Tassa di soggiorno, cosa stabilisce il decreto Rilancio

04 Giugno 07:00 2020 Stampa questo articolo

Il decreto Rilancio ha chiarito tempi e modalità della tassa di soggiorno: spetta ai titolari e gestori delle strutture ricettive riscuotere il pagamento della tassa da parte dei clienti e sono anche obbligati alla presentazione della dichiarazione annuale, osservando tutti gli adempimenti previsti dalla legge e dal regolamento comunale.

La dichiarazione, per la quale dovrà essere approvato un apposito modello, va presentata esclusivamente in via telematica entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si è verificato il presupposto per il pagamento dell’imposta. Il titolare della struttura è assoggettato al pagamento delle sanzioni per omessa o infedele dichiarazione o per omesso, ritardato, parziale versamento dell’imposta di soggiorno e del contributo di soggiorno.

Intanto l’Osservatorio Nazionale della Tassa di Soggiorno gestito da Jfc ha già reso noto che l’incasso stimato per il 2020 non supererà i 180 milioni di euro con una riduzione del -70% rispetto agli oltre 660 milioni di euro riscossi lo scorso anno.

Con le precisazioni contenute nel decreto Rilancio, inoltre, gli albergatori e i titolari di strutture ricettive non possono addebitare ai comuni i costi sostenuti per l’incasso e il riversamento dell’imposta di soggiorno. Il ristoro delle spese sostenute da chi svolge questa attività commerciale non può essere previsto nel regolamento comunale neppure sotto forma di aggio o percentuale proporzionale alle somme incassate. Secondo quanto disposto e ribadito nel dl Rilancio i comuni non possono riscuotere l’imposta di soggiorno se non sono inseriti in un elenco predisposto dalla Regione di appartenenza.

In caso contrario i contribuenti possono contestare le richieste di pagamento degli albergatori. Spetta alle Regioni individuare i comuni che sono legittimati a istituire l’imposta di soggiorno. Solo i comuni capoluogo e le unioni di comuni possono imporre il pagamento dell’imposta di soggiorno, per gli altri enti è necessaria l’inclusione nell’apposito elenco regionale, previo accertamento della loro vocazione turistica.

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Andrea Lovelock
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