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Voli Usa, i dubbi dell’Antitrust sulla fusione JetBlue-Spirit

Si avvicina l’ora x negli Usa per la fusione Spirit Airlines-JetBlue: operazione da 3,8 miliardi di euro che farebbe nascere il quinto più grande operatore aereo negli States (dopo le tre sorelle American, Delta, United e la low cost Southwest Airlines).

I vertici di Spirit Airlines – compagnia aerea ultra low cost che fino al 2020 aveva cambiato il panorama dei collegamenti tra America Centrale e Usa – hanno affermato che credono di poter ottenere entro i prossimi 30 giorni un responso da parta del dipartimento di Giustizia statunitense. «Siamo in attesa di capire se l’ente regolatore presenterà una richiesta di blocco dell’accordo o se ci permetterà di proseguire con l’acquisizione», avrebbe detto alla Reuters il ceo di Spirit, Edward Christie.

Un ostacolo all’acquisizione da parte di JetBlue potrebbe arrivare proprio dall’Antitrust Usa e dal dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden che non vedrebbero di buon occhio un ulteriore consolidamento del trasporto aereo nel territorio statunitense.

Molti analisti nordamericani si aspettano, infatti, che l’Antitrust possa costringere le due compagnie a cedere vari asset per permettere loro una fusione, soprattutto in un momento in cui il prezzo del carburante, la carenza di manodopera e la crescente domanda di viaggi hanno di fatto impennare le tariffe aeree.

La preoccupazione per l’approvazione della fusione tra le compagnie aeree è cresciuta dopo che il dipartimento di Giustizia lo scorso anno effettuato delle indagini chiedendo a un giudice lo scioglimento dell’alleanza 2tra JetBlue e American Airlines, sostenendo che ciò avrebbe causato un aumento delle tariffe per i consumatori”.

I vertici di JetBlue e Spirit hanno sempre ribattuto che un eventuale fusione li avrebbe aiutati invece a competere meglio con i primi quattro gruppi aerei statunitensi che controllano circa il 75% del mercato domestico.

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