“Non chiedete il permesso”. Storia di leadership al femminile
In Italia le donne lavorano più che mai ma continuano a guadagnare meno. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, il divario retributivo medio supera ancora l’11%. Se si osservano le posizioni apicali, la forbice si allarga: soltanto una su quattro è occupata da una donna nelle aziende di media e grande dimensione. Nei settori della tecnologia, dei viaggi e dei trasporti, la percentuale crolla ulteriormente. E mentre si moltiplicano piani di equità e campagne celebrative, i numeri continuano a raccontare un’altra verità. Il tasso di occupazione femminile in Italia fatica a superare il 52%, secondo i dati Eurostat, ben lontano dalla media europea. Più del 70% dei contratti part-time è assegnato a donne. In molti casi, non per scelta ma per mancanza di alternative concrete. E poi c’è chi parte: oltre 6,4 milioni di italiani vivono all’estero, secondo l’Aire. Non è una fuga romantica, è una scelta pragmatica. Sempre più giovani decidono di emigrare perché vogliono che il merito pesi più dell’anagrafe e delle relazioni.
PARLARE INVECE CHE TACERE
È da questo scenario che nasce la mia voce. Non come teoria astratta, ma come esperienza concreta. Ho costruito il mio percorso professionale in oltre vent’anni dentro l’industria che unisce tecnologia e viaggi. Sono madre di un adolescente e oggi guido Sabre Italia dopo aver diretto team internazionali in Uk, in Europa e in Africa. Non sono arrivata dove sono grazie a una quota o a un compromesso. Ci sono arrivata perché ho risolto problemi dove altri evitavano anche di entrare. Perché ho parlato quando sarebbe stato più comodo tacere. Perché ho capito che chiedere rispetto non è presunzione, è semplicemente dignità.
Il mio primo vero impiego fu in Alitalia. Avevo 20 anni appena compiuti, un entusiasmo febbrile e un bisogno vitale di sentirmi parte di qualcosa che contasse. L’aeroporto era più di un luogo: era un organismo vivente, un incrocio di vite e possibilità.
DECIFRARE I PROBLEMI
Poi è arrivata Sabre. Ho iniziato nell’help desk, posizione tecnica e invisibile, ma cruciale. Da lì ho imparato ad ascoltare, a decifrare i problemi prima che si incancrenissero.
A 20 anni mi sono trasferita a Dallas. A 23 guidavo un team a Londra. E non chiedevo legittimazione, la esercitavo. Una volta tornata in Italia, ho proseguito gli studi. Mi sono laureata, ho conseguito un master e nel frattempo ho fondato una scuola di lingue. Non un passatempo ma un’impresa vera, con clienti reali e una gestione concreta. Ho imparato più lì che in qualunque aula universitaria. Intanto Sabre diventava il mio asse. Sono passata da funzioni locali a progetti globali, gestendo progetti transnazionali in Europa, Medio Oriente e Africa. In molte riunioni ero l’unica donna, e non lo nascondevo. Lo rendevo evidente.
Quando mi hanno nominata country director avevo 42 anni. In altri settori una nomina ad amministratore delegato sarebbe sembrata precoce. Qui ero pronta. Dirigere Sabre Italia significa orchestrare soluzioni tecnologiche complesse in un’industria dove ogni giorno si ridefinisce il modo in cui viaggiamo, paghiamo, interagiamo. Il turismo ha generato 215 miliardi di euro nel 2023 secondo il Wttc, e superato i 223 nel 2024; si prevede che entro il 2034 il settore turistico italiano sosterrà 3,56 milioni di posti di lavoro. Eppure la presenza femminile nei ruoli strategici resta residuale.
MAMMA FUORI DAL COPIONE
Anche la maternità viene ancora vista come un vincolo e non come un elemento di forza. Sono madre di un ragazzo di 15 anni e non ho mai delegato il mio ruolo, ma nemmeno l’ho brandito come alibi. La mia agenda è un esercizio costante di flessibilità e precisione. E quella stessa competenza organizzativa è ciò che porto ogni giorno nei tavoli decisionali. Per anni mi hanno detto che dovevo smussare i toni. Che un sorriso in più avrebbe facilitato le cose. Ma nessuno mi aveva spiegato che essere diretta era una forma di autorevolezza. Ho imparato a guidare senza scimmiottare modelli maschili, senza travestire il comando da mediazione. Non credo nella donna accomodante. Credo in chi sa dire di no senza alzare la voce, perché la voce ce l’ha già chiara.
La parte più difficile è stata iniziare. Spezzare il copione. Non alleggerirmi. Non chiedere il permesso. Ma quando una donna si prende il proprio spazio con coraggio, i risultati arrivano. Nel 2024 sono stata nominata consigliera nazionale di Fto, la Federazione Turismo Organizzato di Confcommercio. Non è stato un riconoscimento simbolico, ma una legittimazione sostanziale. Una dimostrazione che la competenza non chiede conferme. Le incarna.
PENSIERO LATERALE
Il travel tech è un settore strategico non solo perché abilita i viaggi, ma perché integra intelligenza artificiale, automatizza processi, migliora l’esperienza degli utenti e rende più efficienti le imprese.
Per restare competitivo ha bisogno anche di diversità nei punti di vista. Di pensiero laterale. Di leadership autentica. Anche femminile. Non perché sia corretta, perché funziona. Non credo nelle quote di facciata. Credo nei sistemi che premiano chi merita. Nelle retribuzioni trasparenti. Nelle valutazioni fondate sui risultati. Nella flessibilità che non penalizza. E nelle donne che fanno da mentore non per compiacere, ma per formare e per pretendere.
Sono cresciuta con un fratello maggiore. Mai una distinzione. Mai un confronto. Mai un privilegio. Solo responsabilità. Ecco perché mi colpisce che tante ragazze italiane continuino a lasciare l’Italia. Perché sanno che in alcuni Paesi non serve chiedere spazio, basta occuparlo. E ricordiamoci che siamo già nate nella parte fortunata del mondo.
CRESCERE SENZA NEGARSI
Quello che chiedo non è eccezionale. È equo. Una cultura che riconosca il merito senza aggettivi. Lo dico con la voce di chi c’è riuscita senza scorciatoie. Di chi ha studiato, fallito, insistito. Di chi non ha mai chiesto trattamento speciale. Solo il giusto riconoscimento. E oggi è ancora qui, non per essere celebrata, ma per essere ascoltata.
La mia storia non è un trofeo. È una prova. Che si può riuscire senza cedere. Che si può crescere senza negarsi. E che le nuove generazioni non dovranno chiedere scusa per ciò che sono. Solo rivendicarlo. Con intelligenza, con rigore, con coraggio.
La foto pubblicata è stata inviata dall’ufficio stampa di Sabre
Paola de Filippo è country manager di Sabre in Italia, con oltre vent’anni di esperienza nel travel tech. Dopo gli inizi in Alitalia ha guidato progetti EMEA per Sabre e oggi coordina vendite e sviluppo per le agenzie offline italiane. È anche membro del Consiglio Nazionale di Fto Confcommercio.
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