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Stallo su Alitalia, j’accuse e sciopero dei sindacati

Ennesima impasse nel governo sul salvataggio di Alitalia, mentre i sindacati annunciano una due giorni di sciopero generale a fine luglio. Il Consiglio dei ministri del 26 giugno, infatti, sembra aver sancito l’ennesimo scontro frontale tra i due partner al governo. Da un lato c’è la Lega che vorrebbe aprire all’opzione Atlantia con un importante ingresso nell’azionariato della newco; dall’altro il M5S non intende scendere a patti con la holding che controlla Autostrade d’Italia e che al momento vede in bilico proprio le concessioni autostradali, in seguito alla tragedia di Genova.

Stallo preso di mira dai sindacati che, in conferenza stampa, accusano il governo Lega-5 Stelle di non aver mai convocato le parti sindacali per dibattere un piano complessivo. Ma per Stefano Malorgio, segretario generale Filt-Cgil, Salvatore Pellecchia, segretario generale Fit-Cisl e Claudio Tarlazzi, segretario generale Uil-Trasporti, il tempo è scaduto non solo per Alitalia, ma per tutto il settore della mobilità. Motivazione valida per annunciare, quindi, lo sciopero generale dei trasporti pubblici per il prossimo 24 luglio, e quello del trasporto aereo il 26 luglio.

Le tre sigle sindacali  condividono il medesimo pensiero, ovvero “non ci interessa conoscere i nuovi acquirenti e azionisti di Alitalia, ma verificare cosa effettivamente c’è dietro l’impegno del vicepremier, Luigi Di Maio, che molti mesi or sono si era impegnato su tre punti: rilancio della compagnia, investimenti e nessun esubero”.

In una parola, sottolineano le tre sigle, ad Alitalia non servono scelte politiche, ma scelte industriali. E tra le proposte che verranno sottoposte al governo c’è, ad esempio, un passo strategico che riguarda l’investimento mirato di aeromobili a lungo raggio (attualmente ce ne sono solo  26 su una flotta di 117 aeromobili), unico segmento del business del vettore destinato a garantire profitti.

Lo scontro su Atlantia vede il partito di Matteo Salvini non replicare alla linea dura di Luigi Di Maio, che avrebbe detto «no» anche al fatto che Atlantia possa investire in Alitalia. Fonti del movimento hanno fatto sapere che, nel vertice di ieri a Palazzo Chigi,”non si è parlato di far entrare Atlantia in Alitalia”, anzi il Movimento “lo esclude, visto che vogliamo revocare le concessioni”.

Lo scenario creatosi dopo il Cdm sembrerebbe, dunque, confermare quanto sostenuto dagli stessi sindacati: la partita in corso per la compagnia aerea nazionale è più politica che industriale, tutto a scapito dei passeggeri, della collettività e della stessa filiera turistica italiana che potrebbe risentire di questa costante precarietà intorno al principale vettore del Paese.

Le preoccupazioni delle sigle dei lavoratori, però, sono a 360°. Assenza di risposte strategiche, totale mancanza di scelte nelle infrastrutture e costanti azioni di lobbying. Secondo UilTrasporti, Fit-Cisl e Filt-Cgil, sono questi gli scenari a causa dei quali il settore dei trasporti in Italia rischia la paralisi e una grave regressione competitiva, tanto da rendere indispensabile un confronto serio e concreto col governo.

I sindacati, quindi, presenteranno al governo – il prossimo 2 luglio – un documento congiunto che contiene le criticità di sistema: dalla rete ferroviaria che continua a penalizzare una parte d’Italia dove l’Alta Velocità è ancora un sogno, fino alla rete autostradale. “Con il governo precedente – dicono i sindacati – c’era stato un primo approccio col piano “Connettere l’Italia” dove si prospettava un confronto concreto; oggi non c’è nemmeno una traccia di interlocuzione preliminare, il che significa un’assenza di dialogo e di confronto che preoccupa non poco”.

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