Albergo nautico diffuso, dalla Sardegna arriva la prima legge in Italia

Albergo nautico diffuso, dalla Sardegna arriva la prima legge in Italia
20 Settembre 12:39 2021 Stampa questo articolo

La prima regione italiana a regolare con una legge l’albergo nautico diffuso è la Sardegna. Prende spazio la nuova forma di ricettività che spinge su vacanze esperienziali sostenibili a contatto con la natura.

Il tema è stato oggetto di un talk in streaming durante il Salone Nautico di Genova, promosso da Confindustria centro nord Sardegna, in cui si è fatto il punto e si è cominciato a definire meglio le soluzioni di intervento da mettere a sistema.

L’obiettivo è sollecitare l’approvazione di una normativa nazionale, ancora assente, per favorire lo sviluppo di un turismo autonomo, capace di attrarre flussi aggiuntivi rispetto a quelli della ricettività tradizionale.

L’albergo nautico diffuso non va confuso con il classico charter, nel quale si noleggia l’imbarcazione con l’equipaggio. Nell’albergo nautico la struttura aziendale rimane a terra, non ha equipaggi e si occupa di tutti i servizi tipici di una struttura ricettiva: promozione del territorio, accoglienza del cliente, assistenza 24 ore su 24, vendita di servizi turistici territoriali. Le unità sono camere di una residenza turistico alberghiera in quanto dotate di cucina e, a differenza del charter, non possono muoversi liberamente dove vogliono. Le aree di navigazione sono limitate al tratto costiero di prossimità alla base di armamento. Qui devono avvenire gli imbarchi e gli sbarchi.

Con il coordinamento di Fabio Colivicchi, giornalista e velista, sono intervenuti al talk Piero Maieli, presidente della V Commissione Turismo e Artigianato del Consiglio regionale della Sardegna, Giuseppe Meloni, membro del Consiglio Regionale della Sardegna, Giovanni Conoci, vicepresidente di Confindustria Centro Nord Sardegna e presidente Assonautica Nord Sardegna, Giansimone Masia, direttore di Confindustria Centro Nord Sardegna, Sergio Bucci, project manager di Sps s.r.l. e coautore di studi sull’albergo nautico, Roberto Saba, consulente Green Economy e Programmazione Europea, Giuseppe D’Amico, vicepresidente della Federazione Italiana Vela, e, in chiusura, la viceministra dello Sviluppo economico Alessandra Todde.

LEGGE SARDEGNA. La legge regionale 13/2021 rappresenta una novità. «Non c’erano schemi o modelli di riferimento, eppure il tema ha subito suscitato l’interesse di tutti i gruppi consiliari – ha spiegato Piero Maieli, consigliere regionale e primo firmatario della proposta di legge – In base alle norme approvate lo scorso giugno + l’attività turistica deve essere gestita in forma imprenditoriale e le unità da diporto possono essere concesse in uso ai clienti con contratti di locazione. Si tratta di un nuovo modo di concepire l’accoglienza».

Diverse aziende nautiche associate a Confindustria centro nord Sardegna alcuni anni fa hanno iniziato a sollecitare una prima regolamentazione normativa del fenomeno ancora poco o per nulla sviluppato. Di qui l’esigenza di promuovere e far conoscere a livello istituzionale una forma di fruizione del mare e delle coste innovativa.

In altri Paesi, dalla Grecia alla Turchia, l’albergo nautico è già una realtà consolidata. La Sardegna, con ben 1800 km di coste, può contare oggi su appena 300 imbarcazioni. In Croazia invece sono oltre 6mila.

«Sono soddisfatto per la legge, che ora permetterà di sviluppare questa forma di ricettività in tutta l’isola. E spero che la Sardegna faccia da apripista nei confronti di altre regioni», ha dichiarato Giuseppe Meloni, consigliere regionale.

«La Federazione Italiana Vela non può che auspicare che anche altre regioni seguano la Sardegna. Si tratta di un turismo delle famiglie e prima della pandemia interessava soprattutto gli stranieri. Per via del covid anche gli italiani si stanno avvicinando a questa forma di fruizione turistica, che permette di incentivare la “cultura del mare” e anche di proteggere l’ambiente», ha detto Giuseppe D’Amico, vicepresidente Fiv.

«L’albergo nautico può garantire effetti positivi sull’economia isolana ma anche una migliore tutela del territorio costiero. Possiamo generare importanti flussi turistici di incoming grazie all’aumento dei posti letto. Tutto senza intaccare un solo metro quadro di territorio. E contestualmente togliamo pressione antropica dagli arenili, spesso già sovraffollati, per spostarla a bordo delle imbarcazioni», ha aggiunto Giovanni Conoci, vicepresidente di Confindustria centro nord Sardegna.

«Il settore nautico da tempo aveva bisogno di un riconoscimento di questo tipo. La legge è la dimostrazione che quando si parla di buona politica non ci sono bandiere né schieramenti. Credo inoltre sia importante lavorare con le associazioni che rappresentano il settore nautico – ha ricordato la viceministra Alessandra Todde – L’esempio sardo va esportato. Il tema può essere rappresentato anche in altre regioni che hanno una vocazione di turismo nautico. La nostra nazione è fatta di coste e bellezze naturalistiche meravigliose. La fruizione che si può fare mettendo in sinergia nautica e servizi a terra può essere davvero uno strumento di rilancio».

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