Ryanair: il passeggero dimentica, l’agenzia di viaggi no

by Roberta Rianna | 21 Settembre 2017 14:41

Italiani popolo di smemorati, più che di santi e poeti. Abbiamo dimenticato in fretta chi ci ha ucciso al mercatino e sulla Rambla, figurarsi se serberemo rancore per l’irlandese che per un paio di mesi ci lasciò a terra con le pive nel sacco. A terra, ma tutto sommato illesi.

Se le cose andranno come Michael O’Leary spera, tra un capitombolo sui conti e un’aggiustatina ai contratti di lavoro, il modello Ryanair potrebbe buttarsi alle spalle con discreta disinvoltura la prima vera perturbazione della sua storia. Torneranno i voli garantiti, facendo leva su prezzi irrinunciabili e marketing ai limiti della guerrilla. Italiani come fenici, che dalle ceneri della rabbia risorgeranno scanzonati di fronte a un biglietto Roma-Londra a 9,99 euro. “Ma sì, me la rischio – penserà il cliente medio – Intanto prenoto il volo, all’hotel ci penso dopo”.

Nello stesso scenario, che sul fronte consumer non sembra avere nulla di apocalittico, l’unico canale a risentirne davvero sarà quello intermediato. È facile immaginare che agenzie di viaggi, tour operator e tutto il segmento business travel non avranno una memoria tanto corta.

Ryanair potrebbe così tornare alle origini, quando era un prodotto lontanissimo dai banchi delle adv, a uso esclusivo del fai da te. Addio gruppi, quindi. Addio viaggiatori d’affari. Addio ai proclami del programma Always getting better. Perché Something is getting worst, quantomeno nel trade.

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