Affitti brevi, l’Ue detta legge:
approvato il Codice Unico

Affitti brevi, l’Ue detta legge: <br>approvato il Codice Unico
19 Marzo 10:45 2024 Stampa questo articolo

Arriva la regolamentazione europea per gli affitti brevi: il Consiglio dell’Ue ha infatti approvato l’introduzione del Codice Unico Europeo che verrà applicato a tutti gli immobili a destinazione turistica.

Un significativo colpo di acceleratore in una materia che vede l’Italia ancora in ritardo, alle prese con un analogo sistema di classificazione unica per fissare su base nazionale regole omogenee tra le varie Regioni, che al momento stanno adottando procedure e parametri differenti tra loro. Il segnale che proviene dall’Ue è ben preciso: si vuole creare una banca dati unica europea per la condivisione di dati relativi a queste modalità di locazione, anche in vista di un interscambio di informazioni fiscali.

Le regole approvate dall’Ue verranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e il Codice Unico sarà reso operativo in tutti gli Stati membri entro 24 mesi. Fra due anni, quindi, sarà pronta la banca dati in grado di contenere tutte le informazioni di un mercato in forte espansione, soprattutto attraverso le piattaforme online dove transitano centinaia di milioni di pernottamenti.

In buona sostanza Bruxelles vuole regolamentare un ambito di servizi turistici letteralmente esploso in questi ultimi tre anni, per consentire la tracciabilità dei servizi erogati, e quindi tenere sotto controllo contabile e fiscale un ambito che finora ha goduto di un ‘sommerso’ di crescente valore economico.

Tutto questo mentre in Italia, con un certo ritardo, si cerca la quadra con l’annunciato ma ancora non decollato Codice Identificativo Nazionale da render valido in tutte le regioni e proprio la scorsa settimana si è tenuta una riunione tecnica tra Governo e Regioni per  stabilire tempi e modalità nell’utilizzo di un unico software in grado di armonizzare anche l’operatività degli affitti brevi su tutto il territorio nazionale. La riforma, ispirata dal Mitur, era stata varata dal governo lo scorso dicembre.

Quello attualmente allo studio è un sistema molto simile al Codice Unico approvato dall’Ue, che prevede un processo di registrazione e di identificazione degli host, delle loro proprietà e tutti i dati relativi alle prenotazioni dei clienti. In buona sostanza, il codice identificativo verrà generato attraverso la raccolta di dati, quali tipo di immobile, indirizzo, numero di camere e di posti-letto, caratteristiche del locatore. Un processo al termine del quale viene rilasciato un numero di registrazione da inserire nel “registro pubblico”. Un modello adottato per garantire gli ospiti ma anche chi sarà preposto a effettuare controlli sulla regolarità dell’attività ricettiva.

Nella regolamentazione dell’Ue c’è anche una parte riservata alle piattaforme online, che avranno alcuni obblighi relativi alla raccolta dati, alle informazioni pubblicate e al controllo su eventuali irregolarità degli host, oltre alla responsabilità legata alla veridicità delle informazioni e dei dati raccolti e pubblicati.

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Andrea Lovelock
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