Parchi a tema esclusi dall’ecommerce. Appello alla Commissione Ue

by Redazione | 5 Dicembre 2023 16:00

Valutare la legittimità della normativa italiana che regola i sistemi di biglietteria automatizzata, alla luce della disciplina sulla libera concorrenza nel mercato interno dell’Ue. È l’interrogazione parlamentare promossa nei giorni scorsi dall’Associazione Parchi Permanenti Italiani-Federturismo Confindustria alla Commissione Ue.

Normativa che, secondo stime al ribasso, genererebbe ogni anno perdite per 15 milioni di euro in termini di mancati introiti da biglietteria, per un danno totale di oltre 100 milioni di euro, considerando anche i ricavi ancillari, legati a ristorazione e merchandising, a favore dei parchi negli altri Paesi europei.

L’iniziativa intende stimolare le istituzioni italiane ad affrontare in modo oggettivo i limiti di una normativa secondaria, nata per limitare il fenomeno del secondary ticketing ed erroneamente applicata anche al settore dei parchi, che non è soggetto a bagarinaggio e rivendita a prezzo maggiorato. Una disciplina che, al momento, ha l’unico effetto di limitare le vendite e i flussi di ospiti stranieri nei parchi divertimento italiani.

«Si tratta di una normativa senza eguali in Europa che deve essere sottoposta a una profonda semplificazione – attacca Maurizio Crisanti, segretario nazionale dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani – Impone vincoli tecnici e formali tali da rendere di fatto impossibile ai parchi italiani la distribuzione dei biglietti sulle piattaforme e-commerce internazionali, alcune delle quali vendono oltre 120 milioni di biglietti di parchi nel mondo ogni anno. Oltre ai mancati introiti, rileviamo un danno competitivo, perché i parchi degli altri Paesi europei possono avvalersi di questo canale distributivo. Non è quindi possibile competere a parità di condizioni con le imprese degli altri Stati membri».

Il problema è stato segnalato all’Agenzia delle Entrate: tra le norme più restrittive, il limite di 10 biglietti per singola transazione online e l’obbligo di certificare l’intero processo di vendita attraverso il sistema “opt-in”, ovvero l’inserimento di un codice ricevuto via Sms per confermare l’acquisto, che, oltre a limitare le potenzialità di vendita, offre una pessima esperienza di acquisto.

«Sarà interessante conoscere le valutazioni della Commissione, chiamata a esprimersi entro sei settimane – osserva il presidente dell’Associazione, Luciano Pareschi – soprattutto in riferimento all’impossibilità per i parchi italiani di competere in Europa. Il nostro è un Paese a vocazione turistica: ci sono parchi con oltre il 30% di clientela straniera che è abituata ad acquistare i biglietti online prima della partenza sulle piattaforme e-commerce. Tra inflazione, tassi di interesse alle stelle e continui investimenti in innovazione, l’industria italiana dei parchi non può essere penalizzata nelle sue potenzialità di crescita».

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