Fallimento, di nuovo. Spirit Airlines ha richiesto la protezione garantita dal Chapter 11, la principale legge fallimentare statunitense, per la seconda volta in un anno.
FUORI ROTTA
Spirit era uscita dalla bancarotta a marzo, dopo aver cancellato 795 milioni di dollari di debiti grazie a un accordo con gli obbligazionisti, che avevano accettato di ricevere azioni in cambio del credito. La recente ristrutturazione finanziaria non è riuscita però a riportare la compagnia low cost su un percorso sostenibile, complici gli elevati costi di gestione. Spirit ora ha comunicato che ridurrà la sua rete e la sua flotta, tagli che, a suo dire, ridurranno i costi di «centinaia di milioni di dollari» all’anno.
“Da quando siamo usciti dalla nostra precedente ristrutturazione, mirata esclusivamente alla riduzione del debito di Spirit e alla raccolta di capitale azionario – ha dichiarato il ceo di Spirit, Dave Davis, in un comunicato stampa – è diventato chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare e che sono disponibili molti più strumenti per posizionare al meglio Spirit per il futuro”.
Nell’istanza presentata, Spirit ha elencato attività e passività comprese tra 1 e 10 miliardi di dollari. La compagnia aerea ha cercato di rassicurare i clienti sulla possibilità di continuare a prenotare e volare con Spirit. «Tutte le principali compagnie aeree statunitensi hanno utilizzato questi strumenti per migliorare la propria attività e posizionarsi per un successo a lungo termine», ha scritto Spirit sul suo account Instagram, venerdì.
Spirit si aspettava di uscire rafforzata dalla precedente dichiarazione di fallimento, avviata a novembre e da cui si è svincolata a marzo. Ma la compagnia aerea è stata penalizzata dai costi elevati e dalla debolezza della domanda di viaggi interni negli Stati Uniti.
In un atto depositato in tribunale a dicembre, Spirit aveva previsto un utile netto di 252 milioni di dollari, quest’anno. Ma all’inizio di agosto, ha dichiarato di aver invece perso quasi 257 milioni di dollari dal 13 marzo, dopo l’uscita dal Chapter 11, sino alla fine di giugno. Il titolo di Spirit al Nyse ha perso circa il 72% nell’ultimo mese.
TAGLI AL PERSONALE
I sindacati hanno avvertito piloti e assistenti di volo, all’inizio di questo mese, che potrebbero esserci ulteriori cambiamenti in vista. Centinaia di assistenti di volo sono già in congedo volontario e Spirit ha pianificato di mettere in congedo centinaia di piloti, quest’anno, per ridurre i costi.
“Questo fallimento sarà più difficile rispetto allo scorso anno”, ha comunicato l’associazione degli assistenti di volo (Cwa). L’associazione ha affermato di aspettarsi che verranno offerti più congedi. “Come comunicato qualche settimana fa, vi esortiamo a valutare con onestà la vostra situazione personale, a valutare tutte le opzioni e a prepararvi a tutti i possibili scenari“, ha affermato il sindacato.
DIFFICOLTÀ E RIVALITÀ
Spirit ha avuto difficoltà per anni, a causa di un eccesso di offerta di voli negli Stati Uniti, del richiamo di un motore Pratt & Whitney e della mancata acquisizione da parte di JetBlue Airways, un accordo bloccato in tribunale.
Spirit è la più grande compagnia aerea low cost degli Stati Uniti, seguita da vicino dalla rivale Frontier Airlines, che ha tentato ripetutamente, senza successo, di acquisirla. La scorsa settimana, Frontier ha annunciato 20 nuove rotte che competono con Spirit, per conquistare i clienti della sua rivale in difficoltà.
LA CASSANDRA
Difficile, a questo punto, non ricordare che il presidente e l’amministratore delegato di Frontier avevano predetto questa situazione: «Continuiamo a credere che, con l’attuale piano di proseguire da sola, Spirit sia destinata a perdere soldi», avevano scritto Bill Franke e Barry Biffle alla controparte di Spirit. L’unica soluzione per la crisi, dicevano, è la fusione.

