A Borgo La Chiaracia per riveder le stelle

26 Marzo 07:00 2019 Stampa questo articolo

Un ciliegio secolare che svetta sul borgo, imperioso. Più in là un allevamento di maiali Mangalitza, così simili a pecore con il pelo ungherese lungo e riccio. Balordi. E poi vitigni e distese di farro, che quest’anno saranno girasoli. E lassù, su un altopiano nascosto, la fattoria di Emanuele e Alessandra, dalle cui capre alpine derivano yogurt e formaggi perfettamente bio. Pregiati quanto quelli francesi. E ancora il miele Rohrwacher di api umbre e padre tedesco. E gli oli e le nocciole e le lenticchie e qualsiasi altro ben di Dio.

Siamo in Umbria, mica in un film, e questo è il contesto in cui sorge uno scrigno dalle grandi sorprese: il nuovo 5 stelle Borgo La Chiaracia Resort & Spa, reticolo di casali countryside nel comune di Castel Giorgio, oggi vero polo d’eccellenza per la cucina gourmet, il benessere e il Mice. Un gioiellino da 26 stanze, di cui tre suite – con la Spa Livinna e due sale meeting all’avanguardia – tirato a lucido dai proprietari Eugenio Vinciguerra e Anna Ramazzotti, soci da trent’anni della tecnologica Vrm Italia con il sogno (oggi realizzato) di dare vita al primo vero smart resort d’Italia. Un luogo dove l’avanguardia hi-tech si fonde con la sua cultura ancestrale, commercializzato in partnership con Rsi Group.

«Non è un semplice hotel, è il nostro showroom – ci spiega Eugenio – Qui abbiamo adottato le più moderne tecnologie, mica solo un po’ di domotica. Le sale meeting sono dotate di schermi touch connessi al mondo, gobbi digitali, telecamere che seguono l’oratore. E poi fibra ottica in tutta la struttura, reti telefoniche potenziate e la possibilità di tenere videoconferenze anche dalle camere. Per questo ci hanno già scelto aziende come Renault e Abbott».

Ma l’hotel è aperto tutto l’anno e, oltre al Mice, vuole anche il leisure. Perciò ha invitato giornalisti e influencer per testarne le potenzialità.

Arriviamo al borgo nel tardo pomeriggio di venerdì, quando il tramonto colora il cielo di arancione e infiamma i 14 ettari di verde tutto intorno. In sintonia con l’antica denominazione di Case Bruciate di questa porzione dell’Alfina, in provincia di Terni.

ravioliDopo un aperitivo con lardo e foie gras all’Etrusco Bar, ci trasferiamo ai tavoli del Ristorante Radici. È il regno dello chef sorrentino Michele Esposito, colui che – ai tempi del Regency di Salmiya – conquistò i palati del Kuwait. Ci accoglie con i ravioli di Nonna Lena ripieni di scarola, uvetta e pinoli; uovo poché con alici e nocciole dei Monti Cimini; Mangalitza affumicato e dessert all’olio. Piatti a chilometro venti (per non dire zero) da mangiare anche con gli occhi.

Solo a fine cena usciamo a “riveder le stelle”, seguendo il tema d’ispirazione dantesca scelto dal consulente per la comunicazione Stefano Ferri. E come in un viaggio tra i gironi della Divina Commedia, saliamo l’indomani a Civita di Bagnoregio per poi finire sottoterra nei cunicoli etruschi di Orvieto, dopo aver ammirato nel Duomo il Giudizio Universale di Luca Signorelli, opera che ispirò Michelangelo nella realizzazione della Cappella Sistina.

Arriva presto domenica e il paradiso del relax è la Livinna Spa gestita da Liviana De Sisti, colei che ha brevettato Physia, sofisticata tecnologia che attraverso onde elettro-vibrazionali restituisce alle cellule l’energia perduta. Un elisir di lunga vita in chiave moderna oggi custodito a Borgo La Chiaracia.

L'Autore

Roberta Rianna
Roberta Rianna

Direttore responsabile

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