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Pst, Ezhaya (Astoi): «Rischio rigore sbagliato a porta vuota»

Pier Ezhaya_Presidente ASTOI

Se non miglioreranno gli standard del turismo italiano, «il Piano strategico si trasformerà nell’ennesimo rigore sbagliato a porta vuota. E per farlo servono reali investimenti».

Dopo il via libera al Piano Strategico del Turismo 2023-2027, il presidente di Astoi Pier Ezhaya dedica al documento programmatico lungo 322 pagine la seconda puntata della nuova rubrica social “Il Cerchio”, partendo dal poco spazio dedicato al turismo organizzato. «In questo documento si parla di tutto: dal turismo sostenibile in tutte le sue diramazioni a quello dei borghi, dai balneari alla ricettività, dalla montagna alle esperienze e alla formazione – dice – Forse, a essere sinceri, si parla un po’ poco di turismo organizzato, visto che occupa solo 9 pagine delle 322 del documento. Segno che questo ramo della filiera è ancora poco percepito nei suoi valori e nella sua sostanza dalle istituzioni. Non bisogna però fare alcun pianto greco né essere di parte. Bisognerà invece impegnarsi ancora di più per far comprendere anche a questo nuovo ministero che il turismo organizzato è un segmento molto importante del turismo, perché è rappresentato da aziende italiane che rappresentano con orgoglio l’Italia all’estero, che occupa personale italiano e che, per ultimo, dulcis in fundo, paga le tasse nel nostro Paese».

Ezhaya torna poi a discutere del piano nella sua interezza, entrando a gamba tesa sul tema degli investimenti: «Bisogna parlare del Piano a 360° perché prima di essere una parte del turismo, siamo una parte dell’Italia e sappiamo quanto questo comparto può essere importante per l’economia del nostro Paese. Questo Piano è pieno di buone, anzi buonissime intenzioni. Se tutte quante prendessero corpo il nostro turismo nazionale farebbe un grande salto di qualità».

Ed ecco l’obiezione: «C’è un però, tuttavia, ed è un però grande come Piazza San Pietro. In questo Piano non si parla di investimenti e non si parla di risorse. Allora, una domanda sorge spontanea: come può trovare concretezza questo Piano se adesso non sono assegnate delle risorse finanziarie per sostenerlo?».

Il presidente Astoi argomenta citando gli esempi virtuosi di destinazioni competitor. «Tanto per dirne una, il Pnrr per l’Italia che ab origine cubava oltre 250 miliardi, ne vede assegnati al turismo poco più di 2. La Spagna, non si offendano i nazionalisti più estremi ma che è avanti anni luce rispetto al nostro turismo nazionale, ne ha richiesti 25 – ricorda – E allora qualcosa non torna. Forse bisognerebbe imparare da chi ha fatto meglio prima di noi, senza orgoglio e con un po’ più di umiltà. Bisognerebbe comprendere che politiche sono state fatte in Spagna negli anni Settanta e Ottanta per avere oggi un’industria alberghiera che compete sullo scacchiere mondiale. Oppure vogliamo pensare che tutto ciò sia partito solo dallo spirito imprenditoriale degli albergatori maiorchini? Certo, quello è stato il pre requisito, ma poi la Spagna ha attuato politiche concrete per favorire lo sviluppo dell’industria turistica. Basterebbe guardare cosa sta facendo oggi l’Arabia Saudita, e se si può dire che magari ha dei mezzi che altri Paesi non hanno, basta guardare che cosa sta facendo l’Albania o la Slovenia».

Le politiche nazionali si scontrano oggi con le competenze affidate alle regioni dal Titolo V. «Certo, prima di tutto dobbiamo superare il Titolo V. E bisogna dire che questo governo il punto lo ha bene a fuoco. Ma bisogna essere chiari: senza investimenti, questo piano non aiuterà a far diventare il turismo un’industria – aggiunge – Viene da pensare che la nostra sfortuna, può sembrare paradossale, è quella di essere il Paese più bello del mondo. Non lo diciamo da italiani, lo diciamo da tecnici. Da noi i turisti ci vengono comunque, non bisogna arrabattarsi per cercare di attirarli. Oggi però questo non basta più e, se presto non miglioreremo i nostri standard alberghieri e la qualità dei nostri servizi, se non comprenderemo che un turista da una vacanza non vuole portarsi via una cartolina da un luogo di villeggiatura ma un’esperienza a 360°, allora anche questo Piano cadrà nel nulla e si trasformerà nell’ennesimo rigore sbagliato a porta vuota. C’è ancora tempo per far diventare il turismo un’industria, ma occorre cambiare marcia e soprattutto occorre mettere risorse vere, sempre che ve ne sia la reale intenzione».

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