole è «giocare di squadra». A tutti i livelli. In questa lunga intervista svela progetti e obiettivi, con una certezza: «Il cammino è lungo. Sarò soddisfatta solo quando il turismo sarà la prima industria del Paese».

Quali sono le priorità del ministro del Turismo per il 2023?
«In primo luogo, lavorare alla riforma delle guide turistiche e alla scuola di formazione, perché è imperativo anzitutto avere un corpus organico di norme che regolamenti adeguatamente una professione che è perno del settore, e poi perché occorre garantire – mediante lo studio, la preparazione, l’innovazione, finanche la riqualificazione e l’aggiornamento continuo – le competenze necessarie per determinare un’offerta di alto livello ed elevata professionalità. Il futuro del settore turistico italiano passa anche e soprattutto da questo. Ciò detto, il gioco di squadra non va fatto solo tra istituzioni e amministrazioni, ma deve prevedere il pieno coinvolgimento di quegli operatori che, come guide turistiche e agenzie di viaggi, vivono in prima persona di turismo e al turismo permettono di vivere attraverso il loro lavoro e i loro sacrifici».

Come intende coinvolgere le imprese?
«Replicando il modello proposto con il tavolo sulla crisi della neve in Appennino. Rendendo strutturale il confronto partecipato e democratico e istituendolo come modalità standard per affrontare qualsiasi tematica afferente al turismo, cogliendone potenzialità e peculiarità, al fine di avvicinarci alla più ambiziosa delle priorità: la crescita del settore che, più di tutti, dovrebbe essere il motore trainante della nostra economia».

Ha promesso più risorse al settore: ci può dettagliare quali fondi attiverà, per quali segmenti della filiera e in che tempi?
«Ci siamo mossi già con la legge di bilancio: dai 200 milioni per il Fondo impianti di risalita e innevamento, ai 21 milioni per l’accrescimento del livello professionale nel turismo, e ancora i 34 milioni destinati al Fondo per i piccoli comuni a vocazione turistica e i 25 milioni indirizzati al Fondo del turismo sostenibile, passando per il milione e mezzo di euro per il Fondo cammini religiosi. Ma non solo questo: in legge di bilancio, per il turismo, è prevista anche la detassazione delle mance per il personale impiegato nel ricettivo, il recupero aiuti Covid in eccesso rispetto ai massimali, la proroga al 30 giugno 2023 per le autorizzazioni dei dehors per i pubblici esercizi. Altri interventi mirati hanno riguardato l’incremento a favore del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, l’autorizzazione di spesa di 8,5 milioni complessivi in favore delle società Sport e salute Spa al fine di finanziare il progetto “Bici in Comune”. E poi, nell’ambito del Pnrr Turismo, abbiamo avviato il Fondo Rotativo Turismo, che consentirà di realizzare un’importante opera di riqualificazione delle strutture ricettive. Un fondo di 1 miliardo e 380 milioni per interventi che spaziano dalla riqualificazione energetica, a quella antisismica, passando per restauro, risanamento, digitalizzazione, acquisto di arredi o realizzazione di piscine termali. Una misura che prevedeva uno stanziamento di 180 milioni ma che, grazie all’importante lavoro del ministero nei mesi scorsi, è stato integrato con 600 milioni deliberati dal Cipess concessi a CdP, ai quali si affiancano prestiti di pari importo e durata erogati dal settore bancario a condizioni di mercato. Questo consentirà alle nostre imprese di essere più competitive e al passo con i continui cambiamenti. Un intervento che testimonia il pieno sostegno del governo al comparto turistico, che, soprattutto nell’ultimo anno, ha dimostrato di trainare l’economia italiana».

Le imprese attive nell’outgoing chiedono maggiore attenzione. Quali azioni metterà in campo il suo ministero a sostegno di agenzie di viaggi e tour operator?
«Anche questa è una priorità del mio mandato: tra le prime audizioni che ho tenuto da ministro del Turismo, una è stata rivolta proprio ad agenzie di viaggi e tour operator. Tanto per cominciare, il ministero ha avviato un tavolo per ascoltare le necessità di un comparto che tanto ha sofferto in pandemia e che è ripartito con grandi difficoltà. È da loro che bisogna, appunto, ripartire: dai soggetti che fanno outgoing, dalle loro richieste e osservazioni, dallo scambio di spunti con questi attori che, in prima persona, operano nel turismo. Quindi noi ci stiamo adoperando per monitorare la situazione e accompagnare questi attori nevralgici dell’economia italiana fuori dalla crisi acuita dal caro energia».

