A Bruxelles i big five dei voli: fronte comune contro le tasse

08 Febbraio 16:45 2017 Stampa questo articolo

Grandi manager alla rivoluzione, sopratutto se si parla di costi. Così le linee aeree fanno breccia nel cuore d’Europa, a Bruxelles, e rilanciano la loro battaglia su tasse, costi aeroportuali e scioperi durante il primo summit di Airlines for Europe.

Compagnie low cost, legacy o leisure: non ci sono differenze quando si tratta di fare lobby presso le istituzioni, abbattere le tariffe e regolamentare l’attività dei controllori di volo.

Dicono di voler garantire la libertà e il risparmio per oltre 900 milioni di passeggeri, ma non nascondono nemmeno l’enorme interesse economico che è alla base delle loro battaglie.

Ci sono proprio tutti al Concert Noble, regale sala ricevimenti nel centro della città belga, soprattutto i cinque fondatori dell’associazione che festeggia il primo anno di attività. Carolyn McCall di easyJet, Willie Waish del gruppo Iag, Michael O’Leary di Ryanair, Carsten Spohr di Lufthansa e Jean-Marc Janaillac di Air France-Klm.

«Ci sono più cose che ci accomunano di quelle che ci dividono», ripetono all’unisono i manager in una conferenza stampa congiunta dove i 5 big parlano uno alla volta, tre slide per ognuno, e si dividono i temi come fossero il Movimento 5 stelle, o una assemblea di studenti.

Una collegialità mai vista finora: la Comune di Bruxelles che è, in realtà, una prova generale per una rivoluzione anti-tasse delle ricche linee aeree. La battaglia principe del 2017 per A4E che ne ha approfittato per lanciare una serie di appelli diretti all’Unione europea: tagliare le tasse aeree in tutta Europa, riformare la direttiva sulle tariffe aeroportuali e stoppare gli scioperi selvaggi dei controllori di volo. Tre mantra ripetuti durante l’intera giornata.

 

L’appello alla Commissione Europea
«I governi europei dovrebbero pensare di abolire le tasse aeree, che sono costate circa 5,6 miliardi per i passeggeri solo nell’ultimo anno», ricorda McCall. Da parte sua O’Leary, irruente e ironico, prosegue la sua battaglia contro i controllori di volo: «Hanno un potere esagerato e ingisutificato, la Commissione Europea deve regolamentare la loro attività e impedire la pratica degli scioperi selvaggi».

«La Commissione europea deve riformare la ACD (direttiva sui costi aeroportuali) e i singoli stati devono farsi carico delle spese per la sicurezza degli aeroporti», gli fa eco Janaillac di Air France.

Tra i tanti temi affrontati, non c’è quasi traccia di Brexit, che sembra non preoccupare le linee aeree, né di effetto Trump sul mercato mondiale. Nell’agenda degli incontri, inoltre, aleggia il punto interrogativo su Alitalia, ma non trapelano che dichiarazioni di circostanza e dubbi irrisolti.

 

La vittoria sul governo italiano

Viene agitato come un trofeo, invece, il dietrofont del governo italiano sull’aumento delle tasse aeroportuali. Al netto dei proclami e degli appelli, in realtà, l’unico vero risultato che A4E porta a casa dopo un anno di attività è proprio la vittoria in territorio italiano.

Una battaglia rivendicata dal managing director Thomas Reynaert: «L’Italia ha imparato dai suoi errori, la tassa aeroportuale prevista di 2,50 euro avrebbe danneggiato la sua economia facendo perdere 1 milione di passeggeri e circa 1.000 posti di lavoro».

Peccato non ci sia nessuna controparte, soprattutto perché la battaglia l’ha condotta quasi esclusivamente Ryanair. Più che una lotta europea, infatti, sembrava tutta italiana con O’Leary che minacciava la chiusura di numerose basi.

«Mentre Scozia e Italia hanno mosso dei passi nella giusta direzione – sottolinea il portavoce Reynaert – sul tema delle tasse d’imbarco c’è ancora molto da fare in Gran Bretagna e in Germania. Chiediamo alla Commisione Europea di dare impulso alla competitività dell’Europa supportando la nostra campagna per l’abolizione di queste tasse dannose».

Da oggi, infine, Carsten Spohr, ceo di Lufthansa, presiederà il board di A4E al posto di Carolyn McCall di easyJet.

L’Europa conta ancora per le linee aeree e la Comune di Bruxelles si prepara a giocare a carte scoperte con la Commissione Ue.

Dopo aver cambiato il mercato, gli schemi tariffari, le classi di viaggio e i modelli di business, ora le big europee hanno due obiettivi primari: cambiare gli aeroporti e le infrastrutture e lottare contro le tasse. Se un’Europa c’è davvero, da questa si attendono risposte.

L'Autore

Gabriele Simmini
Gabriele Simmini

Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.

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