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Mozione Santanchè senza Santanchè: dibattito “monco” sulla sfiducia

santanchè

Daniela Santanchè non c’è. L’opposizione la mette alla gogna in un’Aula della Camera semivuota, solo la ministra dell’Università Anna Maria Bernini presente nei banchi del governo, ne invoca le dimissioni – «Prima era lei a chiederle agli altri» – ma il ministro del Turismo non si presenta per ribattere alla mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle, in relazione all’ipotesi di reato a suo carico di truffa aggravata ai danni dello Stato. Truffa di 126.000 euro nei confronti dell’Inps per una presunta gestione irregolare della cassa integrazione in deroga Covid della società Visibilia, il Gruppo da lei fondato e dal quale è uscita nel 2022.

A margine, però, il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, fa comunque sapere che «in caso di rinvio di giudizio deciderà Meloni». Già nel luglio 2023 c’era stata una mozione di sfiducia nei suoi confronti, respinta.

A Santanchè, che nei giorni scorsi aveva raccolto il guanto di sfida con un telegrafico «zero preoccupata», oggi ha replicato la deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Elisabetta Piccolotti, vestendo i panni di novella Cicerone: «A che punto ancora deve arrivare Daniela Santanchè per seguire l’esempio di Vittorio Sgarbi, che si è dimesso?».

Rincara la dose Chiara Appendino dei 5 Stelle: «Ha preferito scappare dall’Aula e nascondersi, abbia un sussulto di dignità e si dimetta – attacca l’ex sindaca di Torino – In un Paese normale la ministra si sarebbe già dimessa, anzi non sarebbe mai stata eletta. Davvero serve altro?».  

«Voteremo no alla sfiducia, perché basata sulle indagini giudiziarie», ha già annunciato il senatore di Italia Viva, Matteo Renzi.

A difesa del ministro del Turismo l’intervento in Aula di Pino Bicchielli, di Noi Moderati, che parla di «critiche pretestuose. Abbiamo interrotto i lavori parlamentari per una questione che nulla ha a che fare con il Paese».

I rilievi mossi a Santanchè chiamano indirettamente in causa la premier Meloni che, ribadisce l’opposizione, «non può continuare a difenderla di fronte ad accuse pesantissime».

Unico alfiere del governo in Aula, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Matilde Siracusano, difende Meloni – «Accuse irricevibili» – e prova ad arginare la protesta: «Sono vicende che non fanno onore al Parlamento, non possiamo anticipare un processo, né anticipare il lavoro della magistratura, altrimenti si rischia di creare un pericoloso precedente».

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