Villaggi turistici, si cambia.
La ricetta di Nicolaus e Alpitour

by Andrea Lovelock | 3 Agosto 2018 10:57

Come stanno cambiando i villaggi e quali sono le strategie per consolidare il loro appeal, tornando agli albori del loro successo commerciale? Agli inizi del Duemila, la concorrenza delle crociere aveva fatto perdere terreno all’indiscusso re dell’estate italiana. Ma ora i villaggi sono tornati sul trono grazie a nuovi format e strategie innovative di presidio del mercato. Ne abbiamo parlato con i principali player di questo segmento: da Eden a Nicolaus, da Bravo Club a Veratour, interpellati in questa inchiesta in due puntate, che parte dai villaggi in Italia per poi esplorare quelli all’estero.

Gaetano Stea Nicolaus

Gaetano Stea

LA FILOSOFIA NICOLAUS-VALTUR. La ricetta di Nicolaus, oggi proprietario del marchio Valtur per cui si preannuncia il rilancio nel 2019, è illustrata dal suo direttore commerciale Gaetano Stea: «Le persone – spiega – hanno bisogno di stare insieme, cerca sempre di più il contatto con altre persone. Dobbiamo sforzarci di trovare sempre soluzioni nuove per rendere l’esperienza nel villaggio unica, partendo idealmente dai nostri cinque sensi».

E dunque: «Bisogna intanto essere belli, con strutture esteticamente gradevoli anche nella brandizzazione. È necessario curare la pulizia di tutti gli ambienti per avere sensazioni piacevoli anche all’olfatto (e questo richiede anche la collaborazione degli ospiti stessi). Il divertimento deve essere assicurato, con musica e ritmo, senza essere chiassosi e compromettere il relax del corpo e della mente. Fondamentale, poi, la cucina, accompagnando la vacanza con sapori unici. Cerchiamo di far toccare con mano la felicità, soprattutto ai piccoli ospiti, affinché se ne ricordino per tutta la vita».

Nicolaus, da parte sua, ha introdotto quest’anno il Club Prime, «per venire incontro alle esigenze di coppie e famiglie ristrette, che privilegiano i servizi alberghieri di qualità: couverture serale, servizio al tavolo, servizio in camera, facilities di categoria superiore in camera. Senza rinunciare ai plus della vita da villaggio come l’intrattenimento soft, il mini club o la formula all inclusive. Selezionando questa formula in alberghi sul mare di minori dimensioni – chiarisce Stea – abbiamo inteso privilegiare sempre più il contatto umano, l’empatia che si crea con lo staff alberghiero, proprio perché abbiamo notato negli anni che alcuni ospiti gradivano una certa riservatezza, ma allo stesso modo amavano essere coccolati».

Anche i servizi più comuni intanto si evolvono: «Basti pensare al food con la cucina fusion e le rivisitazioni di quella tradizionale, l’attenzione verso le intolleranze e le proposte per vegetariani e vegani. Si studiano anche nuovi format di intrattenimento per adulti con settimane dedicate, ad esempio, allo yoga, al pilates o magari alla musica: tango, liscio, dj-school, percussioni». Molti spunti, a detta di Stea, arrivano dai teenager, più avvezzi alla tecnologia: «Ci avviciniamo al loro mondo, così come fanno tutti i genitori».

Grande attenzione anche all’estetica, con la «selezione di strutture superiori, con camere e luoghi comuni di qualità e soprattutto dove le società di gestione – o i proprietari stessi – sposano in pieno il nostro progetto di vacanza di qualità», conclude il manager.

