Scilla e Cariddi non sembrano destinate a stringersi l’una nelle braccia dell’altra. La Corte dei Conti ha detto no al “matrimonio” bocciando il Ponte sullo Stretto: semaforo rosso al visto di legittimità e alla registrazione della delibera Cipess di agosto, che aveva approvato il progetto definitivo. La decisione ha mandato su tutte le furie il deus ex machina dell’opera, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e la premier, Giorgia Meloni, che ha tuonato: «È un atto di invasione dei giudici».
LA SENTENZA
La Corte dei Conti – chiamata a valutare gli aspetti economico finanziari e la correttezza dell’iter procedimentale, senza esprimere un giudizio complessivo sull’opera – non è stata tenera: “Documentazione carente, pareri chiave senza una firma, progetto vecchio e mancanza di atti che definiscano come sono stati quantificati i costi dell’opera tutti a carico dello Stato e calcolati senza computo metrici”.
Il verdetto è arrivato al termine di una lunga Camera di consiglio: “La sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione la Delibera Cipess n. 41/2025 del Ponte sullo Stretto. Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note con apposita Deliberazione entro 30 giorni“.
I giudici contabili avevano chiesto una serie di delucidazioni sulla delibera del Cipess, arrivata a fine settembre, che impegna 13,5 miliardi di euro per l’opera e aveva approvato il progetto definitivo, dando il via libera ai lavori.
Sotto la lente della Corte la procedura d’urgenza adottata – che, come ricorda il Corriere della Sera, “puntava a classificare il ponte come opera di interesse strategico-militare” – e su alcune voci di costo: i giudici avevano inviato un documento alla presidenza del Consiglio, segnalando che “risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione“.
Inoltre, venivano sollecitati chiarimenti sul traffico previsto: “Quanto alle stime di traffico – al piano tariffario di cui allo studio redatto dalla TPlan Consulting – poste a fondamento del progetto si chiedono chiarimenti in ordine alle valutazioni svolte“.
Tra gli altri capitoli esaminati, ovviamente, anche le coperture economiche, la conformità del progetto definitivo alle normative ambientali, antisismiche e alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale. Durante la Camera di consiglio sollevate eccezioni sulla competenza del Cipess, considerato organo “politico”.
E adesso cosa succede? Senza la bollinatura della Corte dei conti il progetto rischia di fermarsi, a meno che il governo non decida di chiederne la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale senza il via libera dei giudici contabili, assumendosi quindi una responsabilità politica rilevante.
LE REAZIONI DEL GOVERNO
La decisione della Corte dei Conti è arrivata come un fulmine a ciel sereno per il governo, che ha reagito con veemenza, a partire dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «La mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento».
«Sul piano tecnico, i ministeri interessati e la Presidenza del Consiglio – prosegue Meloni – hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi; per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer. La riforma costituzionale della giustizia e quella della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di governo, sostenuta dal Parlamento».
A stretto giro la replica durissima di Matteo Salvini, che ha definito la decisione della Corte dei Conti «un grave danno per il Paese e una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico. In attesa delle motivazioni chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora, visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da Sud a Nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori. Andiamo avanti».
Il vicepremier ha poi alzato il tiro in un’intervista al Corriere della Sera: «Questa è la casta giudiziaria che vede il crollo del suo potere e del suo impero. E queste sono le sue ultime, disperate invasioni di campo. Questi signori non ci fermeranno. La scelta sul Ponte non è uno sgarbo alla Lega, ma a tutti gli italiani. Lo fanno contro tutti».
Salvini è un fiume in piena: «È un progetto a cui hanno lavorato 21 Università italiane. Studi di progettazione di mezzo mondo, i migliori, dalla Danimarca al Giappone. Un progetto che desta una curiosità enorme a livello globale. È un progetto sostenuto dall’Europa: il commissario di oggi e il suo predecessore sono entrambi assolutamente favorevoli a quest’opera. E ora, vediamo una scelta dal sapore politico e pochissimo tecnico. Pensano di fermare questo progetto? Si sbagliano, e di grosso».
Di una cosa il vicepremier è sicuro: «Di tempo ce ne faranno perdere di certo. Io ero pronto a partire la settimana prossima. Ci volevano tre anni? Ora ci vorranno tre anni e due mesi. Ma il Ponte si farà».
L’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, si sofferma invece sui rilievi tecnici della Corte: «Abbiamo accolto con grande sorpresa l’esito del controllo di legittimità operato dalla Corte dei Conti. Tutto l’iter seguito è stato sempre svolto nel pieno rispetto delle norme generali e speciali italiane ed europee. Restiamo in attesa delle motivazioni mantenendo l’impegno di portare avanti l’opera, missione che ci è stata affidata da tutto il governo e dal ministero delle Infrastrutture in attuazione delle leggi approvate dal Parlamento italiano».
L’OPPOSIZIONE
Opposizioni al contrattacco. La segretaria del Pd Elly Schlein punta il dito contro Meloni: «Con le sue gravi affermazioni contro la Corte dei Conti chiarisce il vero obiettivo della riforma costituzionale. Non serve a migliorare la giustizia, né serve agli italiani. Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione».
«Il no della Corte dei Conti al visto di legittimità – sottolinea il deputato M5s Agostino Santillo – scrive la parola game over sulla grottesca vicenda del Ponte sullo Stretto. I magistrati hanno ritenuto insormontabili i rilievi mossi al progetto e al carrozzone messo in moto da Salvini: le lacune sono vere e proprie falle. Economiche, procedurali e di rispetto delle norme Ue. Falle che si aggiungono ai nodi non sciolti sul fronte ingegneristico e geologico».
Chiude il deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli: «La dichiarazione della presidente Meloni sulla decisione della Corte dei Conti sul Ponte è di una gravità inaudita, una vera e propria minaccia agli organi costituzionali del nostro Paese, una dichiarazione che rappresenta un colpo alla democrazia. Ha minacciato organi costituzionali dello Stato di essere messi al bando solo perché non obbediscono al volere del governo, che dovrebbe rispettare le leggi e le direttive Europee, cosa che non ha fatto».

