Voihotels chiude l’anno con il segno più e si prepara a nuove sfide tra investimenti in Italia e all’estero, progetti di ristrutturazione e un forte impegno sul fronte ambientale e tecnologico per supportare al meglio la rete di distribuzione. Ne abbiamo parlato con il direttore commerciale Angelo La Riccia, che ci ha raccontato strategie, risultati e prospettive della catena alberghiera del Gruppo Alpitour.
Si avvicina la chiusura dell’esercizio, può darci qualche anticipazione sul fatturato?
«È stata un’estate particolare, a tratti contraddittoria. Dopo un’ottima partenza abbiamo registrato un rallentamento nel periodo pasquale, quando si è cominciato a spingere di più sull’estero. Anche a luglio e agosto, quando l’attenzione mediatica era tutta sul maltempo e sugli ombrelloni chiusi, c’è stato un momento di incertezza. Nel complesso, però, possiamo dire di essere molto soddisfatti dell’anno. I numeri definitivi arriveranno a fine ottobre, ma i risultati sono già più che positivi. Due gli aspetti che ci rendono orgogliosi: coerenza e qualità. La coerenza, soprattutto sul prezzo: partiamo con una strategia e non la rinneghiamo a stagione inoltrata, nel rispetto di chi ha prenotato in anticipo e ha dato fiducia al brand. La qualità, invece, è certificata dalla reputation online. Oggi le recensioni sono trasparenti e, se offri qualità, il cliente riconosce un valore aggiunto. Rispetto all’anno scorso abbiamo centrato obiettivi di budget sfidanti, legati a prodotti ristrutturati e quindi con attese elevate. Ci avviamo dunque verso una chiusura positiva, soprattutto sul fronteare Italia, che è il riferimento principale di questa analisi».
Oltre all’importante investimento sul Vila do Farol a Capo Verde, annunciato nei mesi scorsi, avete in vista altri progetti all’estero?
«Il Vila do Farol resterà in ristrutturazione per circa 18 mesi e riaprirà completamente rinnovato, con standard internazionali più alti, un aumento delle camere e un posizionamento superiore. In parallelo apriremo il Nungwi Beach Resort a Zanzibar, anch’esso oggetto di una profonda trasformazione. Sarà un villaggio Francorosso con 125 camere affacciato su un’ampia spiaggia. A differenza di altri resort più isolati, qui si respira un’atmosfera vivace, si può uscire, cenare in un ristorante sulla spiaggia, scoprire altri locali o bar. È una parte dell’isola molto animata, che risente meno della stagionalità e resta attrattiva durante tutto l’anno. Quando parlo di nuove aperture all’estero, mi piace sottolineare che lì realizziamo la piena integrazione della filiera Alpitour, dall’ospitalità alle camere, dal tour operator alla costruzione del pacchetto, fino al ruolo delle agenzie di viaggi e, in alcuni casi, anche della compagnia aerea Neos. È un modello che funziona molto bene, perché permette di valorizzare al massimo tutte le nostre competenze».
E in Italia?
«Sul fronte italiano il progetto più rilevante resta il Tanka Village, una realtà molto particolare, quasi una piccola cittadina più che un villaggio, con anche proprietà abitative, dove è stato avviato un piano di riqualificazione quinquennale. Abbiamo concluso il terzo anno, con spazi comuni rinnovati e interventi molto apprezzati dalla clientela. A completamento arriverà anche un nuovo centro congressi. Storicamente il Tanka ha vissuto di notorietà, ma oggi torna a distinguersi anche per la qualità. Un altro progetto importante riguarda l’Arenella, in Sicilia, una struttura di oltre 400 camere, dall’anno scorso di nostra proprietà. Qui stiamo investendo in un piano di ristrutturazione delle camere, a cui seguiranno un nuovo ristorante e un centro congressi».
Sono previste nuove aperture di VRetreats? Quali strategie state adottando per rafforzare l’identità di questa linea?
«VRetreats è la linea più luxury, con target e posizionamento differenti. In primavera abbiamo aperto 20 camere a Matera, rilevando uno storico 5 stelle che sarà ristrutturato. Al momento non ci sono aperture già definite, ma siamo costantemente in fase di scouting, partecipiamo a gare e valutiamo opportunità, anche se non tutte vanno a buon fine. Parallelamente, stiamo lavorando molto sul fronte commerciale e soprattutto sulla comunicazione, in Italia ma soprattutto all’estero. Oggi, infatti, circa 8-9 clienti su 10 di VRetreats provengono da mercati internazionali. Collaboriamo con agenzie di comunicazione digitale per rafforzare la visibilità del brand e posizionarlo come punto di riferimento del lusso italiano nel mondo. L’italianità è la nostra cifra distintiva. Un altro elemento strategico è il cross-selling. Molti ospiti, soprattutto stranieri, spezzano il viaggio in più tappe, ed essendo presenti in tutte le principali mete del Grand Tour, vogliamo accompagnarli in questo percorso, offrendo una collezione riconoscibile per continuità di stile, servizi e qualità. Infine, un aspetto fondamentale riguarda le persone. La formazione del personale e l’elevazione degli standard di accoglienza sono la chiave che fa la differenza, soprattutto verso il cliente internazionale».