Fronte incoming, è in fieri il progetto di rilancio di Italia.it. Come sarà reinventata la piattaforma?
«Il fatto che Italia.it sia tornato nell’ambito di competenza del ministero del Turismo è un’ottima notizia perché significa che possiamo riformularlo in maniera coerente con la nostra visione, tenendo bene a mente quanto il digitale sia strategico per il settore turistico, a partire dal semplice favorire il matching tra domanda e offerta. Di sicuro, l’obiettivo è la semplificazione dell’usabilità della piattaforma, in maniera da renderne immediato e intuitivo l’utilizzo da parte dell’utente medio che voglia organizzare la propria vacanza in Italia».

Ha un team in gran parte al femminile. Che valore aggiunto portano le donne in posizioni-chiave?
«Sicuramente è un bel segnale, anche se penso che l’essere donna sia importante, ma secondario. La squadra che ho composto al ministero è fatta di donne, e di questo vado fiera, donne capaci e competenti al pari degli uomini. Perché non è una questione di genere, ma di capacità, di competenze».

Ha più volte dichiarato che il turismo deve avere maggior peso nelle politiche del governo: come si sta muovendo in tal senso? Ci sono in ballo progetti interministeriali? Quali?
«Certamente. Questo rientra nel concetto di “spirito di gruppo” che ribadisco sin da quando ho assunto questo incarico: è necessario che tutti facciamo il nostro, ma in maniera ben raccordata e unitaria, per ottenere i migliori risultati possibili. Condivisione, confronto, cooperazione sono tre parole d’ordine. Ho già avuto modo di confrontarmi con il ministro Fitto per ottenere maggiori risorse, nell’ambito del Pnrr, ricorrendo pure ai Fondi europei di coesione e sviluppo, perché i fondi inizialmente previsti per il turismo erano alquanto modesti e non bastevoli; ma ho anche avuto occasione di avere incontri con il ministro Calderone, riguardo alla crisi dell’Appennino senza neve, al fine di individuare linee d’intervento efficaci sugli ammortizzatori sociali che, in emergenza, sono a dir poco vitali; e ancora, ho incontrato il ministro Tajani perché, in vista della Ryder Cup che si terrà a Roma quest’anno, vedo nel connubio tra sport e turismo un’ottima leva di sviluppo».

La Cina ha da poco riaperto le frontiere ai viaggiatori. Dal suo punto di vista, sono maggiori i rischi o le chance commerciali?
«Una graduale ripresa dei flussi turistici è attesa dai nostri operatori. L’Italia, seguita da altre nazioni europee, ha adottato opportune misure di controllo per fare in modo che ciò avvenga con adeguate garanzie di sicurezza».

Questione overtourism: condivide la scelta di località come Venezia che da quest’anno imporranno un ticket d’ingresso? Qual è la posizione del ministero sul tema?
«L’overtourism è un fenomeno da contrastare: impatta in maniera dannosa su territori e cittadini, incrina la qualità dell’ambiente e della vita. L’Italia è forse l’unica nazione al mondo in grado di offrire validissime alternative alle grandi città, potendo fregiarsi di una vastità di piccoli borghi. Puntare sul turismo lento, sostenibile, dei cammini e, appunto, dei piccoli borghi, è un driver su cui lavorare per meglio distribuire i flussi turistici ed evitare pericolosi sovraffollamenti. Il punto è che, mancando una visione complessiva, non essendoci una strategia condivisa e ben strutturata tra i vari attori, ogni città o regione agisce nella maniera che ritiene più opportuna per far fronte al problema».

Qual è, a suo parere, il punto di forza e quello di maggiore debolezza dell’Italia turistica?
«L’Italia tutta è il suo stesso punto di forza: da nord a sud, la nostra Penisola è un’immensa riserva di stupende proposte turistiche, mete e destinazioni d’ogni genere, dalle montagne alle pianure, dalla neve alle spiagge, dalle città d’arte alle metropoli, dalla cultura ai piccoli borghi. Se devo individuare la sua maggiore debolezza, invece, temo che questa sia la scarsa fortuna che finora si è avuto nel saper gestire – ossia comunicare, promuovere e valorizzare – a dovere questo prezioso tesoro. È spesso venuto meno, insomma, il sedersi a uno stesso tavolo e collaborare, scambiarsi idee e punti di vista, instaurare una visione d’insieme e giocare di squadra. Si è piuttosto ricorso a una visione a compartimenti stagni, dove ognuno procede per conto suo, ma questo è sempre sinonimo di poca lungimiranza e conseguimento di risultati deludenti nel lungo termine. È su questo che dobbiamo concentrarci per evita-re di trascurare e peggio ancora sperperare un’offerta turistica tanto ampia e varia».

Soddisfatta di quanto fatto finora?
«Sicuramente abbiamo mosso i primi, importanti, anzi fondamentali, passi. Ma il cammino è ancora molto lungo. Determinata sì, senza dubbio, ma soddisfatta lo sarò soltanto quando saremo riusciti nell’intento di portare il turismo lì dove merita, come prima industria della nazione».

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