Cieli turbolenti in Europa che da metà settembre a oggi ha visto il fallimento di ben tre compagnie aeree: la low cost scandinava Play Airlines, un altro vettore scandinavo, Braathens Aviation, e la compagnia privata Verijet.
Quest’ultima ha dichiarato il crac nei giorni scorsi: si tratta di una compagnia che si occupa di voli privati, segmento luxury, oramai piegata dalle difficoltà finanziarie e da molteplici cause legali. Il default di Verijet, che peraltro nello scorso decennio aveva avuto picchi di successo, non è apparso inaspettato perché proprio negli ultimi anni aveva dovuto fronteggiare crescenti difficoltà nella gestione finanziaria, e si erano deteriorati anche i rapporti con vari fornitori.
Più clamorosi, invece, i fallimenti in Scandinavia, poiché legati a due vettori commerciali che operavano nel leisure: per Play Airlines la pioggia di cancellazioni di voli è iniziata a settembre. Annullamenti di collegamenti anche per Braathens Aviation, che proprio a fine settembre ha registrato picchi di disservizi messi in risalto sui media scandinavi.
Si allunga così, dal 2024 a oggi, la lista di compagnie aeree in fallimento, a partire da Air Vanuatu, per proseguire con FlyEgypt, JetAir Caribbean, Canada Jetlines e iAeroAirways.
Una falcidia di dissesti che hanno colpito in parte anche brand famosi come la compagnia di bandiera australiana Qantas Airways che ha dovuto chiudere filiali strategiche come Singapore e Abu Dhabi.
Torna così di estrema attualità il dibattito sul fondo di garanzia per le compagnie aeree che le associazioni europee delle imprese di viaggi e tour operating, come Ectaa ed Etoa, stanno chiedendo a viva voce da diverso tempo, a tutela delle attività delle imprese di viaggio — che peraltro sono obbligate ad avere un proprio Fondo — e soprattutto dei consumatori, spesso vittime di improvvisi default che li costringono a rimanere a terra senza alcuna garanzia.



