Direttiva pacchetti Ue: i tre punti da riscrivere

Direttiva pacchetti Ue: i tre punti da riscrivere
11 Ottobre 07:50 2023 Stampa questo articolo

Quello di Air Belgium è solo l’ultimo di una lunga serie di fallimenti con enormi disagi a danno dei passeggeri che ripropone il tema caldo delle responsabilità dei vettori che non possono ricadere sui passeggeri e su quegli organizzatori che avevano incluso i voli del vettore in default in un pacchetto di viaggio.

Ed è qui che torna alla ribalta la revisione della direttiva pacchetti Ue, da riformare e innovare almeno in tre aspetti. Non a caso l’Ectaa, l’associazione di adv e t.o. d’Europa, intervenuta nella vicenda del vettore belga, ha rilanciato l’urgenza di interventi legislativi.

«La denuncia dell’Ectaa è corretta – osserva Federico Lucarelli, consulente legale di Fiavet e tra i maggiori esperti in materia – Sono tanti anni che questa tematica è nota alla Commissione Ue e al governo italiano. In ogni sede in cui si parla della direttiva o modifiche alle norme del trasporto aereo affiora il nodo del Fondo di garanzia per i vettori, che andrebbe introdotto come già avvenuto nel 1990 con il fondo per i tour operator».

Quando ci sono questi default delle aerolinee, infatti, succede che il sistema Iata “congeli” i rimborsi e a questo si sovrappone anche la procedura fallimentare, bloccando di fatto tutti i risarcimenti, per poi attendere uno sblocco sempre tardivo. In una simile situazione, sia gli organizzatori che i consumatori che acquistano i biglietti aerei, si trovano in difficoltà.

Ma sono soprattutto i t.o. e gli adv che hanno “pacchettizzato” il volo cancellato per default ad avere la peggio perché, oltre ad attendere rimborsi, devono provvedere a sostituire quel volo, acquistando di tasca propria un altro biglietto. Costi aggiuntivi che pesano nei bilanci delle imprese di viaggio.

Ma ci sono poi altri due aspetti della direttiva pacchetti Ue che attendono una correzione di tiro: il primo riguarda la riscrittura della regolazione dei rapporti B2B. Oggi, infatti, vige una norma B2C che non specifica, quindi, responsabilità e obblighi che intercorrono tra organizzatori e fornitori di servizi pacchettizzati.

«Ciò che chiedono le associazioni di categoria – evidenzia Lucarelli – è la realizzazione di un sistema di regole comuni e uniformi, omogenee intanto tra i Paesi europei, come è scritto nel 6 Comma art.41 del decretolegislativo62/2018 che prevede la risoluzione di tutti i contratti dei fornitori del pacchetto nelle cause di forza maggiore. Una correzione sacrosanta nella regolamentazione B2B perché oggi, se da una parte l’organizzatore deve retrocedere l’importo del pacchetto che ha annullato per ragioni catastrofali, dall’altra parte i fornitori non lo fanno adducendo varie motivazioni. Introducendo questa regolamentazione uniforme si andrebbe a normare in modo puntuale il rapporto B2B eliminando questa disparità di trattamento».

C’è poi un terzo aspetto a correzione dell’attuale direttiva pacchetti ed è quello della riscrittura di tutte le norme che attengono l’effetto catastrofale, ovvero le cosiddette “cause eccezionali e imprevedibili”, proprio nell’ottica di rendere più trasparente ed equa questa regolamentazione che ora risulta quasi completamente sbilanciata a favore dei consumatori: «Sarebbe legittimo partire ad esempio – spiega sempre Lucarelli – dall’abolizione dell’obbligo a carico degli organizzatori di sostenere il costo di almeno 3 notti per i viaggiatori che non possono rientrare perché coinvolti in gravi calamità naturali – perché rappresenta una assoluta iniquità –magari introducendo un altro Fondo oppure estendendo le coperture previste dall’attuale Fondo di garanzia (art. 47 dell’attuale Codice del Turismo) che oggi viene attivato soltanto per insolvenza e fallimento, anche per le ipotesi catastrofali. Si creerebbero così i presupposti per garantire al turista-cliente quella assistenza completa, senza produrre ulteriori oneri sugli organizzatori che, nei recenti casi di catastrofi naturali, han dovuto singolarmente provvedere ad assistere la clientela, con ulteriori costi operativi».

Se sono ben chiare le correzioni alla direttiva pacchetti, purtroppo non sono altrettanto certe le tempistiche sulla revisione della normativa perché secondo la legislazione comunitaria l’iter di revisione viene fatto dopo aver espletato alcuni passaggi obbligati come le consultazioni pubbliche (già avviate lo scorso anno) e la conclusione dei lavori di esperti nominati dalla Commissione Ue per appurare la fondatezza dei punti da revisionare nella direttiva n.2302/2015.

D’altra parte, la necessità di una revisione è fin troppo evidente a tutte le parti in causa: lo scenario è radicalmente cambiato con la pandemia, con il post Covid, con i temi dei voucher e con le catastrofi naturali, nonché con la sequenza di fallimenti di t.o. e compagnie aeree; fattori che impongono una rapida rivisitazione delle regole. È quello che associazioni nazionali e internazionali chiedono da mesi, auspicando un’accelerazione nell’iter di verifica dettato da ragioni anche economiche, se si considerano i costi aggiuntivi sulle spalle della filiera turistica.

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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