Paolo Demuru alpitour

Paolo Demuru

MODELLO ALPITOUR. Il villaggio esce, così, dalla nicchia delle “vacanze per sole famiglie”. E diventa molto altro. La rivoluzione a cui stiamo assistendo riguarda anche i Bravo Club, storico marchio del Gruppo Alpitour. Ce ne parlano il contracting manager per l’Italia Paolo Demuru e il brand manager Gianmaria Patti: «Il “tipico villaggio” si trasforma in “resort articolato”, avvicinandosi sempre più a quelli stranieri, ricchi di servizi e talvolta riservati a un cliente dal portafoglio più importante. Il villaggio italiano diventa un villaggio internazionale, frequentato non solo da clienti di casa nostra».

«Oggi le strutture sono dotate di centri benessere, campi da golf, palestre super attrezzate, parchi giochi, parchi acquatici, piscine, grandi teatri , centri diving, una vasta proposta culinaria nazionale e internazionale. E il target – sottolineano – non è solo quello delle famiglie. Anche giovani, senior e coppie frequentano i villaggi e sono sempre più esigenti: cercano novità, tanto meglio se esclusive».

«Andare in villaggio – proseguono – vuole dire scegliere uno stile di vacanza senza pensieri, in totale relax. dove ogni cosa è a portata di mano e tutto è incluso. La formula all inclusive è il plus più importante e richiesto. Grande interesse anche alle biberonerie per i piccoli ospiti ben fornite e ai miniclub super attrezzati, ai corsi sportivi e di ballo, all’intrattenimento serale: dal piano bar che accompagna il “momento aperitivo” allo spettacolo in teatro che deve iniziare con la mini-dance per i bambini solitamente accompagnata dalla mascotte del Club. E ancora, l’attenzione del cliente è al comfort delle camere e alla copertura wifi, che deve essere totale e potente. Per i clienti che non amano la confusione e che non desiderano avere bambini intorno sono nati i villaggi/resort adults only per ospiti dai 16 o 18 anni in su. Anche questo è un plus che può fare la differenza».

La sfida è comunicare la trasformazione dei villaggi alle agenzie di viaggi, che a loro volta orienteranno il cliente verso la struttura più adatta alle sue esigenze. «La linea tra villaggio vacanza e resort è molto sottile – riflettono i due manager – Chi ha un budget va indirizzato su resort di livello superiore con un’offerta strutturata e multiservizio. Il villaggio accoglie il cliente in un mondo a parte, il più delle volte si esce solo dopo aver fatto il check out. Questo stile di vacanza è da consigliare a chi ricerca il coinvolgimento totale, relax dinamico, socializzazione globale, protagonismo sportivo a 360°. Comunque sia, oggi è tutto ampiamente spiegato nei cataloghi e sui siti web, con i plus più richiesti in evidenza. Ci sono poi i video delle strutture che sono molto esplicativi e lo staff del t.o., che conosce bene i prodotti, sempre a fianco dell’adv per aiutarlo anche nella scelta».

enzo carella

Enzo Carella

IL PUNTO DI VISTA DI CARELLA. Tra gli esperti intervistati, anche un professionista come Enzo Carella, con una lunghissima carriera nella villaggistica e oggi direttore del Life Resort Garden Toscana a San Vincenzo, ex Valtur.

«Anche per i grandi villaggi, la differenza non la deve fare il pricing, ma la caratterizzazione dell’accoglienza e l’assistenza in tutti gli ambiti della struttura – afferma – Oggi essere protagonisti nei resort italiani bisogna puntare sull’eccellenza in tutti i servizi, dall’intrattenimento alle attività sportive».

«Al Garden Toscana – racconta Carella – abbiamo cambiato il format e per farlo abbiamo dovuto modificare la mentalità degli stessi componenti del Personale del villaggio. La vacanza deve essere “unica” per ogni ospite, che deve essere protagonista di una esperienza. A noi il compito di assecondare le sue passioni per la musica, per la cucina o magari per lo sport. Da qui la vera sfida che passa per la personalizzazione della vacanza in villaggio, uscendo dai vecchi schemi. In questo contesto, le carte vincenti sono semplicità, sorriso e professionalità. Fare in modo che il cliente si diverta e si rilassi in modo naturale».

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