Subito un dato. Secondo una stima diffusa da Assobalneari, la stagione balneare 2025 avrebbe registrato una contrazione tra il 20 e il 30% rispetto agli anni precedenti, sia in termini di presenze che di consumi. Il mese di agosto sulle coste italiane, complice il caro prezzi, ascoltando i vari attori della filiera sembra aver disatteso le aspettative, con settembre che, però, diviene ormai certezza e garantisce operatività aprendo all’ennesima riflessione sulla bassa stagione che fa da traino alla destagionalizzazione: per chi vende il Mare Italia, allungare le stagioni fino a ottobre può essere – in gergo calcistico – il gol che, nei tempi supplementari, cambia le sorti di una partita sbagliata. O anche la rete in più di una sfida perfetta. Ma ci sono dei tasselli da incastrare, che riguardano la gestione dei territori, la clemenza del meteo e pure il calendario scolastico italiano.
EPPUR SI MUOVE
Le ultime statistiche del ministero del Turismo, elaborate su dati Istat, hanno rilevato che alcuni giorni di settembre – ovviamente va considerata anche la montagna – segnano un andamento superiore alla media nazionale del trimestre estivo. Ad esempio, il primo weekend del mese e la settimana tra il 15 e il 21 hanno registrato un tasso di saturazione rispettivamente pari al 44,65% e al 44,4% (in confronto al 43,5% della media di giugno, luglio e agosto). La tesi – la parte del leone la fanno sempre i turisti stranieri – si rafforza estrapolando un ulteriore dato fornitoci da Federalberghi, che mostra una progressione di cui, appunto, bisogna tenere conto: prima del Covid, nel 2019, il mese di settembre ha portato oltre 46 milioni di presenze nelle strutture ricettive italiane, per superare quota 49 milioni nel 2023 e oltrepassare la soglia dei 50,5 milioni nel 2024.
Una progressione, questa, che abbiamo riscontrato anche a ottobre, quando sono state totalizzate qualcosa come 27 milioni di presenze nel 2019, passate a più di 29 milioni nel 2023 e a 31,4 milioni nel 2024. Significa che la gente, in questi mesi viaggia, e dirottarla sulle destinazioni mare fuori dai picchi non è poi cosa impossibile. «Rispetto al recente passato – ci ha raccontato Dante Colitta, direttore network Welcome Travel Group – c’è sicuramente una ricerca di periodi alternativi a quelli canonici. Deve esserci, però, anche un tangibile risparmio economico così come location con servizi all’altezza delle aspettative. Soprattutto per quei clienti che per la loro vacanza estiva, spesso unica uscita dell’anno, pretendono giustamente certi standard».
STRATEGIA CONDIVISA
C’è quindi da condividere con le istituzioni e tutti gli attori della filiera turistica una strategia per creare i presupposti affinché certe location turistiche eroghino servizi e assistenza agli ospiti anche a fine settembre o inizio ottobre, almeno, allo stesso livello di quelli dell’alta stagione. «Ma poi c’è da fare un ragionamento generale: premesso che è impensabile fare di settembre un periodo con performance simili a quelle di luglio, ancor meno a quelle di agosto, è innegabile che la coda dell’alta stagione può comunque rappresentare un periodo appetibile per fare programmazioni su mete che, se spostati in avanti i periodi programmabili, potrebbero far risparmiare sia gli operatori in termini di costo dei servizi dei fornitori, che il consumer riguardo al prezzo finale del pacchetto. Dovremmo tutti impegnarci a creare i presupposti. Se continuiamo a concedere le ferie alla maggior parte della popolazione attiva tra il 5 e il 30 agosto è chiaro che la filiera del turismo organizzato può poco», ha aggiunto Colitta.
CREARE ATTRATTIVITÀ
Ad agevolare la destagionalizzazione ci sono tendenze come la volontà di frequentare mete “calde” meno affollate, che diventano più godibili, e la permanenza media dei viaggi estivi che si accorcia, con il budget che in diversi casi si divide in più mini-vacanze su più mesi. «Le cosiddette spalle stanno in piedi se le strutture alberghiere – commenta il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara – hanno solidità e in particolare se attaccate o quasi contigue all’alta stagione. Lo sforzo deve essere quello di creare occasioni che fanno sì che una destinazione nel suo complesso continui a restare aperta. Il mese di spalla è importante oggi; per far sì che tenga, cresca e porti a destagionalizzare occorre lavorare su una politica fondata su eventi che facciano da attrattore».
Secondo l’assessore al Turismo della Sardegna, Barbara Manca, «è necessario che gli operatori, gli enti locali e il tessuto economico regionale offrano esperienze e motivi validi per venire in posti come la Sardegna fuori stagione. Bisogna creare nuove ragioni per scoprire l’isola anche nei mesi autunnali e invernali. Senza dubbio l’abbassamento delle tariffe rappresenta un forte incentivo, che favorisce la possibilità di programmare vacanze più lunghe o soggiorni anche al di fuori del picco estivo».



