Big data al servizio dell’incoming. La ricetta di Malacrida (Str Italia)

05 Settembre 13:53 2018 Stampa questo articolo

Ospitare al meglio con l’aiuto dei big data: è l’obiettivo dell’hôtellerie 4.0 ed è stato anche tema centrale di uno studio per professionisti della ricettività che il Ciset, centro internazionale di studi d’economia turistica, e Str Italia, player mondiale nella misurazione delle perfomance alberghiere, hanno organizzato a Treviso, al Campus Universitario di Cà Foscari della Marca.

Il workshop dal titolo Certification in Hotel and Tourism Industry Analytics, si è tenuto al termine della Conferenza delle idee promossa da Aiest, associazione che riunisce i più importanti esperti di turismo, che si è tenuto nei giorni scorsi ala Camera di Commercio di Treviso.

Marco Malacrida di Str Italia, fondatore tra l’altro di Italia Hospitality, ha acceso i riflettori sul Veneto. I dati dimostrano come nei primi 7 mesi dell’anno, Venezia abbia registrato una variazione negativa del RevPar (ricavo per camera disponibile), in calo del -13% rispetto al 2017; mentre a Mestre la variazione è stata del -6%. Al contrario, città come Udine, considerata destinazione secondaria, ha fatto segnare un +4%. Da qui l’importanza di saper leggere i big data a supporto di una strategia sempre più mirata.

«L’utilizzo dei data analytics nell’industria dell’ospitalità è diventato fondamentale – ha sottolineato Mara Manente, direttore del Ciset – In particolare, gli strumenti messi a disposizione da Str Italia permettono di confrontare le strutture ricettive locali e nazionali con quelle internazionali, individuando benchmark estremamente importanti per il settore alberghiero».

Ma è l’intera filiera del turismo organizzato, a partire dagli operatori incoming, a poter beneficiare dell’utilizzo mirato dei big data, come ci ha spiegato lo stesso Malacrida: «Escludendo arrivi o presenze, indicatori fin troppo generici, noi di Str ci occupiamo di un certo tipo di dati economici. Si devono conoscere in modo approfondito le modalità di spesa dei viaggiatori, che sono il vero valore generato dal turismo. Ad esempio Venezia, nell’ultimo periodo, ha visto aumentare a dismisura i crocieristi che non lasciano ricchezza sul territorio, allontanando gli high spender. È arrivato il momento di invertire la tendenza e, al tempo stesso, valorizzare e commercializzare le seconde e terze destinazioni».

Uno degli esempi calzanti sul fronte incoming è dato dalla Cina: «Basterebbe organizzare un’offerta per le città cinesi con più di 5 milioni di abitanti, che sono almeno venticinque, con una strategia peer to peer (volo+sistemazione), per generare un vero investimento mirato. E ancora – aggiunge Malacrida – se l’Italia si collegasse con le 100 città minori che nel mondo hanno più di 5 milioni di residenti avremmo un enorme potenziale di domanda. Altro dato da sfruttare eriguarda i 120 milioni di milionari cinesi propensi a fare più viaggi long haul nell’arco dell’anno. Farli atterrare in centri minori, organizzando tour sul territorio, vorrebbe dire generare un indotto dai grandi volumi di spesa, con benefici per l’artigianato e l’enogastronomia».

Malacrida auspica, dunque, di uscire dal provincialismo della prom-ommercializzazione turistica attraverso un appropriato uso dei big data.

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Andrea Lovelock
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