Quali mercati presidiate con questa linea?
«Gli Stati Uniti rappresentano quasi un terzo della clientela, grazie anche alle nostre strutture in città molto amate come Roma, Venezia e Firenze. Il secondo mercato per importanza è il Regno Unito, seguito dai mercati di prossimità, in particolare la Germania, che continua a essere molto forte per noi. Ma ci sono anche flussi interessanti da mercati più lontani o emergenti come Australia e Brasile, che esprimono una clientela con capacità di spesa adeguata alla fascia tariffaria dei nostri hotel di lusso».
Con quali criteri scegliete nuove destinazioni e strutture da acquisire o valorizzare?
«Sostanzialmente, puntiamo su strutture sotto le 100 camere, preferibilmente ospitate in palazzi di pregio, non necessariamente storici, ma sicuramente rappresentativi, con uno standing adeguato al posizionamento del brand. L’obiettivo è rafforzarci nelle grandi città, Roma, Firenze e Venezia, dove puntiamo a raddoppiare la presenza. Allo stesso tempo, cogliamo opportunità anche in mete meno battute dal turismo internazionale, come Matera o Ortigia. Tre anni fa, ad esempio, abbiamo aperto nel Nord Sardegna, che all’epoca era ancora relativamente nuova per il mercato americano e oggi, con i voli diretti dagli Usa e nuovi hotel luxury in arrivo, è destinata a crescere molto per questa fascia di clientela. Milano senza dubbio rappresenta per noi il place to be, la destinazione numero uno, dove ci sono diverse opportunità che stiamo valutando. E poi, naturalmente, guardiamo anche alle mete iconiche che attirano i flussi internazionali, come il Lago di Como o la Costiera Amalfitana».
La collaborazione con Wwf Italia rappresenta un elemento distintivo importante. Quali iniziative avete attivato?
«La sostenibilità è per noi una priorità. Abbiamo eliminato la plastica monouso, avviato il recupero degli oli e messo a disposizione degli ospiti auto elettriche. Tutto questo si inserisce in un percorso strutturato e coerente. Con Wwf abbiamo avviato diversi progetti, tra cui laboratori per bambini in tutte le strutture, sostegno alle oasi italiane, visite guidate per i nostri ospiti all’Oasi delle Cesine vicino a Otranto, dove abbiamo due strutture. Lavoriamo anche molto sulla comunicazione rivolta ai nostri ospiti per diffondere pratiche di consumo responsabile e, grazie ai materiali Wwf, accompagnarli in un percorso di maggiore consapevolezza ambientale. Non è semplice greenwashing, ma un impegno concreto, che vogliamo diventi un elemento distintivo della nostra offerta. Sempre più clienti, in Italia e all’estero, scelgono anche sulla base della coerenza in tema di sostenibilità».
Quali sono i principali strumenti e le iniziative commerciali che mettete a disposizione del canale trade?
«Come parte alberghiera del Gruppo Alpitour, in Italia lavoriamo quasi esclusivamente attraverso il canale del tour operator, garantendo alle agenzie comunicazioni puntuali e strumenti di visibilità. La piena connettività con i sistemi Alpitour assicura tariffe e disponibilità aggiornate in tempo reale. Abbiamo inoltre esteso l’operatività del booking a sette giorni su sette, così le agenzie possono contare su di noi anche nei weekend, quando il cliente entra in agenzia.
Il trade vale oltre il 50% del fatturato, in Italia e all’estero, è un canale prioritario che presidiamo mantenendo coerenza di politiche commerciali con parity rate sui prezzi e senza disparità tra canali, evitando sconti nascosti o politiche che minino la fiducia di lungo periodo».
Sul fronte tecnologico e della formazione, su cosa vi state concentrando?
«Come direzione commerciale stiamo investendo molto in tecnologia. Oltre ai primi test con l’intelligenza artificiale, stiamo sviluppando applicativi che liberano le nostre collaboratrici del booking da compiti manuali, permettendo loro di concentrarsi sempre più sul ruolo di consulenti di viaggio. Parallelamente stiamo implementando, insieme ad Alpitour, sistemi di Revenue Management System per garantire tariffe e disponibilità aggiornate in tempo reale. Altrettanto centrale è la formazione del team, sia sugli strumenti tecnologici sia sulle competenze di gestione cliente. È un investimento che non solo migliora il servizio, ma diventa anche leva di retention in un mercato del lavoro dove non è facile trovare figure già formate».

