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Usa, due terzi degli hotel a rischio default entro fine anno

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Allarme rosso per  l’hôtellerie statunitense: il 68% delle strutture lavora attualmente con metà del suo personale ed il 74% degli alberghi ha fatto ricorso a licenziamenti per fronteggiare la devastante crisi causata dall’emergenza Covid-19. È il quadro a tinte fosche delineato dall’American Hotel & Lodging Association che ha condotto una ricerca a campione nelle prime due settimane di settembre, riscontrando una gravissima situazione occupazionale nell’ospitalità Usa.

Da alcuni mesi, quindi, il 68% degli hotel negli States hanno meno della metà del tipico personale pre-crisi che attualmente lavora a tempo pieno ed un buon 70% dei proprietari di hotel ha dichiarato di rischiare il default a causa dei debiti immobiliari che si stanno accumulando dal marzo scorso. A chiusura di ricerca l’Ahla rileva infatti che più di 2/3 dei proprietari di alberghi hanno dichiarato di poter durare soltanto altri sei mesi, se non si interviene con drastiche misure a sostegno delle imprese ed a tutela dell’occupazione, chiedendo urgentemente una concreta assistenza governativa.

E per enfatizzare le priorità dell’industria alberghiera americana l’Ahla ha lanciato tra i suoi associati l’iniziativa “Save Hotel Jobs”, quale gruppo di pressione per esortare i legislatori a passare rapidamente ad efficaci stimoli di soccorso e sostegno prima che sia troppo tardi.

Lo stesso presidente e ceo di Ahla, Chip Rogers ha dichiarato senza mezzi termini: «È tempo per il Congresso metta da parte la politica e dia la priorità a molte aziende e dipendenti nelle industrie più colpite. Gli hotel sono pietre angolari delle comunità americane e sostengono le economie locali e con esse milioni di posti di lavoro. Ogni membro del Congresso ha il dovere si recepire  il nostro messaggio per ottenere un concreto sostegno affinché gli alberghi rimangano aperti e assicurino lavoro ai nostri dipendenti».

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